sabato 30 dicembre 2017

Davide Bolzonella critica la copertina di: Musica in Cantina, Viaggio nell'Immaginario Underground della Rock Poster Art Italiana

"La vita del designer è una vita di lotta contro il brutto." Massimo Vignelli

Davide Bolzonella è un art director che negli anni '80 ha maturato una grande competenza professionale nel campo dell'impaginazione e della grafica editoriale; ha lavorato con gli editori di libri e riviste più importanti, con i leader del mercato italiano come Electa, Mondadori, che all'epoca aveva delle nicchie di mercato piuttosto evolute, oltre che per Condé Nast che ha una copiosa serie di riviste ancora sul mercato ai nostri giorni. Tra i periodici più importati, naturalmente citiamo Vogue Donna. Ancora oggi Bolzonella si occupa di grafica editoriale e di altre forme di grafica e coordina l'immagine editoriale quando un editore non è strutturato per la realizzazione di progetti che vanno curati adeguatamente.
Ho sottoposto all'attenzione di Davide Bolzonella il libro che ho realizzato per lo scorso Basement Party, in modo da capire se l'immagine esposta in copertina era adeguata alla tipologia del prodotto culturale proposto.
Ho deciso di parlare di questo argomento sulle pagine di "Frammenti di Cultura" perché molti lettori potrebbero essere interessati a questa analisi ed eventualmente per stimolare un piccolo dibattito tra gli addetti ai lavori e coloro che hanno contribuito all'ideazione dell'immagine. Premetto che io ho gradito molto il disegno realizzato da Brillantina Moretti e trovo che il suo segno ed i suoi contenuti abbiano portato allegria e freschezza ad una pubblicazione che poco, o nulla, ha di commerciale. TG

Copertina del libro di Tony Graffio Musica in Cantina
Musica in Cantina Viaggio nell'Immaginario Underground della Rock Poster Art Italiana

Davide Bolzonella: Il prodotto editoriale, sia nella linea editoriale libraria, che nella linea editoriale dei periodici è sempre stato molto povero, di conseguenza in questi settori si investono pochi soldi nei professionisti della grafica. Diverso è il discorso per il settore farmaceutico, piuttosto che per coloro che si occupano degli allestimenti fieristici o della comunicazione in senso lato. 

Tony Graffio: Caro Davide, vorrei chiederti di darmi una lettura oggettiva di ciò che leggi nella copertina di Musica in Cantina, anche se questo volesse dire esprimere delle critiche ad un libro al quale sono molto legato e del quale sono piuttosto soddisfatto. Vorrei un tuo parere professionale sul significato di quello che vedi, ma anche sull'esecuzione del lavoro e su come si presenta il libro.

DB: Sulla copertina appare subito evidente la scritta "Musica" che sia per la scelta del carattere, che per la sua composizione, risulta essere molto legata al Jazz; vuoi perché è isolato come si fa per le testate, vuoi perché sembra fatto per timbrare e personalizzare qualsiasi tipo di illustrazione. E' musicale per come si intende la parola musica; quello che dà senso a questa scritta sono le illustrazioni avulse da qualsiasi linea di cultura. Oggi tutti i segni sono passati sulla stampa cartonata del fumetto, ma un tempo questo tipo di disegnini erano abbastanza caratteristici degli anni '50. Le ragazze del disegno non sono particolarmente localizzate e poco sembrano aver a che fare con la musica suonata dal vivo; sono però delle spettatrici di un evento musicale che si divertono, lo si capisce da come sono disegnate, da come si muovono e dagli orpelli che hanno addosso e non solo da come sono vestite. Tutto questo caratterizza la parola musica portando il contenuto del libro, che peraltro si presenta in modo molto serio, ad un livello abbastanza popolare. Per popolare intendo qualcosa abbastanza lontano dalla cultura musicale, significato che invece sarebbe stato diverso mantenendo la sola scritta: "musica" priva di altre illustrazioni.

TG: Separare il titolo dall'illustrazione connota il libro come il frutto di una cultura Underground?

DB: Sì, sovrapporre la scritta a qualcosa di non noto, che potrebbe essere un teschio, osservandolo bene, ma potrebbe essere anche un qualsiasi disegno crea già un rapporto con questo mondo. Inoltre, si aggiungono le parole: "in cantina" che si percepiscono collegate a musica. Queste parole ti orientano verso un contenuto Underground che poi viene negato da un'illustrazione che ti fa interpretare diversamente le parole "in cantina". Se tu avessi tolto l'illustrazione e lasciato solo la scritta avresti incuriosito maggiormente il pubblico, mentre l'illustrazione delle ragazze condiziona il lettore e lo circoscrive a questo tipo di linguaggio. Io in copertina avrei  messo l'elenco degli intervistati, perché sono dei nomi che possono chiarire il contenuto e dare un'interpretazione alla parola: musica.

TG: Avere una bella illustrazione in copertina è stata una mia richiesta che aveva la necessità di far capire che questo non è soltanto un libro fatto di parole, ma anche di immagini.

DB: Sono d'accordo sul fatto che privilegiare l'illustrazione può attirare maggiormente l'attenzione, ma questa non è una bella illustrazione.

TG: Perché non è una bella illustrazione?

DB: Perché trovo più interessante il disegno di WonderBee che ha un "graffio" educato, di ricerca che lascia trapelare il segno di un'illustratrice donna.

TG: Sì, l'ha disegnato una donna.

Il disegno graffiante a cui si riferisce Davide Bolzonella

DB: Il disegno di WonderBee è più legato alla moda, mentre quello della copertina è più banale, come tipo di illustrazione e nasce e muore sul libro. La grafica inserita all'interno è molto interessante e la trovo bella anche per aver inserito all'interno dei disegnini che mi portano a pensare al bar ed a qualcosa che dà movimento ed è anche molto più esaustiva. Inserendole un titolo, avrebbe potuto essere già una copertina.

La grafica che piace a Davide Bolzonella

TG: Io però avevo chiesto un'illustrazione in copertina...

DB: Allora avresti potuto prendere il disegno di WonderBee.

TG: La IV di copertina come ti sembra?

DB: E' una texture che lascia il tempo che trova.

TG: A me piace e poi è sempre un'immagine che si ricorda.

DB: Non ho bisogno di ricordarla, non mi dice niente, fa giusto da fondo in modo che se l'appoggi non si sporca... O se si macchia non te ne accorgi. E' quasi una necessità d'uso.

TG: Il libro non si macchia comunque perché è plastificato...

DB: Sto guardando i poster... Forse, la copertina poteva essere anche una raccolta di poster. Trovo i disegni in bianco e nero di WonderBee più vicini al contenuto del libro. Il disegno di copertina è stato fatto da un'altra mano.

TG: Certo però è stato fatto da un illustratore che ha contribuito al libro sia con una sua intervista che con i suoi poster che effettivamente è appassionato degli anni '50 e di musica Rockabilly.

DB: Però negli anni '50 quel tipo di disegno si utilizzava sugli oggetti di casa, come era il caso dei prodotti commercializzati dalla Standa. Su certi tessuti e sui bicchieri comparivano quel tipo di disegni.

TG: L'utilizzo di questi disegni che un tempo erano destinati, diciamo a prodotti di tipo casalingo, sulla copertina di un libro può essere vista come un'innovazione grafica?

DB: Certi disegni li avevo già visti fare negli anni '30. Certi disegni sfumati allora erano un'innovazione. Riprendere oggi certe grafiche fasciste o nello stile della Corazzata Potëmkin o i bozzetti delle scenografie già visti è un'innovazione perché si tratta di disegni talmente datati che adesso vengono ricordati e visti attraverso un nuovo filtro. Riproporre disegni anni '50 mai visti che non hanno mai fatto storia sono solo quello che vedi, una cosa che non interessa perché non sollecita curiosità.

TG: Non sono molto d'accordo...

DB: Queste figure sulla copertina sono ragazze in carne che non si sanno truccare ed esprimono una subcultura, ma se questo è quello che volevi ottenere l'hai ottenuto.

TG: Beh certo, volevo dare l'idea di uno spaccato di vita Underground e ritengo che già dalla lettura che hai fatto tu questo elemento emerga con forza. Non avevo interesse a spingere commercialmente un libro che ho pubblicato in tiratura limitata, ma volevo connotarlo fortemente come qualcosa di unico.

DB: Ma l'Underground non è qualcosa di negativo, è qualcosa di alternativo alla cultura ufficiale. I carbonari non era gente sporca, era gente che non poteva apparire ufficialmente.

TG: Quindi questa è una copertina che può funzionare, per te?

DB: No, io questa copertina la butterei via subito. Fai anche presto perché copri tutto e tieni solamente la grafica nell'angolo che è bellissima. Oppure, nella prossima copertina puoi mettere l'elenco di chi hai intervistato.

TG: Non sarebbe da mettere eventualmente sul retro questo elenco?

DB: No, perché questo è quello che ti fa vendere il libro. La copertina è la sintesi del contenuto.

TG: Va bene, ma io volevo un'illustrazione in copertina...

DB: In questo caso è la scritta che illustra, il disegno ti disorienta. Oppure va bene averlo come hai fatto, come intervallo tra i capitoli. L'illustrazione è quello che appare, non è necessariamente un disegno.

TG: Le tue conoscenze di marketing le hai apprese lavorando e risolvendo i problemi che ti ponevano i clienti?

DB: Io ho avuto la fortuna d'avere un insegnante che si chiamava Massimo Vignelli che ho incontrato nel 1968 quando avevo 18 anni proprio qui vicino (durante la chiacchierata eravamo al Palazzo della Triennale di Milano), in via XX Settembre mentre allestivano la mostra del Grande Numero che forse è stato il più bello e scenografico evento della Triennale con contributi anche di Gae Aulenti. Poi, ho continuato a studiare con Bob Noorda e Giancarlo Iliprandi che ho seguito fino all'anno scorso quando è morto a 92 anni. Ho seguito anche tutta una serie di grafici e architetti come Franco Albini che facevano parte di un percorso sui linguaggi grafici.

TG: Per te, questa immagine che ho proposto in copertina è un po' troppo naïf?

DB: Bravo, l'hai trattata bene. Non puoi accostare un'immagine di quel tipo ad un carotaggio di una cultura parallela a quella che esiste oggi.

TG: A me piace.

DB: Certo, altrimenti non l'avresti utilizzata, ma sei fuori tema.

TG: Ho dato carta bianca al disegnatore, gli ho chiesto di rappresentare delle ragazze in un ambiente festoso perché  il libro era in qualche modo abbinato all'evento del Basement Party ed, in parte, era anche una specie di catalogo che riportava alcuni poster esposti a Jesi. Brillantina Moretti mi ha proposto questa immagine che a me è piaciuta molto.

DB: Ma forse lui non era a conoscenza del contenuto. Gli hai fatto leggere il libro prima di farglielo illustrare?

TG: No, ma lui sapeva di che cosa parlava. Lui stesso è tra gli intervistati...

DB: Ha visto l'elenco degli autori?

TG: Sì, lo ha visto.

DB: Io non l'avrei fatta così quella copertina. Io ho illustrato una rivista politica di Claudio Martelli che è stata pubblicata per tre anni. Abbiamo reinventato Mondoperaio, abbiamo rifatto tutto che era diventato Mondo Opera Io scomposto in tre argomenti trattati in modo indipendente e facendo un passo avanti da quel Mondo Operaio che era un termine amorfo senza spessore né emozione. Già in quegli anni si trattava di un modo interessante di riproporre una testata storica. In quel caso, ho fatto delle illustrazioni politiche, ma io non posso pensare di fare illustrazioni quando ci sono già delle scritte che eredito da altri, tipo quella che mi hai fatto vedere.

TG: Anche quella è opera del poster artist...

DB: Bene, prendo l'opera di un altro per rappresentare quello che racchiude. Non devo essere protagonista, ma un interprete che dà una veste grafica ad un volume. Per essere obbiettivamente all'altezza di comunicare quello che poi qualcuno andrà a leggere devo attenermi a quello che trovo nel frontespizio. Anche come colore; infatti il rosso l'hai usato da subito. Non c'è altro da aggiungere, ma non volevo dare giudizi troppo critici.

TG: No, figurati, ti ringrazio per quello che mi hai fatto capire, era una mia richiesta conoscere l'opinione di un esperto. Ad altre persone però la copertina è piaciuta molto, anche nei colori utilizzati che sono il rosso il nero e il bianco e tutti mi hanno dato conferma di un certo gradimento nei confronti di un prodotto al quale hanno riconosciuto una certa eleganza...

DB: Sono tornato ieri dalla Biennale di Venezia; lì ci sono due luoghi importanti destinati all'esposizione: ci sono i giardini con i piccoli padiglioni e il padiglione Italia, luoghi che propongono il meglio degli artisti che vengono invitati a questa manifestazione. L'altro luogo deputato alla mostra è l'Arsenale di Venezia. Il mio giudizio finale sui giardini che ho visto nella loro interezza, forse saltando soltanto il padiglione della Francia, è che si tratta di un saggio di fine anno di artisti internazionali che scomodano il mondo intero per andare a vederli in un luogo d'elezione, perché solo lì per tradizione puoi vedere queste opere che sono il meglio dell'arte contemporanea, quello che hanno imparato studiando arte. Si tratta di lavori già visti, non approfonditi e cose che io da grafico, insieme a Max Huber facevo come esercizi di colore molti anni fa...

TG: Conoscevi bene Max Huber?

DB: Sì, è stato un mio insegnante.

TG: Puoi dirmi qualcosa di lui?

DB: Ho un ricordo simpatico di lui di quando tiravamo i petardi insieme con la cerbottana. Io ero un ragazzo e lui era un insegnante istrionico che si permetteva di giocare con noi, forse per essere più in sintonia con i suoi studenti. Lui era un grafico-artista che non aveva fatto una scuola di comunicazione. Era una persona dotata della capacità di muovere delle masse, dei volumi e dei colori. Da lui sono venute anche delle cose discutibili come l'Esselunga che non è un lavoro degno di particolare nota, se non per la sua facile memorizzazione, cosa che conferma come quel logo non potesse essere fatto meglio. Bob Noorda, altro mio insegnante, aveva fatto un'intervento simile per Coop andando a cercare un'armonia particolare per il lettering che ha avuto ben altra evoluzione grafica. Il logo Esselunga fa un po' il verso a Pirelli, è bruttissimo, però è vincente perché anche senza dover fare pagine di pubblicità si identifica facilmente.

TG: A suo tempo Max Huber non è stato tanto considerato, perché?

DB: Allora i pubblicitari erano pochi, venivano anche da Architettura, mentre i "Copywriter", negli anni '60 e '70 arrivavano dalla facoltà di Legge. A Milano trovavano tutte le agenzie pubblicitarie e qui venivano a lavorare. Huber veniva dal mondo dell'arte; prima del computer bisognava avere un'abilità manuale che lui aveva, mentre adesso non è più richiesta. Anche Bob Noorda era molto bravo a disegnare a mano libera, tanto che si permetteva di scrivere con un pennellino a corpo 7 per Ballecchi, al quale faceva i bozzetti a mano per le copertine. Ma questa è un'altra storia. A quei tempi erano così pochi in questo settore che riuscivano ad assurgere subito alla notorietà, grazie ai loro clienti. Loro sono stati abbastanza fortunati perché a Milano hanno trovato una vetrina per farsi conoscere.

TG: Adesso si lavora in équipe; è più difficile che un solo creativo si occupi di un prodotto?

DB: Adesso, il contenuto del messaggio è stato spacchettato. Giustamente è tutto più articolato, non c'è solamente una disciplina che se ne occupa. Io, per esempio, occupandomi di allestimenti fieristici, ho imparato a trattare i contenuti e non solo i volumi. Gli altri hanno molto da insegnarci, specie in una lunga esperienza lavorativa. E' un po' come l'architetto che faceva il modellino; adesso ti rivolgi direttamente a chi si occupa di realizzare i modellini e tu vai avanti a fare l'architetto. Fai quattro schizzi, passi il tutto all'assistente collaboratore che interpreta quello che tu vuoi fare e aggiunge qualcosa di suo, anche perché i lavori sono diventati talmente articolati che tu non puoi fermarti a te stesso, altrimenti faresti un unico lavoro nella vita. Io stesso negli anni '90 e 2000 avevo uno studio chiamato G&R e associati (Grafici e Redattori ndDB) che forse era il più grande di Milano e avevo più di 20 collaboratori, ma le persone erano tante perché tanti erano i lavori da svolgere e poi ognuno aveva bisogno di uno o due referenti perché ci eravamo articolati così. Abbiamo realizzato anche scenografie per teatri, come per il "Pollicino" presentato al Fraschini di Pavia, ma adesso per noi non sarebbe più possibile seguire un lavoro di quella mole. Adesso, si formano dei gruppi a tempo per un certo progetto, è cambiato il modo di lavorare e poi ai nostri giorni c'è il computer che semplifica molto le cose e accorcia i tempi delle lavorazioni.

TG: Per ogni tipo di lavoro bisogna capire qual è il nostro target?

DB: E' fondamentale. Come per il libro che adesso sto preparando per Tomaso Kemeny, dove voi tutti avete fatto i poeti poetando sull'argomento denaro, sulla scalinata che porta al Palazzo della Borsa. Su quella copertina ho messo una marionetta ispirata a Majacowskij con il volto rosso e nero che nelle pupille ha il simbolo dell'euro e quello del dollaro.

TG: E' la copertina che fa vendere un libro?

DB: Sì. Ultimamente, un amico che realizza siti web mi ha raccontato che ha fatto la promozione per un libro che è andata talmente bene che il libro ha dovuto essere ristampato. Si tratta di un giallo, una lettura anche quella di nicchia, come la poesia.

TG: Quando la gente non legge, tutti i libri sono di nicchia.

DB: Una volta c'era il Giallo Mondadori al quale il lettore era abbonato. Adesso il Giallo è un genere che sta riprendendo quota ed il fatto che un libro venga ristampato, non perché è scritto bene o perché l'autore è importante, ma solo perché la copertina ha funzionato promuovendola in video è un caso abbastanza particolare. In quel caso, la copertina ed il linguaggio del mezzo utilizzato per la promozione sono stati vincenti.

TG: Per concludere, che cosa mi consiglieresti di fare per il mio libro autoprodotto?

DB: Il canale che tu hai è anche il limite dell'interesse. Potresti dedicare una parte del tuo sito alla lettura del libro a pagamento, oppure chiedere un abbonamento per la lettura del tuo blog, come già fanno le riviste di cultura.

TG: Ma se dovessi ristampare in modo più economico il libro?

DB: Prenderei quello che tu hai già in casa e per la copertina utilizzerei la grafica con il titolo.


Conversazione avvenuta il 26 novembre 2017.

giovedì 28 dicembre 2017

Speciale Basement Art & Culture 27a Parte: tiriamo le conclusioni con Sonny Alabama

"You are never too old for R'n'R!" Anonimo


Sonny Alabama durante i preparativi del Basement Party.
Sonny Alabama durante i preparativi del Basement Party.

Ultime battute sul Basement Party con Sonny Alabama.

Tony Graffio: Caro Sonny, siamo alla sera di domenica 19 novembre, il Basement Party si avvia alla fine, alcuni espositori sono già partiti e presto anche gli altri chiuderanno i loro stand; abbiamo assaggiato la birra Wallop e ci apprestiamo a chiudere i battenti, tiriamo qualche conclusione. Com'è andato questo festival della cultura di strada e degli artisti Underground?

Sonny Alabama: Molto bene, ho visto molto interesse nella cittadinanza e anche molta partecipazione; con questa edizione ritengo che abbiamo fatto un salto di qualità. Un po' ce l'aspettavamo e siamo contenti, perché a livello organizzativo ci siamo impegnati a fondo. Abbiamo lavorato per quasi quattro mesi affinché tutto andasse per il meglio e alla fine abbiamo ottenuto dei risultati che in parte speravamo di raggiungere, ma che in parte ci hanno anche sorpreso. Sono arrivati molti visitatori da Pesaro, dall'interno delle Marche, dal Sud della Regione e da altre parti d'Italia. Possiamo dire che abbiamo avuto un buon successo; soltanto ieri abbiamo avuto circa 2000 visitatori e anche oggi ne aspettiamo altrettanti, nonostante la Galleria del Cotton Club chiuderà verso le ore 21-22.

TG: Purtroppo, noi espositori che veniamo da Milano, Roma, Torino, Bologna e via di seguito, ci prepariamo al rientro a casa perché, nonostante tutto, la strada è lunga ed il viaggio richiede qualche ora. Non potremo goderci il Basement Party fino all'ultimo minuto, ma ringraziamo te, Giacomo, Jerry e tutti gli altri ragazzi che hanno contribuito al successo di questo evento per averci messo in condizione di divertirci e di poter esporre i nostri lavori nel modo migliore.

SA: Il momento dell'addio è sempre doloroso, ma in questo caso vuol dire che prima è andato tutto bene. Tutto si alterna come lo Yin e lo Yang, se adesso c'è un po' di tristezza, vuol dire che tra qualche mese tornerà l'allegria in occasione di un prossimo appuntamento.

TG: So che ci sono stati anche dei momenti difficili... Che cosa è successo ieri sera al TNT?

SA: Nonostante la defezione dell'ultimo momento del gruppo principale,
 il Colle der Fomento che doveva tenere un concerto al TNT, siamo ugualmente riusciti a tamponare questa assenza. Abbiamo avuto una partecipazione di pubblico fortissima con più di 700 spettatori paganti per un biglietto dal prezzo super-popolare di soli 3 euro. Ne approfitto per ringraziare i ragazzi del TNT che ci hanno dato la possibilità d'utilizzare quello spazio e di personalizzarlo secondo il nostro stile ed anche per averci dato una mano all'ingresso e dietro al bancone del bar. Ci ha fatto piacere essere presenti in questo Centro Sociale: è da qui e dagli squat che partono tutti gli artisti della scena Underground, perché questi sono gli unici spazi che danno visibilità ai giovani e ci faceva piacere ricordarlo.

TG: Sonny, a questo proposito volevo chiederti: volete restare Underground oppure volete diventare un nucleo trainante della cultura marchigiana?

SA: Noi vorremmo essere entrambe le cose, il nostro obiettivo è quello di allargare il raggio d'azione dell'Underground, o meglio, raggiungere un pubblico più grande, mantenendo un'impostazione Underground che proponga un'arte senza compromessi che non voglia per forza piacere a tutti. Questo sarà un aspetto importante che terremo sempre in considerazione, cercando però di farci conoscere meglio, facendoci apprezzare per quello che siamo veramente. Da questo punto di vista, posso rassicurare tutti sul fatto che non ci snatureremo per compiacere qualcuno, altrimenti il Basement non sarebbe più quell'evento spontaneo e genuino che ha già conquistato tantissime persone e che dà voce a chi ha meno occasione di mostrare i suoi lavori.

TG: Effettivamente, è importante che in un evento come questo non si paghi per esporre, ma anzi si venga sostenuti dall'organizzazione che in questa edizione è riuscita perfino a trovare una sistemazione nei B&B della zona per chi veniva da lontano. Inoltre, voi siete riusciti a fare qualcosa di veramente molto importante che io a Milano non sono riuscito a fare capire ai privati ai quali avevo chiesto l'utilizzo di uno spazio per allestire una mostra collettiva. Avete portato gli artisti indipendenti ed il pubblico, sia nei centri sociali che all'interno delle istituzioni, unendo forze apparentemente contrastanti. Come ci siete riusciti?

SA: Abbiamo trovato persone intelligenti che hanno collaborato con noi. Per questo, ringraziamo la Pinacoteca Pianetti nella persona di Simona Cardinali che è la direttrice del museo civico più importante della città. E' un modo per valorizzare i giovani, ma anche per rendere le strutture pubbliche aperte a nuove forme d'arte e di pensiero, dando il segnale che anche le amministrazioni pubbliche possono dimostrarsi lungimiranti e vicine alla gente. Alcune persone hanno capito che potevamo portare dei contenuti ad un contenitore che è la nostra città. Siamo contenti anche della collaborazione che abbiamo ricevuto dai locali del centro, come il Man Cave, dove venerdì abbiamo tenuto un paio di concerti eccezionali, una Dj session dirompente e degli allestimenti strepitosi per gli artisti in mostra. Anche i privati ci hanno appoggiato e noi abbiamo potuto allestire le esposizioni anche presso di loro che giustamente si sono sentiti parte integrante del Basement Party. Il Basement è il pubblico, ma sono anche gli artisti, gli organizzatori ed i locali che ci ospitano. Il Basement è un tutt'uno composto da una rete di relazioni sociali importantissime. Il nostro obbiettivo è quello di tornare a vivere insieme, in modo ludico, le proposte artistiche e culturali che si articolano durante le giornate e le serate che proponiamo negli spazi che abbiamo a disposizione.

TG: In questo periodo storico piuttosto difficile, in molti fanno fatica ad arrivare a fine mese; i giovani difficilmente riescono a trovare una loro collocazione nel mondo del lavoro ed anche le persone più in là con gli anni vedono rimettere in discussione i loro diritti. Davanti a queste situazioni molta gente si sente impotente, ma possiamo dire che grazie al dialogo tra realtà diverse c'è anche una presa di coscienza generale, sia a livello sociale che economico, che fa comprendere che non c'è più molta distanza tra le classi più svantaggiate e la classe media. Stiamo tutti diventando un po' più poveri e dobbiamo aiutarci di più in questo tipo di società in cui anche i valori umani erano stati messi un po' in discussione. Fare gruppo può aiutarci ad affrontare questi problemi?

SA: Certamente. E però anche importante che le istituzioni si riavvicinino alla gente e comprendano che il tessuto sociale si debba ricompattare, piuttosto che dividere in antagonismi sociali o politici. Le istituzioni non vanno colpevolizzate a priori, ma anche l'idea di aprire e far vivere i centri sociali è giusta. In questi contenitori, la differenza la fa chi ci sta dentro; bisogna che chi ha delle proposte da fare si incontri con chi ha la possibilità di gestire certe situazioni, come è accaduto nel caso di Basement, di Bloody Sound Fucktory, o altre realtà locali.

TG: La cosa che ritengo positiva è che gli eventi da voi proposti sono davvero alla portata di tutti, anche per la serata di ieri che accoglieva un concerto dal vivo e tre DJ session di DJ Oskee; DJ Macca e DJ Bruno, tre colonne portanti dell'intrattenimento musicale delle serate delle vostre zone.

SA: Verissimo, a questo proposito volevo riagganciarmi a quanto dicevi precedentemente sulla crisi e la mancanza di soldi, perché è un discorso molto interessante. Uno dei modi per uscire da questo periodo difficile è dare valore alla cultura, perché la cultura genera turismo, socialità e fermento. La cultura è il nostro petrolio.

TG: Sonny, a proposito di turismo, io so che tu sei originario di Chiaravalle, ma che da quando ti sei sposato ti sei trasferito qui a Jesi, pertanto ti consideri anche jesino... Mi spiace, ma devo farvi un appunto, perché per quanto mi possa piacere la vostra bella città, ho notato che la domenica è difficilissimo trovare una pizzeria aperta, un bar o un ristorante. Perché? Vogliamo provare a tenere aperte certe attività commerciali, come ristoranti e negozi anche alle 3 del pomeriggio dei giorni feriali?

SA: Certo, su questo hai ragione. Infatti noi abbiamo messo dei contenuti in questi locali, abbiamo portato le mostre proprio per renderli più accoglienti, dare motivo alle persone di uscire prima e fare in modo che i locali restino aperti più ore. Delle 2000 persone che sono venute qui a Jesi per il Basement, molte dopo sono andate a bersi un caffè o una birra o a mangiare un gelato, una pizza. Hanno pagato il parcheggio ed hanno contribuito in vari modi all'economia della città e questo dimostra che la cultura e lo spettacolo fanno businness. Con la cultura cresce il livello sociale delle persone e anche la loro umanità.

TG: Pensi che i tempi siano maturi per richiedere il Palazzo della Signoria al Comune per almeno tre giorni da destinare a mostre e iniziative culturali di un prossimo Basement?

SA: Visto il proficuo rapporto intercorso tra noi e l'amministrazione comunale, sicuramente proveremo a proporre una soluzione di questo tipo, chiedendo di poter utilizzare spazi prestigiosi.

TG: Sonny è ora di uscire dalle cantine!

SA: Bisogna uscire ed entrare, come in un cerchio, alimentando una cosa e l'altra, perché non esiste una cultura alta ed una cultura bassa, ma un'unica cultura.


mercoledì 27 dicembre 2017

La Stazione Ferroviaria di Jesi

Aver partecipato al Basement Party mi ha fatto scoprire cose nuove ed interessanti anche nella città di Jesi che probabilmente ha la stazione ferroviaria più psichedelica d'Italia. 


L'occhio di Angelo Angelucci sul soffitto dell'atrio della Stazione di Jesi.
L'occhio di Angelo sul soffitto dell'atrio della Stazione di Jesi. Opera di Allegra Corbo.

Giampo Coppa: Tony, tu non hai mai visto la stazione di Jesi?

Tony Graffio: No, non mi è ancora capitato...

Giampo Coppa: L'androne della stazione ferroviaria di Jesi è un po' insolito... E' pazzesco, è strano... Ti consiglio d'andarlo a vedere.

Tony Graffio: Giampo, sai che c'è il bene ed il male?

Giampo Coppa: Sì, si sa che c'è il bene e il male. E poi nel male c'è un po' di bene e nel bene c'è un po' di male. E' lo Yin e lo Yang...

Tony Graffio: Quindi cosa c'è alla stazione di Jesi?

Giampo Coppa: C'è questo androne dipinto in modo strano. E' bello, ma vallo a vedere!

Tony Graffio: Dentro la Stazione?

Giampo Coppa: Appena sono sceso dal treno sono entrato nell'androne ho alzato gli occhi e ho visto questo soffitto decorato in modo particolare.

Tony Graffio: Va bene andrò a vederlo.


La Stazione Ferroviaria di Jesi.
La Stazione Ferroviaria di Jesi.

Una volta recatomi sul posto mi accorgo che Giampo Coppa aveva proprio ragione, la Stazione di Jesi è molto particolare. E mi accorgo anche che i murales sono stati realizzati da Allegra Corbo un'artista di Ancona che per strane combinazioni era rimasta affascinata da una mia fotografia che avevo esposto alla Galleria del Cotton Club durante l'ultimo Basement Party.
Ovviamente, ho rincontrato Allegra ed ho parlato con lei del lavoro che aveva realizzato due anni prima nell'atrio della stazione.


Occhio di Angelo Allegra Corbo

Ferrovia Centrale di Jesi 
 
Tony Graffio: Allegra, ho scoperto che la stazione di Jesi è un po' fuori dagli schemi, che cosa è successo?

Allegra Corbo: (Risata) Simona Cardinali ed il Comune di Jesi mi hanno invitato a fare un lavoro ispirato ad Angelo Angelucci da Todi, l'architetto che nel ha ristrutturato Palazzo Pianetti dal 1856. E' per merito suo se hanno deciso di far passare la linea ferroviaria Roma - Ancona dalla Vallata dell'Esino e quindi da Jesi, piuttosto che da Macerata che è sulla linea ferroviaria Civitanova Marche - Fabriano.
Ho ripreso tutti i disegni di Angelucci, sia quelli del Palazzo Pianetti che quelli della chiesetta della Madonna della Misericordia e della chiesa di San Marco, sempre qui a Jesi. Ho pensato un progetto pittorico che poi ho applicato all'atrio della stazione della città.

Tony Graffio: Molto bello e molto simbolico.

Allegra Cordo: "Occhio di Angelo" è un lavoro fatto sia con i colori acrilici che con la tecnica del collage; grandi porzioni di quei soggetti sono state fatte con la carta, come tutto l'iride dell'occhio centrale, così come anche altre parti di figure ad esso circostanti.


Occhio di Angelo Stazione di Jesi
I disegni di Allegra Corbo riprendono quelli ideati da Angelo Agelucci 160 anni fa.

Tony Graffio: Sono stati ripresi disegni o simboli orientali?

Allegra Corbo: Sono tutte figure mitologiche trovate negli affreschi della Galleria degli Stucchi di Angelucci.

Tony Graffio: Con il tuo mural in stazione hai voluto riaffermare l'identità jesina?

Allegra Corbo: Sì, ho lavorato su quelle figure e su quelle presenti nella chiesa, poi ti manderò delle informazioni più precise*.

Tony Graffio: Qual'è stata la reazione dei cittadini di Jesi davanti al tuo mural?

Allegra Corbo: Nei dieci giorni che ho impiegato a dipingere e a realizzare la decorazione dell'atrio della stazione ho incontrato la gente che tutti i giorni si recava al lavoro al mattino e tornava a casa la sera e vedeva che noi eravamo lì a lavorare e sentivo le loro reazioni. Tutti erano felici che avevamo trasformato la stazione in un ambiente più allegro. Per loro, anche aspettare il treno era diventato un momento piacevole.

Tony Graffio: Perché hai realizzato Occhio di Angelo? E che cosa ha significato per te questo lavoro?

Allegra Corbo: Ho dipinto Occhio di Angelo perché nella vita mi piace ritrovarmi in posti che mi fanno sentire quanto sono antica. Continuando a provare la sensazione di essere dentro un ciclo che si rinnova ogni giorno, sempre quello, da sempre. Ho imparato il linguaggio e le forme di qualcuno che ha vissuto prima di me. Le figure che sono qua rimarranno per gli altri che le incontreranno nel loro cammino e nel loro respiro. Come io ho camminato e respirato i dipinti di Angelo Angelucci. Mi piacciono i racconti di uomini e santi che ti fanno capire che esistono i mostri, i draghi, mentre gli angeli ti riportano dentro la dimensione magica della natura e della geometria, ma anche nella profondità oscura delle viscere. E' quel linguaggio ricco e semplice che mi continua a dire che siamo fatti di cellule ma anche di colore e elettricità. Disegnare e dipingere è un ulteriore movimento di questo ciclo, come nascere e dormire ma anche seminare la terra, senza delirio di onnipotenza, con lo stesso Ego di quando si cammina. Aver dipinto dove passano i viaggiatori è un grande privilegio, come quello di incontrarsi per caso e di condividere una meraviglia: conoscersi.


Occhio di Angelo Angelucci
I misteriosi disegni di Angelo Angelucci riprodotti da Allegra Corbo sulle pareti dell'atrio della Stazione Ferroviaria di Jesi da Allegra Corbo, un'artista Anconetana che ha vissuto per diversi anni a Mutonia.

Nota*
Occhio di Angelo 
Murales nell'atrio della stazione di Jesi dedicati ad Angelo Angelucci da Todi, architetto. Intervento a cura dell’artista Allegra Corbo. Il progetto pensato in occasione di A.A.A. eroi in città Grand Tour Cultura Marche 2014 - Crocevia di Culture del Comune di Jesi, si sviluppa attorno alla figura di Angelo Angelucci, l'architetto umbro che alla fine del 1800 fu invitato ad operare professionalmente nella città di Jesi, per gli interventi sulla Chiesa di San Marco, il tempietto della Misericordia, lo straordinario Palazzo Pianetti e nella progettazione dell'asse ferroviario Ancona-Roma passante appunto per la Valle Esina, sostenuto e preferito al tragitto passante per Macerata (alternativa scartata proprio grazie agli studi e ai calcoli di Angelucci). 
Proprio questa linea ferroviaria favorirà l'attività industriale e lo sviluppo economico della cittadina federiciana. Il progetto artistico sulle pareti della atrio, ripercorre e cita esteticamente gli affreschi della Chiesa San Marco e quelli delle stanze superiori di Palazzo Pianetti, riutilizzandone geometrie e colori, visioni e strutture spaziali, in una formula essenziale di ordine e caos; le architetture fredde e taglienti dell'edificio della stazione accolgono il pittoricismo mitologico di quegli affreschi, nell'elaborazione di Allegra Corbo, come estratto di quei mille simboli e cromie che si trasformano in questo percorso spazio-temporale ed esperienziale dall'architetto Angelucci all'artista Corbo, in un opera pubblica per la città di Jesi e i viaggiatori di passaggio. 
I colori blu, oro, rosso, azzurro sono quelli antichi di Palazzo Pianetti e di San Marco; lo stesso blu si ritrova nelle scritte e tabelloni della Stazione FFSS e lo stesso nero degli infissi e delle porte contagia l'inserimento artistico di Allegra Corbo e diventa segno pittorico dominante. 
Nella navata centrale un grande Occhio: si forma ispirandosi alle linee guida dei "tondi" di palazzo Pianetti; questo come gli altri, grandi iridi che osservano e vedono lontano. Tutto attorno, forme, simboli, archetipi, miti accolgono I viaggiatori che sostano o si muovono veloci in questo luogo-non-luogo che perde la sua freddezza e diventa quasi sacro. Occhio di Angelo racconta la visione consapevole e lungimirante di chi ricerca e studia e progetta, pur mantenendo quell'impulso vivace e vibrante, la spinta dell'arte che disegna sogni e misteri. Il mural di grandi dimensioni, prevede l'utilizzo di pitture murali, carte da collage e colore oro. L'esecuzione dell'opera ha avuto luogo nel mese di maggio, per essere pronto alla fine dello stesso mese, in concomitanza del Festival Pop Up! Arte Contemporanea nello Spazio Urbano. Allegra Corbo ha realizzato personalmente l'opera accompagnata da assistenti volontari, tecnici della RFI e sostegno tecnico dal Comune di Jesi.


Allegra Corbo Angelo Angelucci
Jesi ha la Stazione Ferroviaria più psichedelica d'Italia, grazie a Angelo Angelucci e Allegra Corbo e all'amministrazione cittadina.


martedì 26 dicembre 2017

Speciale Basement Art & Culture 26a Parte: Wallop Brewery

Siamo giunti agli ultimi sgoccioli di Basement Party, ma di bevanda bionda e rossa ne rimane ancora tanta e la festa avrebbe potuto andare avanti ancora.
L'avventura alcoolica nel mondo della birra di qualità di Cristiano Chico Parasecoli nasce due anni fa, insieme a due amici che adesso sono diventati suoi soci. Chico, Marco e Luca iniziano a sperimentare la produzione di birra come homebrewer; dopo l'esperienza con i kit si auto-costruiscono un piccolo impianto all grain utilizzando vecchie pentole, "fornelloni" e materiale di recupero, a casa, a Monsano. Col tempo, le ricette sono state migliorate, l'approccio e l'impegno nei confronti della birra dei tre amici diventa più serio, fino a decidere di partecipare ad un concorso nazionale di homebrewing organizzato da Beer Attraction di Rimini. Il premio in palio era un impianto professionale per la produzione di birra. Dopo aver passato la prima e la seconda fase della selezione, hanno avuto tutti e tre accesso alla terza fase, separatamente, insieme ad altri 7 partecipanti per un totale di 10 persone in concorso. Il risultato finale li vede arrivare primi, terzi e sesti; così Chico Marco e Luca riescono ad ottenere in premio l'impianto di fermentazione che avrebbero potuto utilizzare per realizzare il loro sogno di dar vita ad un vero birrificio. 
Il concorso affrontato in questo modo, non solo era un modo per moltiplicare le possibilità di vincere un impianto del valore di circa 30.000 euro, ma anche per avere un test sulle loro birre che potesse essere attendibile per capire il grado di gradimento delle birre prodotte dai tre amici.
Una volta trovato il capannone dove collocare l'attività del microbirrificio e affrontato tutte le incombenze burocratiche e pratiche per l'adeguamento dei locali è iniziata la produzione da poco più di tre mesi di un'American Pale Ale e di una double Ipa che si chiamano Super Nacho e El Reverendo, già pronte per il consumo, mentre Happy Milf è ancora in rifermentazione.
Sonny Alabama ha contribuito alla denominazione dei prodotti ed ha studiato la grafica delle etichette; Super Nacho e El Reverendo sono birre dedicate alle vicende occorse ad un parroco messicano (ex alcoolista) realmente esistito da cui Jered Bless nel 2006 ha tratto un film interpretato dal simpaticissimo Jack Black.
Fray Tormenta è tuttora un frate che celebra la messa indossando la maschera da lottatore di lucha libre presso un orfanotrofio messicano, come mostra l'etichetta del birrificio Wallop.


Cristiano Chico Parasecoli Birra Wallop
Cristiano Chico Parasecoli

Tony Graffio: Ragazzi, mi complimento con Voi per la creatività, l'originalità delle Vostre scelte e per la qualità del prodotto da Voi proposto che ho avuto modo di assaggiare proprio qui al Basement Party; ma non temete che questo settore al quale Vi state affacciando da poco sia già un pochino saturo?

Chico: Secondo me, la birra artigianale è ancora in fase di crescita.

TG: Da noi al Nord c'è giù un po' di crisi perché siamo già in una fase di saturazione dell'offerta.

Chico: Ritengo che sia in fase calante chi non sta lavorando bene. Logicamente, nell'apertura di tante attività c'è chi lavora con responsabilità e chi lavora un po' peggio. Spero che noi saremo tra quelli che lavorano bene, anche perché non ci si può improvvisare mastri birrai. La nostra è un'attività che richiede una buona esperienza. Tutti gli imprenditori della nostra zona che hanno aperto microbirrifici sono persone che fanno prodotti buoni e che da anni si occupano di birra e continuano a migliorare i loro prodotti. Se ci si improvvisa produttori di birra, può succedere che qualcosa non vada bene; è vero che adesso inizia ad esserci un po' di saturazione del mercato e che le grandi multinazionali acquistando i piccoli birrifici stanno un po' cambiando il mercato, però questo significa anche che c'è un certo interesse verso la birra artigianale da parte di tutti. Poiché la birra artigianale è ancora al di sotto del 10% del consumo totale di birra, ritengo che questo mercato abbia ancora margini di crescita.

TG: Quanti anni avete?

Chico: Io 43, gli altri ragazzi 30 e 27.


Marco, Luca e Chico della Birreria Wallop di Monsano.
Marco, Luca e Chico della Birreria Wallop di Monsano.


Due domande anche a Sonny Alabama, l'ideatore delle etichette delle birre proposte da Wallop.

Tony Graffio: Sonny Alabama, tu hai disegnato delle divertentissime etichette per Wallop, una giovane realtà imprenditoriale marchigiana, me ne vuoi parlare?

Sonny Alabama: Ho collaborato con i tre ragazzi della Wollop con i quali ho avuto un'immediata sintonia perché Chico, Luca e Marco sono molto simpatici ed hanno scelto personaggi divertentissimi per i nomi dei loro prodotti, inoltre mi hanno dato completa libertà creativa; anche per questo mi sono trovato molto bene con loro. I nomi delle birre sono nati da loro come El Reverendo e Super Nacho oppure Happy Milf e Happy Gilf.

TG: Infatti, più che del Reverendo di Super Nacho che abbiamo già capito chi sono; volevo proprio chiederti a chi ti sei ispirato per illustrare i volti di Happy Milf e Happy Gilf?

SA: Per quello che riguarda una Gilf molto affascinante, mi sarebbe piaciuto pensare ad una Barbara Bouchet di 10 anni fa, ma non avevamo abbastanza soldi per pagarle le royalties, così ho fatto varie ricerche approfondite all'interno della rete, fino a quando ho trovato un paio di fotografie di belle signore alle quali mi sono ispirato, disegnandole per Wallop.

TG: Possiamo rivelare chi sono queste Happy Milf e Gilf?

SA: Sono due donne anonime delle quali non conosciamo il nome.

TG: Quindi per conoscerle da vicino dovremmo ordinare le due birre?

SA: Esattamente.

Happy Milf Wallop Beer
Happy Milf Wallop

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domenica 24 dicembre 2017

A te e famiglia! Auguri da Frammenti di Cultura

Anche quest'anno, "Frammenti di Cultura" ha scelto di farVi i migliori Auguri di Natale, Anno Nuovo e Buone Feste chiedendo ad un artista già intervistato da Tony Graffio di studiare un'immagine inedita da inserire in queste pagine.
La bella novità è che la cartolina (nel formato cm. 10X15 a 300 dpi) ideata e disegnata da Brillantina Moretti può essere facilmente scaricata da questo sito, stampata e utilizzata per fare degli auguri originali anche ai vostri amici, parenti e familiari...
Naturalmente, nel sacco di Babbo Natale abbiamo messo ciò che di meglio abbiamo prodotto in questa ricca e felice stagione culturale.

Auguri di Natale e Buon 2018 da Tony Graffio e Frammenti di Cultura
A te e famiglia! Da Tony Graffio, Brillantina Moretti e da tutti gli altri artisti, operatori culturali e personaggi intervistati nell'ultimo anno.

Nel 2017, Tony Graffio ha intervistato e pubblicato su queste pagine i lavori ed i pensieri dei seguenti artisti, sperimentatori, operatori culturali, miti viventi della scena Underground e Mainstream nazionale e internazionale, tra i quali, in ordine alfabetico:

Abraham Diaz, Acetatos Discos, Adrian Avila, Alberto Brunello, Alberto Forstner, Alessandro Gatti, Alessandro Turcio, Alex Massacci, Alice Faletto, Alice Scillaci, Allegra Corbo, Andrea Battistotti, Andrea BJ Caminiti, Andrea Mozzato, Andrea Scarzello, Andrès del CLS Luigi Fabbri, Annamaria D'Ambrosio, Antoni Pinent, Antonio Castoglioni, Bambi Kramer, Barbara Fagiolo, Beppe Sordi, Billie Webster, Bumble Bee, Camilla Candida Donzella, Carlo Vanoni, Ceap Beer, Chiara Dal Maso, Chris H. Lynn, Clara dalla Chiara, Claudia La Bianca, Cristiano Guerri, Daniel Tummolillo, Dario Arcidiacono, David Bacter, David Panic Campana, Davide Bolzonella, Davide Lipari, Davide Ranni, Debs della Mutoid Waste Co., Denise Cordelha, Dianna Barrie, Diego Bonci, DJ Bruno, Dorian X; Dr. Porka, Egon Dogon, Eleonora Dottori, Emilio Secondi, Fabio Castelli, Fabio Meschini, Fabrizio Garghetti, Fausto Pisani, Federico De Leonardis, Federico Spagnulo, Flavio Caroli, Francesco Alloero, Francesco Biagini, Fratelli Severini, Gabriele Chiesa, Gabriele Corni, Giacomo Ferro, Giacomo Galvagno, Giacomo Monachesi, Giacomo Spazio, Giampo Coppa, Giancarlo Vaiarelli, Gigolé, Gioacchino Del Balzo, Giorgio Bertone, Giorgio Lotti, Giuliano Scabia, Giulio Baldizzone, Guido Borso, Ilaria Fava, Ivan Hurricane, Jazz Manciola, Jerry Brigante, Jesus Franco & the Drogas, Joe Iannuzzi, John Lennon Belelli, Kunda Records, Lisa Gelli, Lorenzo Garro, Lu Lupan, Luca Crestani, Luca Panucci, Luca Prandini, Lucio Tosi, Luis Macias, Malleus, Marco Tombini, Maria Perego, Marina Lombardi, Mario Benedetti, Mario Bertoni, Mario Paolillo, Mario Pellegrini, Matteo Parlanti, Maurizio Bossi, Maurizio Giora, Mauro Magni, Michael Hacker, Michele Guidarini, Microamica, Murder Farts, Mutoid, Nando Luconi, Nicola Alessandrini, Ober Bondi, Ohiana Añaños, Paolo Scapellato, Paulette Du, Pica, Pino Pinelli, Plutonium Baby, Raffaele Montepaone, Raffaele Primitivo, Rajesh Pisa, Riccardo Chitarrari, Riccardo Fantoni, Riccardo Scotti, Richard Tuohy, Roberta Barale, Roberta Busechian, Roberto Caielli, Roberto Pedretti, Rocco Girardi, Rolando Giambelli, Sabaprodaktion, Sabrina Gabrielli, Servadio, Settimio Benedusi, Sha Ribeiro, Simona Cardinali, Simone Lucciola, Sonny Alabama, Starfuckers, Stefano Bacci, Stefano Cerioli, Stefano Marzorati, Stefano Zattera, ThisIsNotaLoveSong, Thomas Raimondi, Tomaso Kemeny, Tommaso Trini, Ugo Dalla Porta, Umerto Mariani, Uomini nudi che corrono, Vanessa Cardinali, Victoria Broackes, Walter Fulvimari, Walter Storm, Walter Vaghi, Wolfenstein, Wunderkammer di Torino.


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