giovedì 26 gennaio 2017

Giacomo Spazio: conservazione e rivalutazione della cultura Punk

La Santeria Filler WE 2016 Giacomo Spazio

1000 modi di morire a Filler Winter Edition 2016. Giacomo Spazio con Vito Manolo Roma, iIlustratore.

La vita di Giacomo Spazio, nato a Milano il 1° maggio 1957, ha molto a che fare con la città di Milano ed i movimenti giovanili degli anni '80, anche se lui è forse più conosciuto per essere stato uno dei soci fondatori di una mitica etichetta indipendente, la Vox Pop Records che ha pubblicato gruppi musicali come gli Afterhours, i Casino Royale, i Sottotono, i Prozac+ e i Mau Mau ed altri. Gruppi underground degli anni '80 e '90 che hanno influenzato la scena musicale successiva. Giacomo Spazio s'è sempre interessato all'arte interpretando a suo modo la figura del curatore e del documentarista, inteso come raccoglitore (se non collezionista) di documenti. Durante l'ultimo Filler, alla Santeria Social Club WE 2016, ha organizzato una mostra molto interessante sul movimento Punk che è riuscita a coinvolgere gli abitanti della città e molti giovani che non hanno visto gli anni in cui è sbocciata quella voglia di ribellione che si è espressa attraverso la musica ed uno stile di vita di rottura con il passato. Tanto che molti ritengono che dalla fine degli anni '70 non si è più assistito ad una vera rivoluzione musicale e culturale.


1000 modi di morire

Il materiale storico fotocopiato dal curatore della mostra, Giacomo Spazio, era a disposizione del pubblico.

Prima di, "1000 modi di morire: una certa idea di Punk", Santeria Social Club, lo studio WET e Giacomo Spazio, avevano preparato una mostra intitolata: S/visto, uno sguardo sulla Street art, in cui si presentavano le opere degli artisti italiani e stranieri che passarono da Milano prima che la Street Art diventasse la "Street Art". Grazie ad archivi privati e collezionisti, è stato possibile radunare per la mostra un corpo di lavori piuttosto "datati". La galleria di Santeria Social Club, si chiama "Lampo" perché le mostre hanno una durata piuttosto breve ed è qui che ho intervistato un personaggio che ha vissuto intensamente gli anni della contestazione giovanile e che forse, può spiegarmi cos'è stato e cos'è il Punk.


Serigrafia Zabrinskie Point
Sulla sinistra si vede una bella serigrafia che rappresenta il sabato pomeriggio a Milano da Zabrinskie Point, negozio di dischi molto frequentato dai punk negli anni '80.

Tony Graffio: Giacomo i pezzi esposti sono di tua proprietà?

Giacomo Spazio: Tra i materiali esposti, alcuni appartengono alla mia collezione, ma la maggiore parte provengono da altre collezioni. Come ogni mostra che realizzo, varie persone hanno contribuito in modo sostanziale alla realizzazione di questa mostra. Siamo partiti dal mio archivio-biblioteca, dove conservo in modo compulsivo moltissimi materiali cartacei, molti dei quali apparentemente senza senso. Ho iniziato ad archiviare intorno ai 20 anni e sicuramente, compiere questa operazione di raccolta e conservazione nel momento stesso in cui accadevano gli eventi in cui mi trovavo coinvolto, mi ha aiutato a capire che quello che stavo vivendo era importante culturalmente e socialmente. Ritengo che questa mia capacità sia l'unica qualità che possiedo. Vivere gli eventi e capire subito che cosa vada conservato e cosa no.

TG: Infatti quando si vivono certe situazioni è molto difficile capire che quello è un momento speciale, forse irripetibile.

GS: Chiaramente quello che sostengo è sia opinabile che soggettivo. Ma non tutti possiedono la capacità di astrarsi da cosa "succede" e capire quali saranno le cose destinate ad avere una valenza artistica/culturale che possono aiutare la comprensione di un periodo e/o di quello che è successo dopo. Ritornando a questa mostra, mi sembra che il tempo possa darmi ragione per la qualità dei materiali offerti in visione al pubblico che in molti casi sono esposti per la prima volta in città.

TG: Come fai a capire quello che poi avrà un significato nel futuro?

GS: Probabilmente bisogna essere immersi nel futuro. Di certo so che siamo riusciti a fermare il momento in cui dei ragazzi Punk si tagliano per protestare contro l'organizzazione del convegno sulle bande giovanili milanesi è una operazione che abbiamo fatto noi Punk e non altri. Le persone che si tagliarono per protesta erano, Gomma, Atomo, Vincillo. Quel bellissimo gesto di rivolta contro i sociologi andava documentato ed Alberto con cui abitavo in una casa occupata fu scaltro nel riprendere tutto con il videotape. È indubbio che gli autori della contestazione, stavano compiendo un gesto spontaneo, ma avere avuto la capacità di comprendere in anticipo che quello che sarebbe accaduto sarebbe stato importante negli anni a venire, ecco questa secondo me è la capacità di operare lo scarto necessario tra essere coinvolti e fermare l'attimo. Quel gesto è rimasto ancora un punto di riferimento molto forte per un certo tipo di cultura. Quel gesto fu una frattura netta con la "società" che s'è ricomposta solo molti anni dopo quando Gomma fece una trasmissione con Carlo Massarini sulle "nuove tecnologie". Gomma è stato anche uno dei fondatori della rivista Decoder e in seguito della Shake Edizioni, una casa editrice che ha pubblicato libri molto interessanti di vario genere, dall'informazione sulle droghe al no-copyright. Tornando a piombo sulla questione, non so con certezza come si possa capire quando si sta facendo qualcosa d'importante, ma di certo se vuoi conservare un certo tipo di materiale devi vivere il momento. Posso farti questo esempio per provare a capire... Quando il Lambretto è stato sgomberato, qualcuno qualche giorno dopo, ha realizzato alcuni poster incentrati sul bisogno di avere e vivere "spazi" sociali. I poster furono come sempre incollati abusivamente ai muri della città. Quando li vidi ho passato una giornata a telefonare a chiunque fosse in grado di farmi avere quei materiale per il mio archivio. Anche se non erano dei manifesti bellissimi, quello che per me era e rimane eccezionale è il loro contenuto. Per la prima volta il linguaggio adoperato in questi manifesti "antagonisti" al sistema stava a metà strada tra la politica tradizionale militante e il mondo della moda. In uno era immortalata una ragazza con minigonna, tacchi a spillo, balaclava e in mano, al posto della borsetta di Fendi, teneva una bella Hazet 36. La freschezza del messaggio di quei poster (per quanto mi riguarda) andava conservata in un archivio. In seguito, ho saputo che quella serie di manifesti fece molto discutere all'interno del movimento pro-Centri Sociali. Ecco, io raccolgo materiale apparentemente inutile. Lo archivio e lo dimentico fino a che non capita l'occasione di mostrare ad altri una storia. Questa mostra è nata grazie a persone diverse che hanno un amore smisurato verso verso la cultura. Perché questo è il punto centrale dell'attività umana. Ovvero, la produzione di pensiero.


Volantino contro l'eroina Virus Milano
Volantino contro l'eroina distribuito in città dal Collettivo Punx Virus.

Volantino a favore del Partito Rock. Anno 1980.

Kandeggina Gang volantino
Volantino promozionale delle Kandeggina Gang. Oggi Jo Squillo, la cantante,
si occupa di moda e ha un suo canale televisivo.

TG: Come definiresti il Punk? Un mondo underground?

GS: Il Punk è stata una delle due ultime contro-culture che ha più lasciato un segno indelebile nella nostra società. Se oggi non desta nessuna sorpresa vedere signore sessantenni della Milano-bene andare in giro con la parte finale dei capelli decolorata con tinte fantastiche e vistose e ne sono molto orgogliose, io ci leggo la potenza pervasiva del Punk e non, come sostengono alcuni, la sua sconfitta. Quando una contro-cultura diventa popolare, la sua potenza antagonista viene assorbita dalla massa e diventa un fenomeno pubblico che personalmente a me piace molto. Dire che il Punk è cosa morta o fa schifo non significa nulla. Sapere invece che (forse) anche tu hai partecipato, pur superficialamente in alcuni casi, ad un cambiamento radicale della società per me rimane importante.


Lowbrow art
Wolfeyes, un disegno di Thomas Raimondi

TG: Perché il titolo di questa mostra è: 1000 modi di morire?

GS: Il titolo è preso in prestito da un libro di Henry Rollins che dal 1981 al 1986 è stato anche il cantante dei Black Flag, ma ha sempre scritto poesie. Rollins è forse uno dei personaggi del punk americano più conosciuto al mondo e ha scritto diversi libri che non sono mai stati tradotti in Italia, inoltre non sono mai stati esposti. Sono pubblicazioni povere molto DIY. A noi è sembrato interessante mostrarle e abbiamo fatto bene perché la maggior parte delle persone che passano a Filler e da questa sala dove abbiamo allestito la mostra non erano mai state viste. Abbiamo inoltre pensato che la componente nichilista del Punk, si sarebbe sposata bene con questa parte di testi del libro di Henry Rollins. Libro che è davvero molto ironico. Cosa dimostrata da questa frase che abbiamo incollato sul muro: "Ammazzati, ma non qui!".
Il libro di Rollins, è composto da mille piccole frasi a volte anche senza un vero senso che compongono il poema e noi abbiamo attinto da quel materiale per dare una traccia al nostro percorso espositivo. Nel sottotitolo invece abbiamo messo: una certa idea di Punk, perché chiedendo ad un cantante di un gruppo punk di fornirci per la mostra il suo disco Punk preferito, lui ci ha dato un disco dei Wu Tang Clan che è un disco rap, ma per lui questo è il disco più Punk che esista.


Libri cultura Punk
A sinistra, la copertina del libro di 10 anni di hardcore a Milano.
A destra, Anarchia per te. Il primo libro tradotto in italiano dei Crass
storico gruppo anarco-punk inglese.

God save the Queen Sex Pistols T shirt
T-shirt God Save The Queen venduta da SEX a Londra nel 1977
e disegnata e realizzata da Jamie Reid.

TG: Quella invece è una maglietta molto nota. E' originale?

GS: Quella che hai indicato è la prima maglietta dei Sex Pistols realizzata da Jamie Reid che è l'artista anarchico che ha curato l'immagine totale della band di J. Lydon. Tutti lo conoscono, ma non sanno che quella maglietta fu fatta da lui e che si chiama Pillow T-shirt, perché è cucita allo stesso modo in cui venivano cuciti i cuscini, poi veniva tagliata in tutta fretta e si lasciavano i fori per far passare le braccia e la testa. Quando abbiamo allestito la mostra c'è stata una ragazza che studia "design della moda" che l'ha vista e stava per mettersi a piangere, perché era un oggetto che aveva visto solo sui libri e mai dal vero. Non riusciva a capacitarsi come potessimo averla noi, qua a Milano. Quella maglietta per lei valeva tutta la mostra. Abbiamo in esposizione altri piccoli oggetti che per chi si interessa possono essere molto significativi e/o importanti.


Mostra Punk Giacomo Spazio
Copertina della rivista Vague edita da Tom Vague. 

everybody is somebody elses freak
Sopra la frase dal libro "1000 modi di morire" di Henry Rollins, la rivista Spazio Bianco
del 1980. Nell'immagine Claudino mitico punk milanese. Ph. Gomma.

TG: Quella rivista a sinistra perché si chiama Vague?

GS: Vague come è ovvio, faceva il verso a Vogue. Era una rivista importante di contro-cultura nel periodo Punk e il suo creatore era Tom Vague. A fianco invece c'è il catalogo del movimento Stuckists creato dal pittore Billy Childish (Steven John Hamper), un musicista e artista inglese che sfiora come quotazione per un suo quadro ad olio di grandi dimensioni le 350'000 sterline. Ma è da sempre un punk che la gente ricorda perennemente ubriaco sul palco, durante i suoi concerti. Ultimamente, ha registrato tre dischi con i CTMF e con questi ultimi lavori siamo a circa 120 dischi nei quali egli è coinvolto. Dischi difficili da reperire che inizialmente erano venduti a 5 sterline, mentre adesso alcuni sono quotati più di 100 sterline. Questo fa infastidire i puristi del Punk, io invece lo trovo divertente, perché ciò che la società un tempo rifiutava adesso rivaluta. 

TG: Forse l'etica della cultura punk non prevedeva che si potesse avere successo e denaro...

GS: Ritengo che questa sia un'idea che esiste prevalentemente in Italia, dove l'ingerenza della politica è parte della vita quotidiana. E' un tarlo culturale esattamente come è un tarlo culturale parlare di cibo mentre mangiamo. Fa parte di noi. C'è gente che ad esempio, non viene in questo posto (Galleria Lampo ndTG) perché lo ritiene un luogo commerciale, mentre magari potrebbe trovare persone e situazioni che potrebbero essere formative...

TG: Chiaro.

GS: In realtà, questo è un posto per tutti, non ci sono secondi fini.


Punk Giacomo Spazio 1000 modi di morire
Volantino originale del concerto dei Replicants. Alla voce Lupe Veleno.

Maglietta originale con grafica del gruppo anarcopunk italiano Wretched. I cui dischi che al tempo costavano poche lire, oggi hanno quotazioni di oltre 350 euro.

Poster originale del film "La grande truffa del Rock'n'Roll" nella sua versione italiana, disegnata dal grafico e artista Mizio Turchet.

TG: Qui a Milano, il 22 febbraio 1983 all'Odissea 2001 c'è stato l'unico concerto italiano dei Black Flag. Tu c'eri?

GS: C'ero e sono stato uno dei pochi che non ha fatto stage diving, perché da sempre, forse questo è puro snobbismo, odio la gente che fa ressa ai concerti. Io ascolto i concerti dal fondo della sala. Mia moglie che è malata quanto me per la mudica, invece ama stare sotto il palco. I due poli opposti si attraggono. (Ride) Ancora adesso ai concerti ci comportiamo così.

TG: Sotto al palco i livelli sonori sono allucinanti.

GS: Non è tanto quello che mi disturba. A me non piace essere spinto e quanto altro... voglio godermi il concerto tranquillamente. Sono lì per sentire la musica e non voglio essere infastidito. Non mi piace stare in mezzo al casino creato dalle persone. Anche se ne comprendo bene l'esigenza vitale.


magliette Punk Indigesti
Magliette del periodo punk. Gli Indigesti erano uno dei migliori gruppi Hardcore italiani.

TG: E la polemica sul prezzo del biglietto, te la ricordi?

GS: Certo, me la ricordo benissimo, era la parte più politica del movimento punk a protestare. Quella legata al Virus e contestavano sia il luogo che il costo eccessivo dell'ingresso. È sempre stato così a Milano. C'è stato solo un momento vero in cui le differenze tra "punk" furono lasciate in disparte ed è stato il momento in cui diversi individui crearono la rivista Decoder. In città, nemmeno ora che tutti sono "vecchi", c'è una vera unità. Alcune astiosità e differenze di pensiero rimangono.

TG: Tu chi frequentavi?

GS: Io frequentavo tutti perché sono scappato presto da Quarto Oggiaro; ho vissuto per più di 20 anni in una casa occupata in via De Amicis ed uno dei miei sostentamenti era "lavorare" in Libreria Calusca, cosa che mi dava un segreto lasciapassare per ogni luogo.

TG: C'erano antagonismi?

GS: Divergenze di pensiero e di comportamento più che antagonismo e io ad esempio se una sera ero costretto a scegliere se andare al Plastic o al Centro Sociale Virus (luogo punk per eccellenza), andavo al Plastic e tutt'ora credo d'aver fatto la scelta migliore per la mia persona. Ho conosciuto e vissuto entrambe le parti, ma sono felice di avere vissuto anche la contro-cultura determinata da un locale di tendenza che attirava molte persone vicine al mio modo di essere. Persone che provenivano da altre nazioni e che facevano capolino al Plastic. Mentre altri luoghi di ritrovo in città non possedevano questo richiamo internazionale.


Copertina del disco ZEN ARCADE degli Husker Du. Band importantissima di punk americano.

TG: Come hai vissuto il concerto dei Black Flag con il clima di contestazione che si era creato?

GS: Ricordo benissimo che quella è stata la prima volta che ho visto un gruppo punk di capelloni che meravigliò tutti. Il cantante Henry Rollins aveva i capelli corti ed era già un maciste muscoloso, diciamo così. Si tratta di punti di vista diversi che però non hanno mai compromesso l'amicizia tra le persone attive nel movimento Punk.


Overthrow
La copertina di Overthrow, rivista storica americana di cultura freak dove per la prima volta campeggia un immagine punk.
Segno inequivocabile dei tempi che stavano cambiando.

Virus concerti a 2000 lire
Volantino ciclostilato del Virus che annuncia una serie di concerti contro l'imminente sgombero.

Vota Rock se no fottiti!
Volantino a favore del Partito Rock che si presenta alle liste comunali di Como nel 1980.

TG: Questa mostra per te è apprezzata?

GS: Molto. Per questa occasione, abbiamo preparato un piccolo catalogo che vendiamo al prezzo di costo e la sua tiratura al secondo giorno di esposizione è quasi esaurita.

TG: Milano è cambiata molto, ti sembra che offra ancora qualcosa d'interessante ai giovani di oggi?

GS: Mai come adesso è una città piena di stimoli. Negli ultimi anni Milano è tornata ad essere espressione di un certo tipo di mentalità "aperta" e con le sue università e le sue scuole è riuscita nuovamente ad attirare un numero enorme di giovani provenienti dalla provincia. Ma non è solo la possibilità di studiare ad attirare persone giovani, Milano oggi, è una delle poche città dove tu puoi essere quello che vuoi e nessuno ti romperà mai i coglioni, permettimi d'usare questa espressione un po' forte. Se sei gay puoi essere il gay più trucido o peggio vestito e passare inosservato. A nessuno interessa qual'è il tuo stile di vita. Qui è finalmente: "vivi e lascia vivere".


Due giovani punk si divertono sul Lambro. La fotografia è di Anna Adamo.

TG: Non ti sembra che molti spazi per fare musica e concerti abbiano chiuso e stia rimanendo sempre meno per queste attività?

GS: È sempre stato così. Alcuni chiudono e altri hanno aperto. Posso dirtelo con uno slogan degli anni '70: "Rinnovati gatto selvaggio!". Se i tempi cambiano, dovresti essere capace di adeguarti ai tempi.


Giubbotto Punk
Il giubbotto di pelle di Marco Teatro. L'unico che abbia mai avuto. Oggi Marco è un ottimo pittore.

TG: Questa epoca non ha nulla da invidiare alla fine degli anni '70?

GS: Secondo me assolutamente no. Diciamo che gli anni '70, sono stati importanti, ma ora stiamo vivendo una frattura incredibile con la società. Una rivoluzione senza precedenti in tutti i campi della vita.

TG: Immagino che tu fossi troppo giovane per Parco Lambro, ma quel periodo, tu come lo giudichi?

GS: Al tempo ero troppo giovane per frequentare con interesse il famoso festival, anche se ho visto realmente cosa accadeva lì. Ma ancora adesso penso sia stato un momento di frikkettonaggine acuta.

TG: Possiamo provare a fare un confronto tra il modo d'intendere la vita dei punk e dei fricchettoni?

GS: Noi eravamo assolutamente nichilisti, loro no. Noi siamo distopici, loro utopistici. Noi siamo la prima generazione che prova a cambiare le cose sapendo che tanto non cambieranno mai. Il grido: No Future che tanto ha caratterizzato il nostro movimento e che la gente ricorda bene, significava proprio quello.


Mostra 1000 modi per morire una certa idea di Punk
Giacomo Spazio. Curatore e artista.


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