domenica 30 ottobre 2016

Halloween Zombie Dolls. Le creature da incubo di un Maestro dei Comics: David Bacter

David Bacter Toys - Una spaventosa bambola zombie tra le mani di una splendida attrice bambina che finge di aver paura.

David Bacter è un illustratore nuovo, ha iniziato questa attività nel 2012, ma non è nuovo al mondo delle arti visive in quanto nella sua vita precedente Davide Avogadro era un artista che si dedicava alla pittura e non si esimeva dal partecipare a premi importanti come il Premio Cairo.

La tua nuova compagna di gioco costa una cifra indefinibile tra i 40 ed i 400 euro a seconda della particolarità della creazione. I toys di Bacter sono tutti pezzi unici.

Bacter ha progressivamente abbandonato l'arte tradizionale per la sua grande passione: il fumetto, andando così un po' contro corrente, ma vivendo in modo più coerente rispetto al proprio modo di essere e di esprimersi.
Il fumetto gli permette di divertirsi e di tornare ad essere fanciullo in un ambiente dove tutto è entusiasmante, fantasioso e gioia di vivere.
I risultati professionali non hanno tardato ad arrivare, nel 2015 a Lucca Comics, vince il Project Contest e proprio in questi giorni sta uscendo il suo primo fumetto: Children.

Children di David Bacter Edizioni BD Fumetti. 220 pagine.

 I personaggi dei fumetti di David Bacter

Il tratto deciso e un po' vintage ci mette subito a nostro agio e in certi casi ci ricorda l'horror anni '50.

 Un orribile rettile


La Zombie Dolls è un giocattolo che non fa paura alle bambine, specie alle figlie dell'artista, ma non sappiamo se le mamme tradizionali sarebbero così felici di averle in casa.

 Un altro giocattolo di David Bacter che mi fa pensare ad una specie di bambolina woodoo molto inquietante.
(Per realizzare questa immagine non è stato necessario minacciare la modella che ha partecipato di sua spontanea volontà alla ripresa fotografica)

Le Zombie Dolls nascono durante una pausa che Bacter ha preso per allentare la tensione avuta nella fase creativa del fumetto. Esistono altri Bacter Toys per adulti, come le Eroine Super Sexy che sono una parodia di alcuni personaggi della Marvel.
Le Zombie Dolls, in sostanza sono delle simil-Barbie "customizzate" e trasformate dall'autore di Children, mentre gli altri personaggi mostruosi sono ricavati da pupazzi di ceramica, anch'essi personalizzati prima della cottura.

Una scultura di ceramica ideata da Bacter

 Altre interessantissime opere in anteprima per "Frammenti di Cultura": i 45 giri rivisitati in chiave horror da David Bacter e Massimo Caccia.

 Un disco che ha un posto d'onore in ogni casa: Papa Giovanni Motor Hell, canta Bruno Dasi.

Bacter e Caccia partono da bozzetti disegnati per poi intervenire a quattro mani su vecchie copertine di dischi a 45 giri. Il gioco sta nel cercare di mettere in difficoltà l'amico che dovrà terminare l'opera iniziata dal compagno di pazzie creative. I due per questo si odiano, ma continuano a frequentarsi e a condividere le loro terribili attività.
Infatti, il fumetto, scritto e disegnato da Bacter è stato colorato in maniera digitale da Massimo Caccia. Tony Graffio

Un altro vinile conosciutissimo: prezzo 70 euro.

Tony Graffio è riuscito ad immortalare Bacter (a destra) al naturale e a rielaborarlo in forma da renderlo innocuo e non contagioso alla vista. Normalmente questo artista si presenta alle fiere mascherato con un casco integrale ed uno strano costume blu. Massimo Caccia (a sinistra) è un amico con il quale Bacter realizza quadri e dischi improbabili.

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sabato 29 ottobre 2016

Nella Casa Novecento Art, a Monza, un ampio laboratorio in comodato d'uso per gli artisti

Un disegno di Luca Panucci esposto in mostra in via Aliprandi 3, a Monza

In una casa del secolo scorso completamente ristrutturata composta da due negozi e sei abitazioni civili la proprietà, che ben conosce Streetartpiù, per non tenere uno dei due negozi in vendita inutilizzato, ha lasciato in comodato d'uso a questa associazione uno spazio con un paio di vetrine sulla strada per fare attività culturali.

Casa Novecento in via Aliprandi 3, a Monza

In questo spazio, messo a disposizione degli artisti che ne fanno richiesta, si possono realizzare lavori molto ingombranti perché il soffitto ha un'altezza considerevole e l'interno non è ostruito da muri divisori o altri ostacoli a movimentare oggetti e strutture importanti.

I disegni sono fatti su fogli di cartoncino di cm 70X100 disposti in modo modulare. Anche i prezzi delle opere sono modulari: un quadro composto da un foglio costa 200 euro, da due fogli 400 euro, da sei fogli 1200 euro.

Casa Novecento Art è una realtà che esiste già dal dicembre 2015 ed è stata data in comodato per un periodo di 12 mesi.
Alla scadenza di questo periodo si saprà se verrà rinnovato un accordo tra la proprietà e Streetarpiù in modo che per un altro anno si potrà usufruire di questa bella occasione per lavorare in uno studio spazioso senza dover pagare l'affitto. Restano però le spese per l'eletricità

La locandina della mostra Inside out di Luca Panucci con gli orari d'apertura al pubblico. Vernissagge con l'artista, Vittorio Raschetti ed i soci di Streetartpiù oggi alle ore 18.
La cittadinanza è invitata.

Sono stati fatti dei piccoli interventi per rendere agibile e fruibile questo spazio: sono stati installati un paio di pali Dalmine che sostengono dei faretti. Non si possono effettuare interventi sulle pareti, ma sono stati tesi dei cavi d'acciaio che sostengono delle catenelle per poter allestire mostre d'arte senza dover effettuare fori nei muri.

Il laboratorio a disposizione degli artisti che ne faranno richiesta all'Associazione Culturale Streetartpiù ha una superficie di circa 90 mq e soffitti alti m 3,70

A Casa Novecento Art sono già state fatte delle mostre collettive, installazioni artistiche e proprio oggi verrà inaugurata Inside out, la personale di Luca Panucci, un giovane artista brianzolo che per 15 giorni ha lavorato in questo spazio. La mostra sarà aperta al pubblico per circa tre settimane.
Questa è un'ottima possibilità per chi non ha un luogo sufficientemente ampio per poter realizzare i propri progetti e per poi metterli in esposizione.
Panucci in questo spazio ha realizzato opere di circa 3 metri d'altezza, cosa che difficilmente sarebbe riuscito a fare se non avesse avuto questa occasione completamente gratuita.
Se questo spazio verrà riconfermato per questi utilizzi, nei prossimi mesi si potrà far richiesta dell'atelier artistico direttamente a Felice Terrabuio di Streetartpiù.

Tecnica mista realizzata con matitoni, acquarelli e biro.

Il laboratorio è dotato di una stanza che funge da magazzino, ma purtroppo non è dotato di bagno. Felice però ci assicura che in caso di bisogno si può far uso senza problemi dei servizi della vicina biblioteca.
Un altro disagio da prendere in considerazione è l'assenza della possibilità di poter disporre di un impianto di riscaldamento, quindi in caso di utilizzo invernale, ci si dovrà attrezzare in modo diverso. 

Coloro che volessero contattare personalmente Felice Terrabuio per avere maggiori informazioni sulla possibilità di avere lo spazio in uso possono farlo chiamando il seguente numero di telefono: 3485166434.

Il disegno di Luca Panucci sulle palizzate del Cinema Maestoso di Monza

Si segnala che nei giorni 3 e 4 dicembre 2016, presso l'Hotel Helios di Monza, Luca Panucci realizzerà un'opera di circa 1,5 metri per 8 in una delle 3 sale conferenze dell'albergo, utilizzando come supporto un materiale edile speciale da coibentazione in tessuto non tessuto per esterni. TG

Il retro del Tyvek Pro utilizzato da Panucci

L'effetto a trama a righe che si crea sul lato utilizzato per disegnare

La prova effettuata sul tessuto non tessuto della Dupont


Chiarimento importante: fornisco le notizie sul Tivek non per fare pubblicità ad un prodotto Dupont, ma come informazione tecnica ad uso degli artisti che vogliono lavorare con materiali di tipo simil-cartacei di grosse dimensioni. Il Tyvek è fornito in rotoli aventi una lunghezza di m 150 con una larghezza di m 1,50, mentre la carta o il cartoncino da disegno difficilmente si trova in formati superiori ai cm 50X70.
Frammenti di Cultura/Graffiti a Milano è un sito di informazione e documentazione tecnico-culturale totalmente indipendente, non prende soldi, né mazzette da nessuno e continuerà ad essere libero e gratuito (No banner. No pubblicità, nemmeno subliminale. No favori. No voto di scambio o altre brutture) fino a quando Tony Graffio non traslerà verso mondi eterei. Lunga vita a Tony Graffio!

venerdì 28 ottobre 2016

A Monza il Museo più piccolo del mondo. Intervista a Felice Terrabuio del MIMUMO

Tony Graffio incontra Felice Terrabuio del MIMUMO

Felice Terrabuio, 67 anni, ricercatore artistico per l'Associazione Culturale Street Art Più

Tony Graffio: Felice chi sei e che cos'è il MIMUMO?

Felice Terrabuio: Sono un architetto maturo di 67 anni. Mi sono sempre occupato di architettura d'interni e d'arte; ultimamente con il collega Luca Arquati. Due anni fa abbiamo creato un piccolo spazio espositivo nella casa della Luna Rossa, un palazzo del 1300 nel centro di Monza, di fronte al Museo del Duomo.

Il museo più piccolo del mondo
La Casa della Luna Rossa a Monza in via Lambro, 1 e la vetrina del MIMUMO

TG: Cosa ha di particolare la casa della Luna Rossa?

FT: E' una delle pochissime case in aggetto rimaste a Monza.

TG: Cosa vuole dire "casa in aggetto"?

FT: E' un tipo di costruzione che viene in fuori.

Casa della Luna Rossa Monza
Un particolare della casa in aggetto

TG: Vedo, ma a che cosa serve questo tipo di architettura? Aveva una funzione pratica?

FT: (Ride) Sì. Sai che nel Medioevo si buttava tutto dalla finestra?

TG: Sì, dai rifiuti agli escrementi, all'orina. Quindi, per non prendersi la piscia altrui in testa si camminava attaccati ai muri sotto l'aggetto delle case?

FT: Bravo! E' proprio così. Questa casa è stata totalmente ricostruita e restaurata ed è un'attrazione della città di Monza. Questo spazio c'è sempre stato, il suo proprietario, l'architetto Luca Acquati, lo ha utilizzato per mostrare le proprie architetture, era una specie di vetrina, anche se non c'erano ancora i vetri. Era solo uno spazio aperto di piccole dimensioni.

TG: E tu sei riuscito a convincere il proprietario di questa casa a farti dare una piccola porzione per allestire il museo più piccolo del mondo?

FT: Allora, cercando su internet, ci siamo accorti che esisteva un museo su un montacarichi, bastava aprire le porte per accedere ad uno spazio espositivo di appena 6 metri quadrati. Noi ci siamo chiesti: perché non fare qualcosa del genere anche qui da noi? Da quella intuizione abbiamo deciso di chiudere tra pareti nere e soffitto nero la superficie che volevamo adibire a museo e ci siamo accorti che avevamo a disposizione 2,29 metri quadrati. Avevamo creato un museo ancora più piccolo di quello di New York.

Casa della Luna Rossa
La Luna Rossa di Monza

TG: Nasceva così il MIMUMO?

FT: Sì, il Micro Museo di Monza.

TG: Insomma, dopo il Maga, il Maxxi e il Moma esiste anche il MIMUMO, ma non è un nome un po' ridicolo? Non sarà mica una presa in giro, vero?

FT: Beh sì, ma nemmeno tanto, abbiamo seguito l'onda di queste tipologie di museo che vengono battezzati con degli acronimi. A Piacenza, c'è anche il museo della merda, se dobbiamo dirla tutta...

TG: No, non lo sapevo, andremo a vederlo, sarà interessante capire cosa c'è di così speciale nella merda... Voi invece, cosa vi proponete di fare?

FT: L'idea è di dare spazio ai giovani, ma anche ai vecchi artisti, designer, fotografi, un po' a tutti. Gente sconosciuta e già affermata nel mondo dell'arte. Siccome lo spazio è piccolo, abbiamo pensato di fare delle esposizioni velocissime di una settimana tra queste due mura.

TG: E funziona? Gli artisti sono contenti di esporre qua? C'è visibilità? C'è passaggio? Vendono?

FT: Il passaggio c'è. Specialmente alla sera, questa vetrina diventa una lanterna magica che attira i visitatori ed i curiosi: La gente periodicamente torna a vedere quello che esponiamo proprio perché sa che ogni settimana, o 15 giorni al massimo, c'è qualcosa di nuovo e di diverso.

Via Lambro

TG: Oltre ad esporre in vetrina le sue opere, come comunica l'artista?

FT: C'è una specie di bacheca dove si può collocare un foglio A4 con i dati dell'artista e delle opere. Quello è il Menù. Lì vengono descritte le opere e si danno le informazioni di base sull'artista in mostra.

TG: In questi giorni espone Massimo Bartolone che vedo si definisce artigiano...

FT: Sì, ma la cosa intrigante è che noi dagli artisti non vogliamo niente, qui si espone in modo completamente gratuito.

Il menu del MiMuMo

TG: Ottimo, allora si prenotano anche Tony Graffio e gli artisti che compaiono sul suo blog per esporre nel bellissimo MIMUMO. Quando possiamo esporre?

FT: Va benissimo, ma c'è una lista d'attesa lunghissima, non se ne parla prima di marzo dell'anno prossimo.

TG: E' una promessa?

FT: Certo.

TG: Quante opere possiamo esporre per volta?

FT: Non ci sono limiti, ognuno fa come crede, per esempio quando ha esposto Fiorucci, mi ha dato le figurine che aveva fatto per la Panini di Modena negli anni '70. Ne aveva stampate 30 milioni.

TG: Spero non le abbia esposte tutte!

FT: Ovviamente no, c'è chi espone solo un quadro o chi ogni giorno cambia opera, Elio Fiorucci aveva fatto una splendida composizione.

TG: Nel MIMUMO si può entrare o lo si fruisce solo dall'esterno?

FT: Se entri nel MIMUMO poi ti ritrovi in casa dell'Acquati, perciò per fruire del MIMUMO devi restare all'esterno, ma questo fatto fa sì che il MIMUMO sia attivo 24 ore su 24.

Micromuseo Monza
Le opere del Bartolone all'interno del MIMUMO, sullo sfondo l'ingresso del Museo del Duomo di Monza

TG: Insomma, è un po' un gioco, ma in realtà è una vetrina artistica.

FT: La piccola intuizione è che basta lo spazio, fare un piccolo allestimento e il MIMUMO è pronto per mostrarsi a tutti.

TG: Tony Graffio ha saputo che tu sei stato un proto-street-artist, puoi raccontarmi questa cosa, Felice?

FT: Come no! Sai, gli architetti hanno sempre avuto le mani in pasta in tutto. Quando disegni usi acquarelli, matitoni, colori... Ho sempre fatto di tutto, circa 40 anni fa, nel 1975/76, io ero attratto da artisti come Klein e avevo bisogno anch'io di fare qualcosa del genere. Desideravo fare gesti o cose clamorose che attirassero l'attenzione e vedendo le palizzate dei cantieri libere, ho deciso di riempirle con i miei disegni.

TG: Ma i graffitari non esistevano ancora, quindi tu sei stato un precursore?

FT: Effettivamente è così, ho iniziato a dipingere grosse palizzate, senza deturpare i muri. Quello che mi interessava era di realizzare opere temporanee in ambienti che in questo modo potevano solo essere valorizzati. Una volta terminato il cantiere, finiva tutto. Lavorare su superfici grandi è bellissimo, cambia tutta la tua visione ed ha un sapore bellissimo. Ricordo ancora la fatica fisica di fare l'architetto e dipingere e ho ancora ben viva la tensione di queste cose che ho fatto. Non ho fatto cose strepitose, ma 40 anni fa in Italia non c'era nessun altro che faceva azioni artistiche in questa forma. In America forse erano più avanti, ma qua le cose stavano così.

TG: Questa per me è una notizia bomba, hai delle fotografie di quegli anni che possano comprovare quello che stai affermando?

FT: Certamente.

TG: Bene, allora appena me le fornirai le pubblicherò su questo sito, perché sai, i documenti fotografici sono fondamentali per distinguere la fantasia dalla realtà. Questo è il motivo per il quale le mie interviste ed i miei servizi sono sempre accompagnati da immagini e questo è anche il motivo per il quale il mio blog è molto consultato dagli addetti ai lavori, dai collezionisti, dagli studiosi e dai giornalisti che spesso prendono informazioni dal mio data base online totalmente gratuito e aperto a tutti. Attualmente, come esprimi la tua creatività?

FT: Va bene, ti fornirò le mie fotografie che risalgono al novembre 1975 e ti accorgerai che è come dico io. Chiaramente, col tempo la professione mi ha preso molto tempo ed io ho abbandonato le staccionate, però mi è rimasta la voglia di fare qualcosa di artistico. Ogni tanto, con l'amico Roberto Spadea, l'artista dei dreaming jeans, facciamo qualcosa all'esterno. L'anno scorso per Expo 2015 abbiamo colorato le prime tre file di un campo di granoturco in via Boito. Con l'autorizzazione della proprietà, del contadino e del Comune abbiamo fatto questa performance per dire: “Allarme rosso il cibo sta finendo”. E' durata tre settimane, poi il granoturco è stato mietuto ed è stato utilizzato per usi alimentari perché noi abbiamo usato un colorante biodegradabile non tossico per la nostra performance.

TG: Sei anche un esperto comunicatore?

FT: Certo, anche quello è importante per un artista.

TG: Al MIMUMO avete provato a fare anche performance, living theatre e spettacoli con persone in vetrina?

FT: Come no? (Ride) Prima di Bartolone avevamo Claudia Rordorf che con la sua performance intitolata: Straniera indossava un costume ed una maschera per attirare l'attenzione dei passanti che la seguivano fino a qua. Lei poi si sedeva fuori dalla vetrina e raccontava una storia. Finita la performance, dopo un paio d'ore, Claudia s'è tolta gli abiti di scena e li ha lasciati a terra dentro il museo. Un videomaker, Paolo Avanzi, ha documentato tutto, così che tre giorni dopo in vetrina c'era anche il filmato dell'evento sullo schermo di un computer e si poteva rivedere tutto quello che era accaduto. Due anni fa un gruppo musicale ha suonato all'intero del museo.

TG: Ed all'esterno si sentiva qualcosa?

FT: Sì.

TG: Perché?

FT: Perché la musica usciva da un'apertura vicino al soffitto, anche se io avevo pensato questa esibizione proprio in modo che i musicisti suonassero e che fuori non si sentisse niente.

TG: Non tutte le ciambelle riescono col buco... Il MIMUMO ad ogni modo è uno spazio privato?

FT: Sì, privato.

TG: Ma tu come vuoi essere definito: un gallerista o un curatore?

FT: Un curatore, però forse sono anche un ricercatore di persone di talento.

TG: Un ricercatore artistico?

FT: Ecco sì, questa è una buona definizione.

TG: Hanno mai esposto degli street-artist nel vostro museo?

FT: Certamente: da Willow a Luca Panucci. Tieni presente che la nostra associazione culturale si chiama “Streetartpiù”.

TG: La vostra attività è messa in evidenza dal Comune di Monza? In altre parole: Monza vi dà una mano o no?

FT: Col Comune di Monza abbiamo fatto due mostre...

TG: Guarda che puoi anche rispondermi di no... Tony Graffio non ama tanto i giri di parole e non ha peli sulla lingua, è un documentarista indipendente che dice le cose come stanno, non prende soldi da nessuno e non deve farsi amici nelle giunte comunali...

FT: In realtà, “Ni” (ridacchia).

TG: Forse allora?

FT: No, ma in realtà, allora vedi...

TG: Insomma, la città di Monza ha un sito web o un giornale che parla di voi e della vostra programmazione per far sapere ai monzesi quello che fate? Sì o no?

FT: Monza non ha...

TG: Non partecipa!

FT: Ma no guarda, siamo noi che coinvolgiamo alcuni uffici di Monza...

TG: Loro diffondono in qualche modo quello che fate?

FT: No, Monza non diffonde quello che facciamo.

TG: Allora Monza non apprezza il vostro lavoro?

FT: No, non è che non apprezzi, attenzione... Cioè, no, nel senso che il Sindaco vede le nostre cose, però è un fatto personale, non pubblico.

TG: Non s'è creata una sinergia con Monza e ci deve pensare Tony Graffio a farvi conoscere al grande pubblico?

FT: Guarda, siamo a Monza, ma perché succedono queste cose non lo so... Non chiedermelo (Imbarazzatissimo)...

TG: Ah, bene, siete il museo più piccolo del mondo, ma non siete un'attrazione per la città. Strano...

FT: In realtà il MIMUMO è un'attrazione!

TG: Però il Comune non vi pubblicizza...

FT: Volevo dirti una cosa... Per far questo, io dovrei avvisare un mese prima gli uffici del Comune.

TG: Quindi è colpa tua?

FT: Sì, in qualche modo è colpa mia! (Ride)


Monza e l'arte contemporanea
Monza, piazza IV novembre, la "Chimera" di Andrea Cascella è sommersa da fiori appassiti e altra vegetazione che da tempo non riceve cure umane. Il Comune di Monza è davvero interessato all'arte? Vale la pena di regalare o prestare le proprie opere d'arte alle amministrazioni pubbliche? Bisognerà fare una mini inchiesta anche su questo argomento.

Aggiornamento importante
Felice Terrabuio mi ha inviato i documenti che lo vedono ritratto davanti alle sue opere di Street Art, nell'inverno del 1975. I suoi primi lavori risalgono ad alcuni mesi prima, quando aveva dipinto alcune forme geometriche sulle palizzate di un cantiere di via Faruffini, a Milano, ma non essendoci fotografie di quell'evento, possiamo dire che le prime prove della sua  attività risalgono al mese di novembre 1975.


 Felice Terrabuio davanti ad un suo dipinto geometrico di m 3,50 X 2 in via Silvio Pellico a Cesano Maderno. (fotografia fornita dall'artista)

Felice Terrabuio, il primo street artist italiano di cui abbiamo documentazioni del suo lavoro, nel novembre del 1975 mentre dipinge una palizzata a Cesano Maderno.

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martedì 25 ottobre 2016

Tre illustratori a Paciugo per tre tecniche diverse: Selapennamidisegna, Maria Chiara Aresti e Thomas Raimondi

Tony Graffio incontra alcuni artisti a Paciugo e li intervista.
In questo servizio conosciamo i primi tre.

Paciugo digitale
Francesca Selepennamidisegna e Frida Kahlo

TG: Ciao Francesca, noi c'eravamo già visti nella prima edizione di Paciugo, vero?

Francesca: Esatto. Ed adesso ho il piacere di partecipare alla terza.

TG: Che cosa mi vuoi raccontare di te?

Francesca: Come fanno in tanti, ho iniziato a disegnare sul mio quadernino. Ai miei amici piacevano molto i miei disegni ed hanno iniziato a chiedermeli, allora così per gioco ho aperto una pagina Facebook e da lì. come spesso avviene, sui social network è iniziato tutto. Le persone hanno iniziato a contattarmi ed ogni tanto faccio disegni su commissione, altrimenti do libero sfogo alla mia fantasia e vado nel mio mondo in bianco e nero a creare personaggi noti e meno noti.

TG: Oltre all'illustratrice fai qualcos'altro?

Francesca: Faccio l'architetto perché ho studiato per fare quell'attività. In parallelo faccio entrambe le cose.

TG: Quanti anni hai?

Francesca: 27.

TG: Il tuo tratto sarebbe molto adatto per fare fumetti, perché non fai fumetti?

Francesca: Ho fatto qualche esperimento con i fumetti, ma devo ammettere che mi piace molto di più testare un'immagine singola che rimandi poi alla storia personale che può essere quella di ognuno di noi.

TG: I disegni che esponi sono tutti originali fatti a mano a pennarello?

Francesca: Ho iniziato col pennarello a china per passare poi al digitale con una tavoletta grafica. Disegno a mano, ma con il computer con Photoshop e poi stampo con la stampante.

TG: Queste allora sono tutte stampe digitali su carta speciale?

Francesca: Sì, sono disegni stampati su carta martellata perché mi piaceva avere una grana diversa dalla carta liscia.

TG: Come mai questa passione per Frida Kahlo che vedo comparire spesso nei tuoi disegni?

Francesca: E' un personaggio che mi piace e mi piace l'idea che nel mondo dell'illustrazione possa dare di lei un'interpretazione particolare. Poiché io disegno quasi sempre in bianco e nero, incontrando un'artista come lei ho voluto inserire nei miei lavori il colore: Per me è stato uno spunto per fare qualcosa di diverso.

TG: Offri i tuoi lavori solo ai privati o collabori con qualche rivista?

Francesca: Per il momento faccio solo illustrazioni per privati. Molti mi scrivono chiedendomi d'illustrare delle loro situazioni personali. Mi piace molto perché così mi faccio raccontare le loro storie che quasi sempre sono storie d'amore. Io poi le interpreto a mio modo non conoscendo i protagonisti di queste storie.

TG: Se un ragazzo è innamorato e vuole farlo sapere ad una ragazza, capita che lui venga da te per farle una proposta tramite un tuo disegno? 

Francesca: Esatto, è successo. Non solo proposte, alcuni mi hanno scritto che andavano a vivere con una persona e per celebrare questo avvenimento volevano un ritratto che riportasse un po' questa situazione che era in corso da anni. Con un gesto molti vogliono esprimere qualcosa con un'immagine.

TG: E' una sorpresa, un regalo. Mi viene da chiederti che differenza c'è allora ad esprimerlo attraverso una fotografia o un disegno, come a te viene chiesto di fare?

Francesca: Non conoscendo i miei soggetti, normalmente mi faccio mandare delle fotografie che li ritraggano per poi ambientare la loro situazione in un contesto di fantasia. Io lavoro molto con la fotografia, anche per i disegni che sono estranei a queste storie. Mi piace appropriarmi di una posa del soggetto che poi interpreto a modo mio per arricchirli con particolari a mia scelta o inserendoli in luoghi che ricordino le loro storie. Loro poi sono contenti quando vedendo il mio disegno rivivono determinati momenti della loro storia. Questo è l'effetto importante che si vuole ricreare ed emoziona i soggetti.

TG: Sei di Milano?

Francesca: No, di Mantova, ma da diversi anni vivo e lavoro qua.

TG: Quanto costa commissionarti un disegno?

Francesca: Attualmente, intorno ai 70 euro.

TG: Grazie.

Maria Chiara Aresti

TG: Ciao Chiara, da dove vieni?

Maria Chiara Aresti: Ciao Tony, vengo dalla Sardegna.

TG: Belli i tuoi lavori, mi sembrano fatti in modo particolare, che tecniche usi?

MCA: Lavoro principalmente con il collage e non faccio mai un bozzetto preparatorio, ma lavoro direttamente con la carta di giornale. Cerco le forme che mi servono direttamente nelle pagine del giornale. In questo modo racconto delle favole.

TG: Cerchi delle riviste e da lì ritagli le figure?

MCA: No uso solo i quotidiani come il Corriere della Sera, La Repubblica e gli atri. Utilizzo le forme che trovo nelle pubblicità a colori.

TG: Perché solo i quotidiani?

MCA: Mi piace quel tipo di carta. Mi piace avere un rapporto tattile con la materia. Mi piace la consistenza della carta dei quotidiani.

TG: Ami la carta.

MCA: Sì molto, la carta vecchia, oppure quei fogli extra strong che si usavano nelle macchine da scrivere.

Un bambino disegna un orso di Maria Chiara Aresti

TG: Quel bambino alle tue spalle non è un collage. Come l'hai fatto e che storia si può raccontare di lui?

MCA: Come ogni anno ho partecipato alla Fiera del Libro di Bologna, quest'anno ho mandato quel bambino che disegna l'orso che in realtà sarebbe la costellazione dell'Orsa Maggiore. Facevano parte di quella storia altre tre tavole dove c'era un bambino che non voleva andare a scuola, la mamma però lo obbliga ad andare a scuola e lui si rifugia in un mondo immaginario. Disegnare aiuta il bambino a vivere quello che a lui piace.

TG: L'effetto un po' irregolare che vedo da che cosa è dato?

MCA: E' un timbro e la sua casualità nel lasciare il segno sulla carta. Non si può mai sapere esattamente che cosa uscirà da un'immagine stampato sulla carta.

TG: Perché tu fai anche i timbri?

MCA: Sì, con L'Adigraf.

TG: L'imperfezione della stampa ne determina la sua bellezza?

MCA: Sì, è così. Come il fatto di non avere un controllo totale sul proprio lavoro. Anche quello è bellezza.

TG: Non fai la stampa digitale?

MCA: No.

TG: Perché?

MCA: Perché io preferisco lavorare a mano, mi piace di più anche il risultato finale.

TG: Complimenti.

MCA: Grazie.

Thomas Raimondi

TG: Thomas da dove vieni?

Thomas: Pavia

TG: Mi ha molto colpito quel bel disegno di mostri colorati, è una serigrafia molto bella, fai serigrafie?

Thomas: Sì, ma non solo, anche acquarelli, lavori digitali e un po' di tutto.

TG: Che studi hai fatto?

Thomas: Ho fatto grafica al Politecnico di Milano.

TG: Fai l'illustratore?

Thomas: L'illustratore, il graphic designer e diciamo che faccio anche cose un pochino più artistiche e libere, come lavori non su commissione. Faccio l'arte per l'arte.

TG: Chi sono questi esseri un po' mostruosi all'interno della tua serigrafia? Cosa rappresentano?

Thomas: Tempo fa mi piaceva disegnare di getto sui Moleskine questi mostriciattoli e contrapporre un segno più marcato ad uno più fine, per mettere in risalto entrambi. L'idea è nata ad uno studio di Milano che si chiama Le Raclet e si è trasferito a Berlino. Abbiamo portato un lavoro piccolino su un foglio grande espandendolo e colorandolo. Direi che sono abbastanza soddisfatto del risultato.

TG: Come avete fatto ad ingrandirlo?

Thomas: Abbiamo fatto una scansione a 1200 dpi e l'abbiamo colorata con Photoshop.

TG: Il progetto è tuo?

Thomas: Sì, è mio.

TG: Bello anche il contrasto dei colori tra un rosa fluo e colori freddi più tenui. Molto particolare.

Thomas: Ti ringrazio.

TG: E' una stampa a 4 colori?

Thomas: 5 colori.

TG: E' difficile stampare qualcosa così?

Thomas: Sì, è un lavoro di precisione, vanno fatti 5 telai per i vari livelli di colore. Bisogna stampare a mano ogni colore mettendo tutto bene a registro. Però la stampa non l'ho fatta io, ma la stampatrice del laboratorio. Io ho solo fatto il disegno.

TG: Come si chiama la stampatrice?

Thomas: Bera, dello studio Le Raclet, adesso è andata a Berlino.

TG: Ah non c'è più? Allora questo è un pezzo unico adesso?

Thomas: No, questa è una serie limitata a 27 copie. Questo è l'ultimo pezzo che ho io. Lei non lo so. Penso le abbia vendute tutte.

TG: Prezzo?

Thomas: 50.

TG: Titolo?

Thomas: Non me lo ricordo. (Ride)

Non me lo ricordo
Non me lo ricordo di Thomas Raimondi