giovedì 30 novembre 2017

Speciale Basement Art & Culture 14a Parte: Simona Cardinali

Siamo alla Pinacoteca Pianetti con Simona Cardinali. 
Ho già intervistato  Lisa Gelli e Nicola Alessanrdini, gli artisti delle opere esposte nel boudoir, ma per capire meglio l'importanza di questa operazione culturale inserita all'interno del Basement Party Festival, ho voluto sentire anche la curatrice della mostra. Ricordo a tutti che la mostra temporanea è ancora visitabile per un paio di giorni, fino a domenica 3 dicembre. Approfittatene!


Simona Cardinali
Simona Cardinali sulla porta che dà l'accesso al Boudoir del Palazzo Pianetti.
Tony Graffio: Simona, qual'è il tuo ruolo all'interno di questo spazio civico?
Simona Cardinali: Io sono lo storico dell'arte della Pinacoteca e lavoro come conservatrice e mediatrice culturale, come va di moda dire adesso. Mi occupo di tutto quello che sta dietro ad un museo. Un museo come il nostro in realtà è un organo molto vivo e molto attivo che, in un certo senso, deve anche avere un ruolo sociale all'interno della città: almeno questa è la visione che ci diamo come staff culturale del museo.
TG: Per favore, spiegami storicamente l'importanza di Palazzo Pianetti ed in particolare la funzione dell'ambiente in cui ci troviamo che in questi giorni ha accolto la mostra di Nicola Alessandrini e Lisa Gelli.
SC: Questo spazio che è il salottino privato degli appartamenti ottocenteschi di Palazzo Pianetti, un palazzo costruito da questa famiglia metà del '700 per dimostrare a tutta la città di Jesi il loro ruolo, sia sociale, che politico che economico, raggiunto all'epoca a metà dell'Ottocento viene ristrutturato e viene realizzato proprio questo piano che è l'appartamento ottocentesco dove i Signori Pianetti normalmente vivevano. Lo spazio dove ci troviamo adesso (il boudoir) è uno spazio molto originale e particolare, per l'epoca, ha un effetto acustico progettato dall'architetto Angelo Angelucci, un personaggio eclettico e davvero geniale che ebbe delle intuizioni molto originali per l'epoca. Si ipotizzava che la sala fosse deputata al suono della musica, ma riteniamo che queste restino soltanto delle supposizioni perché nei documenti conservati alla biblioteca planettiana della città che archivia il carteggio tra l'architetto, Angelo Angelucci che ristrutturò il piano e Vincenzo Pianetti, il committente, che in occasione del suo matrimonio con una Azzolino decide di affidare appunto a questo architetto la ristrutturazione del secondo piano del palazzo. Non è emersa nessuna prova che provi che l'ambiente fosse utilizzato per concertini, ma proprio perché questo ambiente risultava strettamente collegato con il camerino e la camera da letto, perché gli ambienti successivi sono questi, questo ambiente risultava essere un salottino/boudoir, un salottino privato...
TG: Un disimpegno tra una stanza ed un'altra...
SC: Sì, esatto. Un ambiente molto intimo...
TG: Dove chissà cosa succedeva...
SC: Esatto. Tra l'altro, Angelo Angelucci è stato un grande architetto e un ingegnere appassionato di armi. E stato anche il direttore dell'Armeria Reale di Torino, ha progettato questa stanza come un ambiente termale romano con questi archi di colore rosso che ne fanno uno spazio molto particolare che riprende i grifoni e le decorazioni floreali del Teatro Pergolesi, perché all'epoca del restauro di questo piano era aperto anche quel cantiere e si pensa che l'architetto abbia preso spunto anche da quel palazzo. Angelucci scrive al Marchese Pianetti: "Voglio che la tua sposa viva in una dimora che possa essere paragonato ai più bei palazzi di Firenze..." perché lei abitava a Firenze... In un'altra lettera racconta che gli artisti del teatro che erano venuti a vedere Palazzo Pianetti in restauro erano rimasti a bocca aperta davanti a tanto sfarzo. Sicuramente, è stata una ristrutturazione molto ambiziosa e anche molto costosa, tanto che i Pianetti sono andati in fallimento a causa di queste spese esorbitanti.
TG: L'Angelucci ha un po' esagerato e loro non hanno saputo tenerlo a freno...
SC: Eh, sì, hanno avuto proprio un tracollo finanziario...
TG: Come si è arrivati a proporre a dei giovani artisti di esporre in questo spazio e che significato ha questa scelta?
SC: Questo spazio è stato individuato come il più adatto ad ospitare mostre temporanee che vengono alternate alla collezione permanente composta da opere derivanti dal premio acquisto Rosa Papa Tamburi. Uno spazio molto caratterizzato ma comunque capace di accogliere opere di diversa natura in un modo così naturale che ci lascia sempre a bocca aperta. Anche con questa esperienza infatti dimostra di saper dialogare con opere molto distanti, sia concettualmente che stilisticamente dall'epoca in cui questo spazio fu costruito... La personale di Nicola e Lisa (autori del murale realizzato nel quartiere San Giuseppe) trova la sua ragion d'essere in Pinacoteca grazie al progetto Chromaesis e facendo un tentativo di collegare il museo con la sua città.
TG: Pensi che questo tipo di operazioni culturali che collegano il classico al contemporaneo si ripeteranno in futuro?
SC: Si perché questo è uno spazio che abbiamo deciso di dedicare proprio alle esposizioni temporanee. Ha una sua collezione permanente, ma vista la sua particolarità è molto carico di realtà e riesce a far emergere opere di diverso genere.
TG: Vero, le opere che abbiamo visto nel boudoir non sfigurano in questo ambiente, ma anzi ne escono valorizzate...
SC: Esatto, riescono a dialogare bene con ciò che le circonda. Abbiamo già presentato diverse mostre nel boudoir e ogni volta, grazie ad allestimenti sempre diversi, ci accorgiamo che vengono accolti molto bene anche dal pubblico.
TG: L'ingresso alla Pinacoteca è gratuito durante la mostra di Lisa e Nicola?
SC: E' gratuito nella sezione di arte contemporanea.


Tutti i diritti sono riservati


martedì 28 novembre 2017

Ai Confini del Basement Party: Starfuckers

Ci prendiamo una pausa dal Basement Party per parlare di un evento collaterale tenutosi, sempre a Jesi, la sera di giovedì 16 novembre. Al TNT suonavano gli Starfuckers, un gruppo sperimentale Bolognese che da circa 30 anni suona sulla scena Underground italiana. Ho assistito al loro concerto insieme al mitico Giampo Coppa di cui presenterò presto un'intervista che parlerà di Punk e Psichedelia, ancora all'interno dello Speciale Basement Art and Culture 2017.


Gli Starfuckers al TNT di Jesi
Gli Starfuckers al TNT di Jesi

Tony Graffio: Starfuckers, che piacere essere tra Voi dopo il concerto; sentiamo per primo Alessandro Bocci che si occupa della parte elettronica, computer, sintetizzatore e campionatore. Tu registri personalmente i suoni che hai utilizzato questa sera?

Alessandro Bocci: Sì, i suoni campionati li utilizzo in diretta attraverso un sint o un computer.

TG: Quali suoni raccogli e t'interessano?

Alessandro Bocci: Si tratta di suoni che abbiamo registrato a suo tempo e che abbiamo inserito nella nostra discografia in tutti questi anni di attività. Sono suoni derivati da sperimentazioni varie.

TG: Arrivano da strumenti musicali o sono suoni naturali?

Alessandro Bocci: Principalmente, da strumenti che modifico e rielaboro. Derivano dai nostri strumenti.

TG; Roberto Bertacchini suona la batteria da tantissimi anni, vero?

Roberto Bertacchini: Come tutti gli altri del gruppo.

TG: Manuele Giannini invece è la chitarra e la voce del gruppo. Da quanto tempo suonate insieme?

Roberto Bertacchini: Dal 1986/87.

TG: Da circa 30 anni allora... E' sempre brutto etichettare un gruppo musicale, ma se proprio dobbiamo farlo è meglio che lo facciate Voi... Come potremmo definirvi? O Indicarvi?

Roberto Bertacchini: Non Saprei...

Manuele Giannini: Il nostro riferimento è sempre il Rock and Roll. Noi rivisitiamo questa musica a modo nostro...

TG: Potremmo parlare di Rock elettronico sperimentale?

Manuele Giannini: Sì, sperimentale, ma la nostra formazione e la nostra cultura è basata sulla musica Rock. Non facciamo musica Jazz o Classica... però utilizziamo delle tecniche che derivano anche dalla musica classica... dal jazz e dalla sperimentazione. Nel Rock si suonano solo accordi minori e maggiori, ma io suono solo accordi dodecafonici.

TG: Siete tutti e tre di Bologna?

Alessandro Bocci: No, io e Manuel abitiamo a Bologna, anche Roberto ha abitato a Bologna, ma siamo originari di Massa Carrara.

TG: Non vi esibite tanto spesso in pubblico, siamo stati fortunati ad ascoltarvi qui a Jesi?

Roberto Bertacchini: Suoniamo raramente perché facciamo altri lavori...

TG: Non avete tanto tempo per esibirvi dal vivo, ma avete pubblicato diversi dischi...

Roberto Bertacchini: Beh, ma quello lo può fare chiunque...

TG: Non è proprio così...

Roberto Bertacchini: La musica è aperta a tutti! Non è necessario essere musicisti o essere bravi, basta suonare...

TG: Spiegatemelo meglio questo concetto che detto così mi sembra molto riduttivo... anche del Vostro lavoro...

Manuele Giannini: In realtà, abbiamo sempre più o meno suonato in pubblico, ma adesso era da 5 anni che non facevamo concerti: abbiamo ricominciato da un mese a questa parte, perché in occasione del Kracatoa Festival di Bologna ci hanno invitato a suonare come headliner (attrazione principale). E' stato grazie a Gianluca, l'organizzatore del festival se abbiamo preso questa decisione ed adesso stiamo facendo una piccola tournée di cinque date; poi torneremo a suonare con l'anno nuovo.

TG: Come siete arrivati qua a Jesi?

Manuele Giannini: Mah, dopo Bologna e Torino è uscita questa data, e domani saremo a Foligno. Jesi è una città interessante e il TNT è un posto molto bello per suonare e non volevamo perdercelo. Siamo contenti.

Roberto Bertacchini: Siamo molto contenti di essere qui, perché non siamo mai stati in questa città prima di adesso; c'è una bella realtà ed il centro è molto bello.

TG: Vero. Quanti dischi avete pubblicato? E' uscito qualcosa di nuovo di recente? Avete suonato anche con altri gruppi?

Manuele Giannini: La nostra storia è un po' lunga, come dicevamo sono 30 anni che suoniamo insieme... noi abbiamo incrociato diverse realtà musicali, a partire da Bologna, fino a suonare con i Sonic Youth...

TG: Davvero?

Manuele Giannini: Sì, due volte... Abbiamo attraversato vari periodi musicali ed abbiamo suonato con band diverse.

TG: Ci sono stati momenti migliori e momenti più difficili?

Manuele Giannini: Noi siamo sempre stati a buoni livelli...

TG: Intendo dire se c'è stata un po' di discontinuità nel vostro percorso professionale...

Manuele Giannini: Sì, nel senso che questa attività non l'abbiamo mai presa come un lavoro, pertanto non abbiamo avuto una costanza assoluta. Abbiamo suonato nei periodi in cui avevamo qualcosa da dire; negli altri periodi non abbiamo suonato: tutto qua...

TG: Prendete spunto da qualche sonorità particolare o vi considerate avulsi da quello che avviene intorno a Voi?

Roberto Bertacchini: Chiaramente ognuno di noi ha i suoi gusti musicali; io personalmente, in questo momento, non ho dei modelli di riferimento, non perché non ci sia in giro della bella musica, ma per cercare di mantenere la mente aperta. Cerchiamo sempre di rimanere noi stessi e facciamo quello che a noi piace. Ci proviamo, poi se quello facciamo piace a qualcun altro, meglio. Non abbiamo obiettivi precisi, suoniamo solo quando riteniamo che sia arrivato il momento giusto. Infatti anche i nostri dischi escono ogni tanto; non abbiamo mai pubblicato un disco all'anno... Ogni nostro disco ha avuto il suo particolare percorso e, guarda caso, sono anche molto diversi tra loro. Seguiamo il nostro istinto.

TG: Bologna è una piazza dove ci sono sempre stati tantissimi musicisti, anche molto bravi: come giudicate attualmente la realtà musicale dell Vostra città? Avete rapporti con altri colleghi?

Manuele Giannini: Sì, abbiamo soprattutto dei rapporti di amicizia, non essendo legati ad una scena particolare. Io per esempio ho prodotto i primi due dischi di Massimo Volume, un gruppo bolognese abbastanza noto. Abbiamo suonato con Stefano Pilia, per esempio, e con gruppi Mainstream, come gli Afterhours che fanno anche sperimentazione. Non siamo legati ad una scena, siamo sempre rimasti per conto nostro.

TG: E della realtà discografica attuale che cosa mi dite? I dischi si fanno fatica a vendere?

Manuele Giannini: Beh, sai... è un momento difficile da capire. Noi abbiamo iniziato a pubblicare i dischi quando ancora c'era il vinile e prima ancora del ritorno del vinile, quando ancora si registrava in studio con i nastri e queste cose qua. Abbiamo attraversato tutti i periodi; ma noi non facciamo un disco vero da 10 anni...

Roberto Bertacchini: Da più di 10 anni, dal 2006.

Manuele Giannini: Anche perché non c'è mai interessato fare delle auto-produzioni o uscire con lavori solo su internet e roba del genere... siamo sempre rimasti legati alla vecchia abitudine di avere un produttore discografico che si fa carico delle varie fasi produttive.

TG: Intendi questo quando parli di dischi veri?

Manuele Giannini: Esatto, mi riferisco alla vecchia concezione di un disco che prevede la figura del produttore che ti paga la sala d'incisione, che ti produce il disco, che te lo stampa, lo distribuisce e tutto il resto. Siamo legati a quel mondo. Se qualcuno ci chiede di fare un disco in questo modo e noi sentiamo di farlo, lo facciamo, altrimenti no. Noi non pubblichiamo niente.

TG: Che tiratura hanno avuto i vostri dischi?

Manuele Giannini: Abbiamo fatto dischi per etichette italiane e straniere, nel corso del tempo dalle mille alle duemila copie, però i nostri dischi, a partire dal primo del 1989, sono sempre stati ristampati, anche da etichette americane o svedesi... La nostra soddisfazione è proprio questa: anche se abbiamo pubblicato pochi dischi, ogni disco è stato ristampato più di una volta.

TG: La scelta di stampare su vinile esiste ancora?

Manuele Giannini: Noi siamo legati al vinile, ma  non ne vogliamo fare una retorica, però l'oggetto fisico del disco a noi piace.

TG: A livello di pura musica sperimentale che cosa avete fatto?

Manuele Giannini: Abbiamo fatto tutti anche altre cose, io personalmente non ho realizzato in tal senso dei supporti fisici, ma ho delle uscite digitali con un gruppo che si chiama Wait and Treble con un ragazzo che sta anche lui a Bologna. Sostanzialmente è un prodotto musicale Dub-Techno fatto solo con sintetizzatori analogici.

TG: Frequentate volentieri i festival?

Manuele Giannini: Se ci invitano sì; abbiamo suonato anche abbastanza all'estero: in Francia, Svezia e Spagna. A Parigi abbiamo suonato a Les Instants Chavirés che è un locale importante per il nostro tipo di musica.

TG: Prossimi appuntamenti dove potremo venire ad ascoltarvi?

Manuele Giannini: Probabilmente l'anno prossimo andremo ad un festival in Austria a Innsbruck.


Starfuckers
Roberto Bertacchini, Manuele Giannini e Alessandro Bocci.

Tutti i diritti sono riservati



Speciale Basement Art & Culture 13a Parte: David "Panic" Campana

"Quando il soggetto che sto dipingendo è una figura umana, il dettaglio che lascio per ultimo sono gli occhi. Una volta realizzate le pupille il dipinto prende vita." Panic

Per vedere l'esposizione di David "Panic" Campana sono andato al Comida, in via della Vittoria 61, dove il Basement Party aveva uno dei suoi poli esterni di riscaldamento per la festa che poi è continuata con concerti dal vivo e Dj set in altri locali cittadini.


David Panic Campana al Comida
David Panic Campana al Comida

Tony Graffio: Panico, chi sei?

Panic: Mi chiamo Davide Campana, sono un ragazzo di Chiaravalle, in provincia di Ancona, ho 37 anni. Sono nato nel 1980, non so se me lo volevi chiedere, ma io disegno da quando avevo 16 anni, cioè dal 1996. E' da quell'anno che ho iniziato a firmarmi: Panic.

TG: A chi fai paura?

Panic: In realtà, il motivo di questo soprannome è tutto l'opposto di quello che si potrebbe credere. Non deriva da voler essere un bel tenebroso hardcore, ma mi arriva da alcuni amici che mi prendevano in giro quando giocavamo a pallacanestro, la storia è un po' lunga...

TG: Beh, noi abbiamo tempo, se vuoi ce la puoi raccontare...

Panic: Ah, va bene, a me piace la pallacanestro, la NBA quella storica di Michael Jordan e di quei giocatori. Avevo le partite del Dream Team registrate sulle videocassette VHS, quelle che ormai sono diventate cimeli da collezionisti. Nella nazionale americana, all'epoca giocava anche Dominique Wilkins; ad ogni clip del giocatore era associata una canzone, per la maggior parte Hip-hop, Funky e roba del genere, una di queste canzoni si intitolava Manic Panic e siccome quando giocavo sotto-canestro facevo più male che risultati, inavvertitamente ovviamente, mi prendevano in giro.

TG: Quando arrivavi scappavano tutti...

Panic: No, perché una volta ho quasi spaccato il setto nasale ad un amico, ma non ho fatto apposta...

(Risate)

TG: Chissà poi quando ti arrabbi...

Panic, Ma no, figurati, è proprio l'opposto, a parte che io non mi arrabbio mai...

TG: Ok, Panic e tu ti esprimi con la Spray-art?

Panic: Sì, dipingo con gli spray ormai da 21 anni...

TG: Ti commissionano dei lavori?

Panic: Sì, da quando ho deciso che volevo fare questo lavoro. Le carte giuste le avevo, quindi perché non mettere a frutto queste capacità? Nel 2014, ho proposto per la prima volta un mio progetto legato alla Divina Commedia. Ovviamente, non l'ho venduto perché è un progetto di presentazione e da lì sono partite diverse commissioni...

TG: Dove l'hai esposto?

Panic: A Roma, ma anche a Monaco.

TG: Dove a Monaco?

Panic: Nell'ambito di un'estemporanea di vari artisti: italiani e stranieri. Tra circa una ventina di artisti italiani c'ero pure io, grazie ad una galleria d'arte di Roma che mi aveva proposto di andare in Germania.

TG: Bene. Tu hai ideato questa Commedia Media.com per ricordarci che la nostra vita è una finzione umana?

Panic: Bravo, quello è! Dall'inizio alla fine, infatti nella tela iniziale c'è un occhio in cui si riflette un feto e quello è il cerchio della vita...

TG: Bellissimo! Quindi tu sei un ciclico?

Panic: Sì un ciclico.

TG: Perché la realtà c'è chi la interpreta in maniera lineare e chi invece in modo ciclico...

Panic: Mi sento più spiralico allora... che vuol dire non essere sempre uguale. Semiologicamente parlando qualcosa rimane; ovviamente il progresso avanza e qualcosa cambia sempre.


Inferno Canto III - Panic
Inferno Canto III - Panic

TG: Inserisci dettagli importanti negli occhi perché gli occhi sono gli elementi più espressivi della persona?

Panic: E' una cosa che hai sentito te? Oppure hai letto la mia presentazione scritta?

TG: Beh, è un fatto risaputo...

Panic: A me piace molto il figurativo, rappresento molto le persone e gli animali: gli occhi sono la base di tutto, infatti li dipingo sempre alla fine, perché nel momento che metti loe pupille esce la personalità di chi rappresenti, se hai fatto un lavoro fatto bene...

TG: Quindi avere le pupille rosse piuttosto che nere, o bianche ti dà qualcosa in più?

Panic: Il personaggio che vedi alle mie spalle è l'eccezione: lui è Satana che si fa il selfy. Quando ho iniziato a illustrarlo io era la prima volta che s'incominciava a parlare diffusamente di questo gesto.


Canto XXIV Lucifero si fa il selfy davanti ai dannati - Panic
Canto XXIV Lucifero si fa il selfy davanti ai dannati - Panic

TG: E' vero, eravamo intorno al 2013/2014.

Panic: Per esprimere un discorso di contemporaneità, ho pensato proprio a Satana che si faceva un selfy. L'idea di Lucifero, in quanto angelo portatore di luce non è brutta, quindi ho pensato ad un bel ragazzo all'Inferno che si fotografa con tutti i dannati sofferenti dietro a lui. Hai visto com'è soddisfatto?

TG: Mamma mia! Panico e paura! Assomiglia vagamente a qualcuno, ma non so dire a chi...

Panic: E' un volto che ho preso da una fotografia sul web, dovrebbe essere il marito di una tennista famosa.

TG: Hai messo insieme varie cose...

Panic: Bravo, poi ho lavorato con Photoshop per montare le varie immagini le une sulle altre. Le monto e poi le dipingo.

TG: Lavori solo con gli spray o anche con altre tecniche?

Panic: Preferisco gli spray, però se devo usare i pennelli, lo faccio. La mia idea è quella di spingere lo spray fino al limite, anche sulle superfici piccole. Le tele che vedi qua sono di cm 50X50, di solito che lavora con gli spray in una dimensione così dipinge solo un occhio.

TG: Sono tele intelaiate?

Panic: Sì.

TG: Infatti, non è abituale fare lavori di questo tipo, così piccoli...

Panic: Però, ci si può arrivare... Il mio punto di riferimento è Eron.

TG: Per le scritte in stile televisivo CNN hai realizzato degli stencil?

Panic: Esatto. Ho voluto dare un po' più di profondità e rendere l'immagine ancor più contemporanea fino ad arrivare all'occhio del Grande Fratello ed all'occhio televisivo che in qualche modo richiama anche i cerchi delle cantiche e i gironi dell'Inferno.

TG: La tua arte è proprio l'espressione dei nostri tempi?

Panic: Lo spray è questo. Gli stencil li uso solo per le scritte o per i dettagli, quando serve e se serve è qualcosa di voluto.

TG: Benissimo. Domani ti consegnerò un oggetto misterioso che tu accetterai e poi dovrai decorarlo, come stanno facendo altri artisti presenti al Basement. Poi me lo riconsegnerai e faremo una piccola esposizione dei vostri lavori. Ok?

Panic: Ok.

TG: Potrai customizzarlo e trasformarlo in un personaggio presente nella Divina Commedia, se vuoi.


Panic: Va bene.

Zucca Ornamentale Tony Graffio Per Basement Party
Una zucca veramente da Panico firmata Davide Campana.

Note biografiche di Davide Campana
Dopo la maturità scientifica, si laurea presso l'Università Alma Mater di Bologna alla Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di arti visive (DAMS), specializzazione in Arti visive, con la tesi di laurea dal titolo: "Tracce di colore con un codice, per una semiotica del writing".Già dai primi anni bolognesi collabora in maniera sempre maggiore con Speeddrawing5, studio di documentazione tecnica, specializzandosi in disegno tecnico e acquisendo nozioni sulla manualistica, sulle documentazione tecnica e sulla grafica in generale.Il percorso di studi si evolve parallelamente a quello lavorativo; dopo Bologna, Campana frequenta a Roma l'Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie, affinando le conoscenze del percorso accademico e diventando così un grafico pubblicitario a tutti gli effetti.La passione per lo spray continua e, col tempo, quello che per anni è stato un semplice hobby si rivelerà qualcosa di più: gli vengono commissionati i primi lavori, sia per abitazioni private sia per locali e/o negozi aperti al pubblico.Il supporto utilizzato varia dalle pareti (interne e/o esterne) alle tele e ai pannelli di misura ridotta.

Presentazione di Media.com

Che cos'è la Divina Commedia dantesca, se non la storia dell’essere umano e del suo rapporto con l'Aldilà?
Nella società contemporanea questo rapporto ha assunto un carattere molto diverso rispetto a 700 anni fa. L'avvento dei nuovi mass-media ha fatto si che "la conoscenza" sia immediata e alla portata di tutti, causando così un sovra-dosaggio di informazioni che ha scardinato le abitudini, i ritmi e i valori di un tempo. Oggi, quello che conta è apparire e ciò che assume un ruolo fondamentale non è più il messaggio che si vuole comunicare bensì "il messaggero". Di conseguenza, anche il rapporto dell'uomo con l'Aldilà entra in crisi e viene ridimensionato ad una condizione paradossalmente più effimera, come se fosse soltanto un'immagine all'interno di uno schermo televisivo.



L'ambiente amichevole e rilassante del Comida

Tutti i diritti riservati



lunedì 27 novembre 2017

Speciale Basement Art & Culture 12a Parte: Murder Farts


Murder Farts al Basement Party
Murder Farts al Basement Party

Al Basement Party 2017, come giustamente ha osservato il pubblico intervenuto, l'offerta artistica è stata grande e molto ampia. Io stesso non sono riuscito a visitare tutti i poli della festa in cui sono state allestite le mostre, gli spettacoli musicali ed i Dj-set, però ho voluto ascoltare quanti più artisti, ospiti, espositori e personaggi particolari hanno preso parte a questo evento che sicuramente verrà ricordato a lungo, sia per la qualità intrinseca delle proposte culturali che per aver attirato un gran numero di visitatori da ogni dove e per il gradimento generale della manifestazione.
Non è semplice mettere insieme spazi istituzionali come la Pinacoteca Pianetti ed un centro sociale autogestito come il TNT; o l'arte di strada e le proposte colte di artisti che da decenni ricercano il loro segno, esprimendosi con tecniche sperimentali o desuete, eppure a Jesi abbiamo visto di tutto e conosciuto nuovi amici che ci hanno insegnato perfino ad apprezzare i mostri e le loro stravaganze.
Sistemato in un angolo tranquillo, in fondo alla Galleria del Cotton Club, tra le pazzesche chitarre di Alberto Forstner e gli inquietanti robot di Wolfenstein, Murder Farts si pavoneggia davanti ai suoi quadri tridimensionali che sprizzano ironia da ogni poro e sembrano essere stati creati per clonazione, più che per modellazione...
Fortunatamente, sono riuscito ad assistere anche al concerto dei Plutonium Baby al Man Cave, dove sabato 18 novembre erano esposte altre creature su ruote del noto spaventoso artista Underground romano che, in seguito, ci ha deliziato le orecchie con una sua Dj-session/show di ottimo R'n'R. Prezzi delle opere ad personam...

I modellini mostruosi di Murder Farts
Le miniature mostruose di Murder Farts

Murder Farts: Dica...

Tony Graffio: Dove e quando sei nato?

MF: A Roma! Quando, non me lo ricordo perché penso che ero talmente piccolo che non potevo ricordarmelo... Forse lo sa mia mamma...

TG: Glielo chiederemo allora...

MF: Glielo chiederemo...

TG: Di cosa vuoi parlarmi?

MF: Boh!

Murder Farts
Murder Farts 666% Rotten Custom Monsters

TG: Della Santissima Trinità?

MF: Certo! Perché no? La Santissima Trinità... Esiste da circa un anno... E' un collettivo artistico, anche se non mi piace questo termine... Vabbé, per prima cosa siamo tre amici. Seconda cosa: siamo tre fottuti punk-rockers, due omini e una donnina: Simone Lucciola, io e Paulette Du dei Plutonium Baby. Ci conosciamo da sempre per aver partecipato a concerti, fatto musica e tutto il resto. Abbiamo il nostro stile nelle arti grafiche, scultoree ed altre discipline artistiche. Un giorno, un po' per scherzo, abbiamo fatto una mostra insieme, l'abbiamo chiamata la Santissima Trinità ed adesso ci siamo accorti che la Santissima Trinità è un pacchetto. Se tu chiami la Santissima Trinità, ti portiamo le mostre di tre artisti ed un concerto con la band, perché a parte Paulette Du, anche Simone suona in un'altra band. Oltre alle mostre ti suoniamo del buon R'n'R: questo è quello che facciamo.

TG: Divisi, ma inseparabili?

MF: Per adesso, sì. Siamo inseparabili... per adesso... Però l'unione funziona e ci diverte. La cosa bella è che tutto è tenuto insieme dal Rock and Roll che porta avanti la musica che proponiamo ed i miei Dj-set.

TG: Qual'è il vostro motto?

MF: Il motto della Santissima Trinità è: Punk; Monster and Rock and Roll!

TG: Ah, però!

MF: Eh sì, è questo: è un cerchio legato all'inizio e alla fine. E' un continuum...

Murder Farts
CRAMPS

TG: Spiegami meglio il concetto di "Monster", per favore.

MF: I "Monster" sono i mostri, sono le persone differenti, gli esseri diversi, perché per noi il termine mostro non è dispregiativo... Anzi... Essere diverso, essere un freak è un pregio. Io sono diverso, perché tu società mi hai visto diverso... E' tutto un sistema che funziona così!

TG: Da quanto tempo ti fanno sentire così?

MF: Dal 1971? Da quando sono nato? Specifichiamo... non c'è nessuno che mi fa sentire diverso... A chi mi fa sentire diverso, io gli cago in bocca... Ti voglio citare una frase: " Mostro, come diverso, respinto dalla società, condannato a priori. Costretto a compiere azioni malvagie e a diventare un ribelle..." Costretto... a compiere azioni malvagie...

Murder Farts
Murder Farts' Monster

TG: L'hai scritto tu?

MF: No, è una sentenza che ho trovato cercando varie definizioni di mostro. E' una citazione che trovi leggendo il romanzo di Mary Shelley: Frankenstein. Questa frase rappresenta la creatura del Dottor Frankenstein; per questo, se hai fatto caso, nelle mie opere io utilizzo molto quel mostro, proprio per citare queste parole. Sei tu che decidi che quello è un mostro, un diverso: tu società. Non sono io diverso, non sono io malvagio... sei tu che decidi. E questo è quello che pensa anche la Santissima Trinità... Parappappapà, finiamo così.

Murder Farts DJ
Murder Farts al Man Cave di Jesi

Tutti i diritti sono riservati

domenica 26 novembre 2017

Speciale Basement Art & Culture 11a Parte: Nicola Alessandrini e Lisa Gelli

Il Basement Party è in mostra anche alla Pinacoteca Pianetti di Jesi, fino a Domenica 3 dicembre 2017.

Nicola Alessandrini alla Pinacoteca Pianetti
Nicola Alessandrini

Lisa Gelli e Nicola Alessandrini, che cosa avete esposto in questa bellissima sala circolare della Pinacoteca Pianetti di Jesi?

Nicola Alessandrini: Qui trovi due estratti dal mio lavoro e da quello di Lisa. Abbiamo cercato di legare i disegni che abbiamo portato in pinacoteca al progetto "Specie Migranti" che abbiamo realizzato nel quartiere San Giuseppe con un grande mural, lo scorso ottobre. Ci interessano le tematiche che hanno a che vedere con l'immigrazione, la guerra, la concordia e quanto altro. Ho portato qui un estratto di alcune opere che avevo presentato l'anno scorso a Bologna presso la Galleria Portanova 12 in una mostra che si chiamava Batracomiomachia, prendendo il nome da una satira teatrale greca del VI secolo A.C. attribuita ad Omero, in cui si narra della guerra come un antagonismo tra rane e topi.

TG: Vedo che ci sono anche altri elementi che esulano un po' da questo discorso, come la Fiat 127...

NA: Beh, logicamente, all'interno di questa satira abbiamo inserito una serie di elementi presi dalla nostra contemporaneità... C'è anche l'immagine dell'esplosione di un'automobile che potrebbe essere un'autobomba, o la 127 presa come esempio di autovettura nazional-popolare: era anche la macchina che guidava mia madre... La vediamo esplodere proprio perché in questi tempi esplodono tutte le nostre certezze... Volevo rappresentare la guerra con un'immagine ridicola, come un evento che non crea eroi, ma soltanto vittime da una parte e personaggi ridicoli dall'altra. Al contrario dei vari guerrieri agghindati che ho posto sulle pareti di questa sala.


Lisa Gelli
Lisa Gelli

Tony Graffio: Lisa, vuoi dire anche tu qualcosa?

Lisa Gelli: I miei lavori sono a colori e sono stati disposti sui tavoli presenti nel boudoir. Sono anch'essi degli estratti che riguardano altri progetti che raccontano appunto la situazione dei migranti e l'interculturalità. Per esempio, c'è tutta la serie all'interno del calendario interculturale in cui ogni mese presentava una ricetta illustrata appartenente a diversi paesi. Erano tutte ricette a base di fiori; poi ci sono altre illustrazioni realizzate per un libretto di un centro di accoglienza di Vasto ed altre illustrazioni prese da un libro  inedito che si intitola: "La lingua dei pesci", con i testi di Marco Taddei.

TG: In alcune tue illustrazioni vediamo una nave carica di tantissime persone col becco. Perché hanno il becco?

LG: Sono persone che arrivano sulle spiagge di una nuova terra; dopo una breve scolarizzazione ricevono la carta d'identità e da lì iniziano la loro "vita normale" in un nuovo paese, finché non succede qualcosa che li fa dubitare del concetto di casa, famiglia, accoglienza, eccetera.


Un'illustrazione di Lisa Gelli

TG: Ho capito, dubitano di aver fatto una scelta giusta... Il fatto di vederle con un becco da uccelli, li pone un po' di fronte alla loro disumanizzazione? Per loro sarebbe stato più facile migrare se fossero dei volatili?

LG: Sì, in loro troviamo un po' questo concetto dell'antropomorfo che abbiamo ripreso anche nel mural delle "Specie Migranti". Questi lavori esposti sul tavolo li ho realizzati con i timbri, per cui c'è lo stesso personaggio che si ripete; mentre con gli interventi a china ho caratterizzato il protagonista e le scene vissute da questo personaggio.

TG: Chiaro. Nicola, tu invece che tecnica hai utilizzato nei tuoi disegni?

Nicola Alessandrini: Si tratta di semplici matite in grafite su carta.

TG: Quindi sono dei pezzi unici?

NA: Sì, sono originali su carta. Personalmente, non amo molto i multipli, preferisco lavorare col sudore della mia fronte.


Uomo disegnato a matita con testa di bambino nero sulle spalle
Uno dei lavori a matita di grande formato di Nicola Alessandrini.

TG: I lavori sono in vendita?

NA: Certo, tutto è in vendita.

TG: Quant'è la tua richiesta per questo uomo nudo con un teschio di cavallo sulla testa?

NA: E' il teschio di un asino... Si tratta di una rievocazione mitica di Sansone, non ha i capelli a dargli forza, ma ha il volto coperto, forse per non vedere la violenza che sta attuando; mentre l'altro uomo è una vittima che combatte contro una delle sue paure: quella grossa testa nera di bambino...

TG: Il formato è notevole: 2,20 X 1,50? 

NA: No, è 2 metri e 40 centimetri per 1 metro e quaranta centimetri, circa...

TG: Denari richiesti?

NA: 1800-2000 euro a pezzo.

TG: Potremmo definire questi lavori quasi iperrealisti?

NA: No, anzi... c'è una fortissima ricerca del segno, non mi interessa la concretezza del soggetto, come non mi interessa l'Iperrealismo. Visto da vicino il mio lavoro è quasi astratto.

TG: I graffi sopra il disegno?

NA: I graffi arrivano quasi sempre alla fine, quando mi sono stancato e non riesco più a fare gli ultimi ritocchi e allora partono i graffi...

TG: Non è che il disegno era fatto troppo bene e con quei segni hai voluto "umanizzarlo" e renderlo meno preciso?

NA: (Ridendo) No, no... I graffi fanno parte del mio linguaggio... non mi interessa l'Iperrealismo, sono linee cinetiche, ma realmente cinetiche... nel senso che mi metto lì  e mi metto a colpire il mio lavoro. Mi viene naturale...

TG: Sono opere che rendono il tuo lavoro quasi più sofferto?

NA: Mmmm...

TG: Più dinamico?

NA: Ogni tanto tra i segni si può trovare anche qualche "bestemmina"; spesso vengono anche cancellate, non so nello specifico se si possano trovare anche in questo...

TG: Qualche porco... ci scappa!

NA: Qualche porco... ci scappa...

TG: Eh sì, perché è anche un lavoro abbastanza lungo da realizzare, vero?

NA: Non eccessivamente... Più o meno i tempi di realizzazione dei disegno grandi e quelli piccoli sono gli stessi. Perché nei piccoli c'è più cura nel particolare, mentre nei grandi c'è più un lavoro di ripetizione gestuale.

TG: Si va in una specie di trance o c'è una coscienza di quello che si fa?

NA: Una via di mezzo tra le due cose, c'è una sorta di consapevolezza, però mi piace anche lavorare svuotandomi la testa da ogni pensiero.

TG: Mi è concessa una domanda stupida?

NA: Vai pure...

TG: Quante matite hai consumato?

NA: (Ci pensa, quasi volesse contarle...) Tantissime, tantissime... Le morbide poi ti vanno via veramente a ripetizione.

TG: Vuoi dire qualcosa anche del Ratatà, visto che Nicola Alessandrini è l'organizzatore di quel bellissimo Festival dell'illustrazione, del fumetto e dell'editoria indipendente che si tiene in primavera a Macerata?


Lisa Gelli nel boudoir del Palazzo Pianetti di Jesi con la sua serie di illustrazioni sui migranti.
Lisa Gelli nel boudoir del Palazzo Pianetti di Jesi con la sua serie di illustrazioni sui migranti.

NA: Uno degli organizzatori... Anzi la presidentessa è Lisa Gelli...

TG: Ah, caspita!

(Risata di Nicola)

LG: Siccome sono una donna, alla fine ci si dimentica sempre di me...

TG: No, no tranquilla, sentiremo anche te su questo argomento... So che la Vostra manifestazione si sta avviando alla quinta edizione... Non sarà mica l'ultima, vero?

NA: Questo non si sa ancora. Per noi, il 2018 sarà un anno di cambiamento. Sicuramente abbiamo l'intenzione di andare avanti. Io lo vivo molto come un progetto artistico, quindi va al di là di un evento festivaliero e cerco di metterci la stessa cura che riservo ad un mio lavoro. Lo stesso amore, insomma. Questo proposito fa del Ratatà una manifestazione molto impegnativa e molto duro. Ogni progetto deve essere portato avanti in maniera corale, le scelte non vanno fatte da un singolo, ma da un gruppo di persone che hanno le competenze per fare le cose bene. Inoltre, vorrei che il Ratatà fosse inserito all'interno di un ambito culturale, sociale e cittadino.

TG: Nelle ultime edizioni il Ratatà è cresciuto molto, se ne fa un gran parlare, al pubblico ed agli espositori è piaciuto molto, è stato apprezzato da tutti; tante persone vogliono partecipare... Siete contenti di come stanno andando le cose? Che cosa si vuole cambiare?

NA: Noi siamo felicissimi di quello che abbiamo fatto: quello che deve cambiare è il rapporto con la città che deve crescere per permetterci di lavorare sempre al meglio e venire incontro alle aspettative delle persone che arrivano al festival.


Lisa Gelli Basement Party
Uno dei lavori esposti da Lisa Gelli.

TG: Lisa, mi sembra che Nicola sia un po' troppo politico nel suo modo d'esprimersi, che problemi ci sono tra il Ratatà e Macerata?

Lisa Gelli: (Ride) Non è che ci siano problemi, però dopo 4-5 anni che lavoriamo ad un progetto così grande, considerando che tutti noi siamo illustratori professionisti, dopo un po' diventa faticoso investire tutte le energie che servono in un progetto di questo tipo.

TG: O si disegna o si organizza.

LG: Per molti mesi dobbiamo fermare la nostra attività, cosa che non sarebbe nemmeno tanto male, perché il festival fa parte per tutti anche di una ricerca e di una crescita personale. Solo che sostenere un impegno di questo tipo è difficile, sia a livello di energia fisica che a livello di energie economiche; spesso quando dobbiamo ripartire ci facciamo molte domande, ci chiediamo se il posto è quello giusto e se ci sono ancora possibilità di crescita sul nostro territorio. Quest'ultima è una domanda importante perché altrimenti bisognerebbe stabilire una parabola per la crescita di un evento che oltre certi limiti non può arrivare; mentre è stimolante sapere che ogni anno puoi fare di più. Invece, ogni anno risulta difficile riuscire a fare meglio dell'anno precedente.

TG: Questo bellissimo spazio civico vi è stato concesso dalla responsabile della Pinacoteca Pianetti?

LG: Sì, perché insieme al mural in via San Giuseppe c'è stato richiesto di portare qualcosa anche all'interno della pinacoteca, per mostrare anche un estratto dei nostri lavori.

TG: Tu sei toscana?

LG: Sì, di Empoli, però vivo nelle Marche da sette anni. Sono arrivata a Macerata per frequentare un master d'illustrazione, poi da lì, grazie ai contatti, ai lavori ed al festival, ho deciso di fermarmi qua.

TG: Come donna, hai qualcos'altro da dire?

LG: Mi viene da ridere, perché anche al Ratatà, nonostante sia una delle fondatrici del festival, nonché l'ideatrice, spesso vengo bypassata, però non fa niente, l'importante è che venga riconosciuta l'importanza della manifestazione.

TG: Non ti preoccupare, adesso Tony Graffio si prodigherà per far sapere che le donne hanno un ruolo molto importante nel mondo dell'arte e che Lisa Gelli è la Presidentessa del Ratatà. Grazie.

LG: Siamo in tanti, il Ratatà è cresciuto molto, oltre a me ci sono un sacco di altre ragazze che lavorano al festival...

TG: Ne citiamo qualcuna?

LG: Sì, certo: Claudia Palmarucci, Francesca Pennesi, Michela Zenobi, Marie Cécile, che tra l'altro ha anche realizzato un mural nella galleria del Cotton Club insieme agli "Uomini nudi che corrono" per il Basement Party.


Nicola Alessandrini Lisa Gelli
Il Mural di Lisa Gelli e Nicola Alessandrini: Specie Migranti

Domenica 3 dicembre 2017 il Finissage del Basement Party si terrà alla Pinacoteca Pianetti.

Tutti i diritti sono riservati