giovedì 28 settembre 2017

Giovani fotografi di talento a Phototrace 2017, quali speranze in Italia?

"Ci sono sempre più scriventi e meno scrittori. E' quasi implicito dire che ci sono sempre più fotografanti e meno fotografi." Roland Barthes

Io sono natura di Giacomo Calvagno
Io sono natura di Giacomo Calvagno

Oggi come oggi è sempre più difficile ricevere un compenso economico per ciò che si fa; chi scrive per i giornali come free-lance (vedi: collaboratori) spesso riceve cifre ridicole intorno ai 5 euro a cartella dattiloscritta, senza poi considerare che da queste cifre vanno tolte le tasse, i contributi, l'IVA, le assicurazioni mediche e tutto il necessario per tenere in vita una macchina statale onnivora che fagocita tutto e non ridistribuisce nulla, o quasi, in cambio. Ha ancora un senso lavorare in Italia? Ed ha ancora un senso svolgere un lavoro intellettuale? Evidentemente no, anche perché l'Italia non è interessata a crescere e a coltivare persone preparate culturalmente che possano avere delle idee importanti per rivitalizzare un paese agonizzante in cui Mafia, nepotismo, corruzione e ignoranza la fanno da padroni a tutti i livelli (specialmente quelli apicali). Le giovani menti valide vengono "invitate" a lasciare il Belpaese; allo stesso tempo si preferisce accogliere i disperati, coloro che venendo da situazioni impossibili accettano di buon grado quelle briciole che gli si concedono; è molto più facile gestire coloro che non conoscono le regole del gioco e sono facilmente sfruttabili, anche e soprattutto dalla malavita e dalle nuove mafie.
Non stiamo più vivendo soltanto in un continuo gioco al ribasso ed una sfrenata svalutazione del potere d'acquisto, ma in una realtà che vede mortificare e disattendere ogni possibile via d'uscita da una crisi conclamata di tipo: etico, morale, economico, culturale, sociale e demografico.
Parlare di scriventi e di scrittori, di fotografanti e di fotografi, in una realtà come quella italiana, trovo che sia non solo un modo abbietto per indicare chi non sa fare un certo lavoro, ma anche una precisa metafora per definire l'aspetto più triste di una società in cui non c'è più spazio per chi ha qualcosa da dire e dei sogni da realizzare. Ormai non c'è più contropartita economica in cambio di ciò che in troppi vogliono fare (anche perché non ci sono alternative...). Tutto è basato sulla menzogna in un paese in cui anche i sindacati sono collusi al potere politico e dove i mass-media si occupano di falsi problemi per distogliere i cittadini dalle loro miserie personali.
Se per i primi anni, il lavoro di un ricercatore scientifico, di uno stagista o di uno specializzando ospedaliero non viene pagato e forse solo in seguito gli si riconoscerà una specie di rimborso spese, come si può pensare che colui/colei che realizza immagini, scrive, suona, crea musica o si esprime per mezzo di altre arti venga retribuito?
La società attuale, grazie al facile accesso ai sistemi informatici che permettono di metterci in contatto con le idee di persone che vivono molto distanti da noi e all'automatizzazione/semplificazione di molti processi tecnologici, ha reso più popolari certi linguaggi e più comune la possibilità di utilizzarli, ma non ha saputo/voluto riconoscere alle masse il beneficio di fruirne in modo da poterne trarre un controvalore economico.
Viviamo davvero in un mondo libero e democratico se poi alla fine la vera selezione viene fatta solo dal denaro?
Chi dispone dei soldi per pagarsi le critiche benevole di uno Sgarbi, tanto per fare un nome qualsiasi noto a tutti, o per partecipare a fiere dell'arte (sempre a pagamento; per avere uno spazio alla MIA di Milano occorrono 4000 euro e generalmente questo è il prezzo richiesto anche da altri in Italia; in Francia ed in Europa si paga di più, ma c'è una maggior selezione) può sperare di ambire a far conoscere il proprio nome al pubblico e forse persino, un giorno, di vendere le proprie opere? 
Questo è un po' il preambolo di una situazione che ha visto di fatto la morte della fotografia commerciale e poche altre possibilità per un lavoro che il più delle volte viene pagato solo con promesse disattese e offerte di maggiore visibilità.
La responsabilità di questa situazione è un po' anche di chi ormai vive più nel mondo virtuale che in quello reale e si batte fino all'ultimo per guadagnarsi un like, o un +1, anzi che far rispettare i propri diritti.
Si perverrà ad una soluzione ragionevole prima che sia effettivamente troppo tardi per rimettere insieme i cocci di un mondo perduto? Difficile dirlo; nel frattempo i giovani fotografi nascono e crescono anche nelle zone un po' dimenticate dalle rotte della cultura tradizionale, dei festival fotografici più à la page e dalle fiere d'arte.
Merito di Phototrace è quello di essere arrivato dove altri non sono passati prima. Spero che un minimo di coerenza venga riconosciuta anche a "Frammenti di Cultura" che con il suo "Speciale Phototrace", in questi giorni, cerca di portare alla conoscenza di chi ha perduto questo fantastico evento indipendente (media nazionali inclusi) i nomi e le immagini di alcuni giovani di valore, in modo che si possa dar loro po' di speranza per un futuro che appare tutt'altro che roseo. 

Inizio una piccola carrellata tra i giovani fotografi, intesi anche come persone alle prime esperienze con la fotografia digitale, presenti a Phototrace 2017 alla sezione "Scrivimi" di Palazzo Samone, una sorta di biblioteca fotografica dove ogni autore poteva presentare sei fotografie per illustrare un racconto per immagini a tema pseudo-letterario.

Phototrace 2017 Scrivimi
Alice Faletto, 27 anni, lavora in un cinema multisala.

Alice Faletto ha preso spunto dalla parola "Scrivimi" per iniziare un suo breve percorso fotografico; ha associato questa parola ad un modo di dire che prevedeva un sapere scolastico di base legato al leggere, scrivere e far di conto. Poiché la nipotina della giovane fotografa ha da poco iniziato la scuola elementare, Alice ha pensato di immortalare la bimba mentre a casa faceva i propri compiti. Ober Bondi, coordinatore del Gruppo Har, ha dato un tema comune ai vari ragazzi che lo hanno svolto in modo personale, è interessante osservare come sia stato interpretato da tutti in modo diverso. Alcuni sono partiti dal ricordo della lettura di un libro, altri da una frase importante e c'è perfino chi ha inteso i segni lasciati dalle forze naturali come un modo di "scrivere" sulla roccia e l'ambiente circostante. Effettivamente, la scuola è il luogo dove si ha il primo contatto con la scrittura e l'alfabeto, ha fatto bene Alice a mostrarci questa realtà, riprodotta molto bene tra le mura casalinghe. Si tratta di scatti spontanei, rubati ad una bambina mentre svolgeva il proprio dovere di alunna delle scuole elementari. Soltanto le ultime fotografie della serie introducono un telefonino, elemento che è stato d'aiuto a distrarre la bambina dalla sessione di posa, ma al tempo stesso questo strumento tecnologico può anche essere visto come il presente/futuro di un linguaggio in evoluzione.

 Progettoalice di Alice Faletto

 Progettoalice di Alice Faletto

Scrivimi Phototrace 2017 Cuneo
  Progettoalice di Alice Faletto

Phototrace 2017 Scrivimi
Giacomo Galvagno, 30 anni, informatico.

Giacomo Galvagno è un appassionato della natura che lo scorso anno ha effettuato un viaggio in Islanda in solitaria e ne riporta splendide fotografie in bianco e nero, stampate da Andrea Scarzello. Era alla ricerca di uno scatto che sapesse sintetizzare lo spirito di un'isola in perenne cambiamento geografico, a causa delle eruzioni vulcaniche e dell'erosione dei fiumi; un modo anche di farci riflettere sulla transitorietà della nostra condizione e sulle forze della natura. L'Islanda è molto mutata morfologicamente a causa di una forte eruzione vulcanica nel 2004 che ha raso al suolo molti paesi ed è andata addirittura a modificare l'economia della nazione. L'acqua scrive all'interno del paesaggio la sua storia e lascia un segno indelebile, ma in continuo mutamento. Giacomo, giustamente, ha scelto di rappresentare il tutto in un bianco e nero alquanto drammatico che riesce a farci concentrare sulle forme di ciò che ha ripreso. Fotografie digitali realizzate con una Canon 7 Mark II con obiettivo sul quale sono stati posti filtri di contrasto di vetro e di base un filtro ND 1000 che permette di ottenere tempi di scatto lunghi anche in presenza di forte illuminamento, filtri degradé e polarizzatori.

Phototrace 2017 Scrivimi
 Io sono natura di Giacomo Calvagno

Phototrace 2017
 Io sono natura di Giacomo Calvagno

Phototrace 2017
Io sono natura di Giacomo Calvagno

Phototrace 2017 Scrivimi
Lorenzo Garro, 20 anni, elettricista.

Lorenzo Garro di Cuneo, 20 anni compiuti lo scorso lunedì 25 settembre, ha frequentato il corso base di fotografia del Gruppo HAR e da circa un anno e mezzo s'è appassionato a questa disciplina artistica/comunicativa. "Stop... giù le mani" è il progetto fotografico che ha realizzato durante il corso avanzato di fotografia di Ober Bondi. Si tratta di una fotostoria messa in scena grazie alla collaborazione di due amici-modelli e di una "collega"/truccatrice.
Quando ci si incontra va tutto bene e si è felici, ma dopo un po' si notano le prime avvisaglie dell'incomprensione e non sempre i problemi vengono affrontati in modo civile. Man mano la relazione peggiora ed il volto della ragazza si copre di alcuni segni blu che indicano tracce di violenza di coppia. Si capisce che non si sta con la persona giusta; dallo schiaffo si passa al pugno e la violenza aumenta fino a distruggere la relazione e la stima reciproca. Stefano Dutto e Gloria Revelli hanno fatto da modelli a questa brutta storia d'amore. Il racconto fotografico funziona benissimo ed il contenuto della storia è leggibile anche soltanto nel volto del ragazzo: un ottimo lavoro fotografico e perché no... pubblicitario. Tutta un'altra faccenda e un'altra sensibilità rispetto a quello che ha proposto Yamamay nel 2013 in una sua poco felice campagna pubblicitaria.
E' anche un modo di rappresentare il libro: "Splendi più che puoi" di Sara Rattaro che tratta un tema difficile, incessantemente alla ribalta delle cronache, che nel testo viene narrato in prima persona da una ragazza che subisce violenze sempre più gravi dal suo compagno, fino a quando poi reagisce e riesce a godersi la sua vita in modo più tranquillo. Ovviamente, con questo progetto fotografico Lorenzo propone di avere sempre rispetto per la persona che si ha al proprio fianco. 
Fotografie digitali effettuate con una Canon 750D, ottica fissa da 35mm f 2; riprese effettuate in interni, luce dura, molto contrasto, sfondo nero, un po' di post-produzione in Photoshop, perché i due soggetti sono stati ripresi separatamente, non perché litigassero, ma per evitare un eccessivo ammassamento dei modelli nella stessa inquadratura (insomma erano troppo vicini e così s'è potuto lavorare meglio...).
A volte, i fotografi sanno fare anche il trucco, come nel caso di Silvia Fea che, non soddisfatta delle elaborazioni delle vere truccatrici, ha saputo svolgere un ottimo lavoro. Nessuna donna è stata maltrattata per realizzare questo servizio.


Phototrace 2017 Cuneo
Stop... giù le mani! di Lorenzo Garro

Sempre all'interno della Sezione "Scrivimi", vorrei segnalare anche gli ottimi ritratti realizzati da Loris Salussolia e scritti con la luce in un superbo bianco e nero. Poi, l'originale e piacevole interpretazione de "l'Arte di correre" rappresentata da Gianni Chiaramello; i Portici in high key di Marco Villa; la contaminazione della fotografa/collagista Roberta Barale che ci ha fatto girare il mondo con uno stile molto femminile, allegro e leggero. Infine, un plauso anche alle affascinati Farfalle di Sergio Fea che forse ha affrontato una sfida un po' troppo coraggiosa per la poca luce presente sulla scena. TG


Phototrace 2017 Palazzo Samone
L'Arte di Correre di Gianni Chiaramello


Phototrace 2017 Scrivimi
Il giro del mondo in 80 spot di Roberta Barale

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