mercoledì 3 maggio 2017

Stati generali della Fotografia. Conservazione degli archivi e valorizzazione degli operatori culturali: parla Giorgio Lotti

"Smettete di regalare le fotografie o non verrete mai chiamati a lavorare in nessun giornale." GL

Giorgio Lotti mi ha raccontato molte cose che possono essere d'aiuto a comprendere come si muove un reporter di livello internazionale, come capire che cosa interessa al pubblico e come si possono avvicinare certi personaggi alla ribalta della cronaca mondiale.
Inevitabilmente, un autore che ha documentato molti eventi che hanno segnato la storia del XX secolo, capi di stato, artisti, poeti, saggi e uomini di cultura; arrivato ad un certo punto del proprio percorso umano e professionale, si pone il problema di come salvaguardare il proprio patrimonio iconografico e se valga la pena di donare l'archivio costituito da negativi e altre forme di registrazione delle immagini, alle istituzioni, cercare di ricavarne ancora qualcosa a livello editoriale e commerciale, oppure cercare altre soluzioni.
In questa chiacchierata, Giorgio Lotti ci esprime il suo tormento e ci fa riflettere su cosa voglia dire disporre eticamente di materiale che al di fuori dei confini nazionali fa gola a molti e se davvero si deve amare questo paese.
Il Ministro alla Cultura Dario Franceschini, per la giornata del 5 maggio 2017, a Reggio Emilia, ha organizzato un'importante assemblea per discutere su come rivalutare il patrimonio fotografico italiano, diffondere e sviluppare un settore in forte sofferenza che merita sicuramente maggiore considerazione, investimenti pubblici e, soprattutto, più considerazione.
Dai prossimi giorni potremo vedere se l'Italia riuscirà effettivamente a utilizzare la propria storia, la cultura degli uomini e del territorio, oltre che le risorse di chi ha operato e opera da anni con serietà in questo settore, come un tesoro da far valere a livello mondiale, oppure se, come al solito, si tratterà di occasioni sprecate e di dar fiato a voci autorevoli che all'atto pratico desiderano soltanto accattivarsi qualche simpatia, senza però far nulla di concreto.
Intanto, con Lotti, cerchiamo di mettere a fuoco il problema.

In qualche modo, avevo già accennato che avrei affrontato questo argomento durante una piacevole conversazione con l'ex reporter di Epoca e Panorama pubblicata da Frammenti di Cultura lo scorso 3 marzo. Recentemente, ho voluto riaffrontare con Giorgio Lotti un problema che a lui, come a tutti i fotografi con una importante carriera alle spalle, sta molto a cuore e credo che questo sia il momento giusto per parlarne e per richiamare un po' d'attenzione su alcuni punti fondamentali, parlando senza nascondere nulla di quello che potrebbe accadere se il nostro Governo e le Istituzioni italiane avessero intenzione di continuare ad ignorare l'importanza dei documenti fotografici che sono stati raccolti e salvati, in tanti anni di dedicati al proprio ruolo di testimone di ciò che accade sul campo con la fotocamera e la cinepresa. 
E' decisamente giunta l'ora che si consideri la fotografia e le arti ad essa correlate alla stessa stregua delle arti tradizionali. TG

Tony Graffio: Come si procede per avvicinare qualcuno che è lo specchio dei tempi, un'icona vivente del mondo in cui viviamo?

Giorgio Lotti: Dipende da che cosa vuoi raccontare. Molti, oggi, per farsi un nome pensano che bisogna fotografare cose incredibili: gente accoltellata, sangue che esce dalla testa e cose di questo tipo.

TG: Come sta la fotografia italiana? Trovi che abbia senso parlare di: "Stati Generali della Fotografia"?

GL: L'anno scorso, sono stato al Premio Chiara, perché mi avevano invitato insieme a due insegnanti, critici di fotografia ed ho sentito parlare benissimo della fotografia internazionale, ma quella italiana non è stata nemmeno menzionata. Noi fotografi italiani siamo più conosciuti all'estero che in Italia. Chi vuole davvero studiare la fotografia deve muovere il culo ed andare a vedere nei vari studi che cosa c'è. Tu non hai idea! Se vai a guardare nell'archivio di Franco Fontana, nel campo del colore, trovi delle cose incredibili! Da Berengo troverai altrettante cose fantastiche.

TG: Va bene, però di Berengo s'è parlato a non finire. Si sa praticamente tutto di lui. Io non lo intervisto nemmeno, perché non saprei nemmeno che cosa si potrebbe aggiungere a quello che è già stato scritto su di lui. Ormai, ha detto tutto!

GL: Lo so, va bene: il problema è anche che ha pubblicato circa 220 libri, io ne ho fatti 30... Lui è un fotografo che ha lasciato un segno gigantesco nella storia del nostro paese. Io però non ho mai sentito questi professori di storia della fotografia parlare di Berengo o di Fontana, di Jodice e di tanti altri.


Giorgio Lotti, MIA photo Fair
Giorgio Lotti brinda agli Stati Generali della Fotografia e si augura l'istituzione di un museo che raggruppi i principali archivi fotografici italiani.

TG: Guarda che i giovani fotografi lamentano proprio il contrario... Dicono che si parla troppo di voi e non c'è spazio per loro.

GL: Ma dove? Ma Quando?

TG: (Risata)

GL: Abbi pazienza! Ci sono 10 archivi importanti che rischiamo di perdere, perché potrebbero essere venduti in America o in Francia; vogliamo davvero farceli portar via? Sai a me quanto mi hanno offerto?

TG: Sì, lo so, perché me lo hai detto l'altra volta che ci siamo incontrati. Ti hanno offerto 4 milioni di dollari direttamente su un conto di una banca svizzera. Lo dico io, così tu non hai problemi. Mi assumo la responsabilità di questa affermazione.

GL: Bisogna voler bene a questo paese per non vendere il proprio materiale così. Però, in Italia, non c'è nessuno che si occupi di questo problema. Ho 80 anni! Franco Fontana ne ha 83, Mimmo Jodice ne ha anche lui più di 80. Allora, che cosa ne vogliamo fare di questi archivi? Si tratta di 50 anni di storia di questo paese e non solo...

TG: Probabilmente, fintanto che ci sono degli eredi qualcuno se ne occuperà; ovviamente, c'è il rischio che vada perso tutto ed è un rischio grosso.

GL: Eh sì, un rischio grosso. Perché, scusa, bisogna essere dei coglioni per non vendere! Ed io sono uno di quelli.

TG: Forse, bisognerebbe vedere l'umanità come un unica cosa, al di là dei nazionalismi. Se qualcuno permette di salvare questo patrimonio, ben venga, anche se poi si porterà tutto in America, in Francia o in Cina.

GL: Salviamo il patrimonio fotografico italiano! I giovani è giusto che ci siano, non dico di no, ma prima salviamo gli archivi di questa gente di oltre 80 anni che ha dimostrato di valere e di fare cose importanti nella sua professione. Più avanti, una volta salvato questo materiale, ci sarà una commissione che giudicherà tutta una serie di giovani che è giusto che entrino anche loro a far parte di chi merita qualche riconoscimento. Giovani di valore, comunque, ne vedo pochi. Tutti scattano senza sapere che cosa raccontare. Chi di questi giovani avrebbe il coraggio di presentarsi da Gandhi?

TG: Il problema è anche che i giornali e l'editoria chiudono perché la gente non legge.

GL: I giornali adesso fanno schifo, parlano solo di incidenti stradali, di quello che litiga con il partito e delle veline...

TG: Si tratta di una precisa volontà politica per tenere la gente nell'ignoranza. Il problema di questo paese è politico.

GL: Anche di marketing!

TG: Non sei d'accordo sul problema politico?

GL: Sì, ma certo, ma non si può dare la colpa solo a quello. Se io togliessi Il Corriere della Sera e La Repubblica, rimarrebbero solo dei giornali penosi. E se dovesse morire la mia generazione, i giornali chiuderebbero definitivamente. I giovani non comprano i giornali, non hanno un argomento da leggere.

TG: Ok, vero, ma quando ci volevano convincere che Saddam Hussein aveva le armi di distruzione di massa che cosa ci hanno detto? Quella era disinformazione. Questo è un problema politico, non dobbiamo saper quello che succede veramente, per questo ci raccontano un sacco di palle. Queste cose le dovete denunciare voi che avete l'esperienza e l'autorità per farlo.

GL: No dovete farlo voi.

TG: Nel mio piccolo, io lo faccio.

GL: Tu passi per un incazzato che vuol cambiare le cose, in realtà poi tutti questi giovani, li hai mai visti andare in piazza a Varese davanti al sindaco, o da altre parti, a dire: "Adesso basta!"?

TG: Anch'io, come te, ho vissuto a Varese per un certo periodo di tempo, e ti assicuro che è capitato che in un'occasione, al Palazzetto dello Sport, davanti a Bossi e a tutti gli altri mi sono alzato a gridare ed ero l'unico a protestare per quello che stavano facendo. Ti assicuro che è così, puoi chiedere in giro.

GL: Ok, sei l'unico, ma i giovani dove sono? 

TG: Abbiamo una classe politica composta solo da gente disonesta!

GL: Va bene, ma chi li ha votati?

TG: Io no di certo, è da una vita che non voto!

GL: E nemmeno io!

TG: Allora possiamo darci la mano. Il problema di questo paese è dirigenziale, unicamente questo.

GL: Siamo in mano a 10 persone.

TG: E' una finta democrazia, comanda chi dispone di capitali molto ingenti, ma tornando agli archivi. Spiegami perché non hai voluto vendere ad Image Bank?

GL: Per vari motivi. Non volevo rimpolpare il loro archivio, perché questi poi avrebbero buttato fuori le fotografie ad un euro o due, rovinando così tutti i miei colleghi.

TG: Ti piace il calcio?

GL: No.

TG: Beh, però saprai che Conte era l'allenatore della nazionale italiana...

GL: A causa del denaro non si salva nessuno.

TG: Quando il Presidente del Coni, dopo aver detto quello che ha detto sui calciatori africani, ha dato un incarico così prestigioso ad un commissario tecnico che aveva già i suoi problemi di immagine ed in più gli offre cifre iperboliche, mai date a nessuno prima di lui, capisci che ci sono vari metodi per dirottare le idee delle masse. Come può gente di questo stampo rappresentare un paese onesto? Ci siamo capiti?

GL: Te ne racconto una io. La Fiat mi dava una certa automobile da fotografare prima che entrasse in commercio dicendomi: "Lotti, le regaliamo un'automobile.". Ed io: "No, grazie.". In tutta la mia vita, non ho fatto altro che rifiutare.

TG: Le persone oneste, fortunatamente, ci sono.

GL: Fai attenzione. Se tu hai il coraggio di rifiutare tutte queste cose, godi di un certo prestigio, cosa che io ho avuto, presso tutte queste persone, perché poi gira la voce che tu sei incorruttibile. Il discorso è questo. E' così che sono entrato in casa Agnelli. Ad ogni modo, ad un certo punto, ti fanno anche dei trabocchetti. A pranzo, o a cena con loro, ti buttano lì una notizia da prima pagina, per vedere se tu parli. Se parli sei fottuto. Un giorno in Africa ho vissuto un'esperienza che mi ha dato tanto. La sera precedente c'era stata una sparatoria, sono entrato nell'Ospedale San Ferdinando, in Etiopia insieme a Medici Senza Frontiere; mi dicono che dobbiamo stare attenti perché ci sono i ribelli. Entro in sala operatoria con loro e decido di tirare fuori la macchina fotografica, solo quando mi viene dato il permesso per farlo. Escono da quel luogo delle strane persone e io vedo un bambino che ha preso una pallottola di striscio sul volto, lo stanno curando, ma è sorridente. Lo fotografo. Arriva un altro caso. Vedo un uomo dolorante sdraiato sul letto. Vado alla sua sinistra e mi accorgo che gli escono le budella dalla pancia e mi dico che non posso fare una fotografia così. Ritorno alla sua destra, lo fotografo e lui mi dice: "Merci Monsieur.". Che tu sia un giornalista che scrive per la carta stampata, che lavora con la telecamera, o che fotografa, devi sempre avere rispetto per gli altri. I giovani, il rispetto, non sanno cosa sia. Poi, magari fanno i trucchi, aggiungono il sangue che esce dalle ferite e vincono il Premio Pulitzer.

TG: A questo proposito vorrei chiederti, se la fotografia che ha vinto l'anno scorso il World Press Photo Contest ti piace. Mi riferisco a quell'immagine ripresa di notte durante l'attraversamento del confine ungherese di un padre che tiene in braccio un bambino sui due anni, ce l'hai presente?

GL: No.

TG: Ok, fa niente. Allora dimmi se trovi giusto il fatto che la Reuters non vuole più le immagini Raw, ma chiede solo i Jpeg.

GL: Credo che sia una scelta che aiuti a spedire più velocemente le immagini.

TG: Non si tratta di un tentativo di arginare la contraffazione?

GL: No, penso di no; comunque io e Berengo siamo i più derubati d'Italia. Vanno nelle mostre, riproducono le fotografie e le rivendono.

TG: Addirittura? Chi fa cose del genere?

GL: Un sacco di gente.

TG: Editori?

GL: No, fotografi. Arrivano a livelli di precisione della duplicazione che sono impressionanti.

TG: Le fotografie allora si vendono o no?

GL: Non si vendono, le rubano.

TG: Se c'è chi le ruba, ci sarà anche chi le compra.

GL: Secondo te, si riesce a mettere insieme 10 fotografi con un avvocato?

TG: Impossibile.

GL: A furia di stampare i libri a pagamento dei dilettanti, gli editori sono falliti perché nessuno comprava quello che loro offrivano. Non è che i professionisti non vendano, ma gli editori hanno voluto fare una speculazione che poi gli ha creato problemi. Tu compreresti un libro che parla dell'astrattismo in movimento, a colori?

TG: Non lo so, ma forse so chi lo potrebbe comprare.

GL: Io ho fotografato 180 artisti nel mondo, italiani, francesi, americani. Da Andy Warhol a César.

TG: Allora conoscerai Enrico Cattaneo, il fotografo degli artisti?

GL: No, non lo conosco.

TG: Quindi abbiamo capito che i libri non si riescono più a fare. E le mostre nemmeno, ma almeno esporre, porta lavoro?

GL: No, le mostre non portano nessun lavoro. Almeno, a noi fotografi molto conosciuti. Il pubblico non chiede niente perché tutti pensano che siamo talmente bravi e probabilmente teme che chiediamo troppi soldi.

TG: Nemmeno chiedono il prezzo delle stampe?

GL: Non osano. I giornali poi non chiamano più perché non pagano. Chi accetterebbe 5 euro per una foto?

TG: Ma come, l'altra volta che ci siamo visti alla Mondadori mi dicevi che offrivano 15 euro. Adesso siamo già passati a 5?

GL: Sì 15, 10, 5... Mi telefona un giorno un grande quotidiano italiano...

TG: Il Corriere (silenzio da parte di Lotti). Può essere...

GL: "Vorremmo ripubblicare il suo famoso ritratto di Zhou En Lai, poiché lei è Lotti, invece di 15 euro glie ne diamo 20.". Ed io: "Signora, non chiami più. Grazie.".

TG: Ah sì, generosi...

GL: Ma come si fa? Spendi un sacco di soldi a viaggiare per il mondo e poi ti pagano così?

TG: Ormai, l'attività del fotografo è troppo inflazionata.

GL: Siamo solo pieni di regalie e orribili belle foto.

TG: Cosa vuol dire: "orribili belle foto"?

GL: Che non c'è contenuto. Perché manca lo studio e la preparazione. Guarda anche qui alla MIA...

TG: Beh, qualcosa di bello alla MIA Photo Fair s'è visto.

GL: Pochissimo. Tante elaborazioni.

TG: I fotografi ungheresi sono dei maestri. Ed anche le Jazz Icons di Robetrto Polillo non erano male.

GL: Sì, va bene, ma sono troppo poche. Dove sono le foto di Berengo, di Scianna e di Fontana?

TG: C'era qualcosa di Mario De Biasi.

GL: Poca Roba.

TG: Paolo Gioli, lo conosci?

GL: Sì.

TG: Che cosa ne pensi?

GL: Ho visto i suoi lavori anni fa, erano ricerche molto belle.

TG: Per me è il migliore.

GL: Ha fatto delle cose molto significative, ma è sparito per un po' di tempo.

TG: Tu hai mai venduto qualche stampa tramite i galleristi?

GL: Lasciamo perdere i nomi che tanto non contano niente. Io mi ero affidato ad un gallerista. A Parigi mi ha venduto 4 stampe a 4200 euro, ma i soldi non li ho mai visti...

TG: Com'è possibile? Allora è una truffa!

GL: (Risata amara). Non c'è un gallerista serio di cui ci si possa fidare.

TG: Quello, era un gallerista italiano o francese?

GL: Italiano.

TG: Bisogna stare attenti.

GL: Ma no, poi cosa faccio? Vendo le fotografie a 600 euro? In una quindicina d'anni ho fotografato 180 artisti nel mondo. In questo modo ho speso 110'000 euro. Viaggiare costa. Vai a Parigi a fotografare César! Cosa faccio, vendo una fotografia a 600 euro? Non le vendo. E' una cosa senza senso. Ho fatto 208 mostre in Italia e nel mondo, ma sai che cosa ti dico? Che vadano tutti a farsi benedire. Dovrei fare le mostre per sentirmi dire che sono bravo? Ma chi se ne frega!

TG: Avrai abbinato un libro alla mostra...

GL: Va bene, parliamo di libri. Ho stampato un libro sulla Scala di Milano ed ho venduto 150'000 copie in 5 lingue. Il libro più stampato nel mondo. Volevo fare un secondo libro, ho richiesto 20'000 euro, più i diritti d'autore. Siccome ho richiesto i diritti d'autore, il libro non si fa più. Ma se tu non chiedi i diritti d'autore, il libro non è più tuo.

TG: Perché tutti si approfittano dei fotografi?

GL: Io ti posso dire che per questo motivo non faccio più libri. Se vogliono i libri, li facciamo alle mie condizioni, altrimenti grazie, ma non mi interessa.

TG: E con l'archivio, a che punto siamo?

GL: Questo è un altro problema di cui vorrei discutere con Gastel. Uno degli errori più spaventosi che si possano fare è che uno lo lasci il suo materiale a Lecco, un altro a Napoli, quell'altro a Varese e via di seguito. Vorrei che almeno i primi 10 archivi più importanti, i nomi li conosciamo tutti, venissero conservati tutti insieme. 


TG: Giusto!

GL: Qual'è la foto più stampata nel mondo?

TG: Penso quella di Che Guevara...

GL: No!  Quella di Dzhou En Lai, è la mia. Ha superato Che Guevara.

TG: Davvero?

GL: All'estero lo sanno, ma in Italia non lo sa nessuno.

TG: Tu che cosa proporresti di fare a Franceschini?

GL: Bisogna radunare i 10 archivi italiani più importanti in un unico sito. Pensa che razza di archivio sarebbe, solo io ho più di 400'000 negativi! Bisogna sceglierne 200'000. Prendere Fontana, Berengo, Scianna e gli altri, metterli insieme. Solo questa operazione darebbe lavoro ad almeno 40-50 persone, ma a parte questa che sarebbe la cosa più importante; un raggruppamento di queste immagini potrebbe dar luogo alla vendita di materiale che 70 anni dopo la morte degli autori resterebbe di proprietà del museo, o di chi organizza questo archivio. Ti rendi conto dell'importanza di questa cosa? E' venuto qui Bill Gates e il Governo Francese per comprare il mio archivio, ma siccome sono un coglione e sono italiano, non gliel'ho dato.

TG: Ci sono possibilità che questi Stati Generali della Fotografia ci portino qualche buona notizia?

GL: Se entro quei pochi anni che mi restano da vivere non succederà niente, abbiamo tutti una certa età, non possiamo mica farci illusioni, brucerò tutto.

TG: Ti capisco. Vorrà dire che se accadrà qualcosa del genere, verrò a fare le fotografie di questo atto estremo di protesta e di dignità professionale.


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