domenica 19 febbraio 2017

Fabrizio Garghetti fotografo d'arte e di sonorità

"Si on a pas l'utopie on est mort". El Coyote

Fabrizio Garghetti in via Tadino, angolo via Boscovich venerdì 17 febbraio 2017.

Venerdì 16 febbraio sono stato alla Fondazione Mudima per l'inaugurazione della mostra di Fabrizio Garghetti: "Storia fotografica dell'Avanguardia Contemporanea". Il titolo è un po' pomposo, ma effettivamente se fai qualcosa oggi è sempre meglio enfatizzare la tua opera o rischi di passare inosservato nel grande mare dell'offerta culturale e del revival del passato.
Avendo conosciuto e seguito l'opera di un altro protagonista degli anni d'oro della Milano artistica degli anni '60 e '70, Enrico Cattaneo, ero molto curioso di sentire che cosa mi avrebbe detto Garghetti di quell'epoca e di quelle avanguardie che si esprimevano nei modi e nelle forme più diverse. So che ci sono un altro paio di fotografi che in quegli anni hanno documentato l'arte a Milano quando questa città era un ricettacolo di menti geniali, sentirò anche loro sperando di recuperare sempre delle cose interessanti da raccontare.
Incrocio Garghetti che arriva in via Tadino con un bicchierino di vodka in mano. Dopo un paio di volte che il fotografo degli artisti dell'Avanguardia Comntemporanea mi passa davanti sul marciapiede, fuori dal Mudima nel suo tragitto bar-Fondazione, mi decido ad approcciarlo.


Garghetti è un tipo originale, simpatico e un po' guascone.

Tony Graffio: Caro Garghetti, buonasera, sono Tony Graffio, sono venuto a vedere la sua bella mostra e per sentire cosa ha da dirmi su un periodo molto importante per Milano e per l'arte. Vorrei subito chiederle come le è venuto in mente di documentare le avanguardie?

Fabrizio Garghetti: Oh sai, questa è una domanda del cazzo!

TG: (Rido perché nonostante l'aspetto un po' vissuto Garghetti è proprio in gran forma) Bravo hai ragione!

FG: Non è una questione di come mi è venuto in mente, io ho sempre vissuto nel mio mondo di ricerca assoluta. Le persone sono importanti e la musicalità. Io nasco negli anni '60 come fotografo (volendo... Detto da lui) ho seguito tutti i festival del jazz in Europa e sono anche uno dei fondatori del Festival Jazz di Montreux (può essere, ma non mi risulta... credo che qua si sia lasciato prendere un po' troppo dall'entusiasmo del giorno del vernissage. NdTG).


Garghetti ama la musica e le sonorità

TG: Caspita!

FG: Dopo Pasqua farò una grande mostra alla Galleria Cà di Frà con le fotografie vintage degli anni '60 e '70 del jazz (Nel frattempo passa un onorevole che era venuto a vedere la sua mostra e lo saluta, poi mi spiega che si tratta di un uomo importante ndTG).

TG: Conosce i politici e li stima?

FG: Mah, io i politici li ho sempre frequentati poco perché ho sempre vissuto nel mio modo di essere. Sulla musicalità prima, poi nel percorso della parola che è molto importante e soprattutto nel frequentare le persone che mi piacciono. Capisci che gli anni '60, '70 e '80 sono stati dei periodi politici molto importanti. Al di là di questo, il mio archivio contiene qualche milione di fotografie (anche qui bisognerebbe verificare...), quello che tu vedrai oggi al Mudima è solo una piccola parte che descrive le avanguardie storiche tra il 1968, con il Living Theatre e il 2012. Vai!

TG: Vuole raccontarmi qualcosa del Living Theatre?

FG: No, adesso non ti dico niente perché sono stanco e devo andare all'inaugurazione, ma potrei anche andare a vendere un elicottero da un'altra parte (mah, sarà che nel tempo libero vende elicotteri...).

TG: Ok, alla prossima volta allora.


Fondazione Mudima vernissage della mostra di Fabrizio Garghetti.

Gli anni '60 e '70 hanno visto ribollire idee, movimenti e performance artistiche di tutti i tipi. Artisti come Hermann Nitsch (fotografie esposte in mostra) iniziano a gettare colore e sangue da animali squartati direttamente sulla tela. Altri elaborano nuove forme di linguaggio, come l'espressionismo astratto del Living Theatre ed il teatro di poesia, il Teatro nel teatro, Fluxus e l'esperienza interdisciplinare, tutto diventa uno spettacolo visivo, la musica, la parola e le azioni più mirabolanti e trasgressive, come nelle performance del COUM.
In mostra ci sono anche diverse fotografie dei poeti della Beat Generation come Ginsberg e Ferlinghetti.
Garghetti era presente a questi avvenimenti e ne ha tratto fotografie vivaci, interessanti e spumeggianti. Per fortuna, perché oggi queste immagini sono diventate documenti eccezionali che ci riportano indietro ad un'epoca felice dell'avanguardia e ci ricordano che tutto quello che è successo non è stato solo un sogno. TG

Lo storico dell'arte Marco Meneguzzo era presente all'inaugurazione di "Storia fotografica dell'Avanguardia Contemporanea" come altri personaggio in vista del mondo dell'arte. Poco prima avevo incrociato anche Emilio Isgrò che stava uscendo dal salone della Fondazione Mudima.

Il poeta francese Michel Giroux e Fabrizio Garghetti improvvisano una performance sonora.

Anche Fabio Castelli era molto interessato alla mostra. Ne ho approfittato per chiedergli il motivo dell'anticipazione della data della MIA Photo Fair, mi ha risposto che ha preferito spostare la data della fiera d'arte fotografica perché quest'anno le festività di Pasqua sarebbero state troppo a ridosso dall'evento che organizza da 6 anni a questa parte. Personalmente, non so se sarò presente in quell'occasione perché ho già preso un impegno fuori Milano.

Dal catalogo della mostra, Aldo Mondino 1986.

"Il cammello a Brera è stato inventato nella metà degli anni '80 durante una grandissima festa araba per Aldo Mondino. Lo abbiamo affittato da un circo a Bergamo, non ricordo se era il circo Medrano o il circo Medini. Ci hanno portato Badoglio, così si chiamava il cammello, al bar Jamaica. Se guardi le immagini dei 100 anni del Jamaica troverai un po' delle mie fotografie". Fabrizio Garghetti


 Mentre Michel Giroud legge un suo manifesto, Fabrizio Garghetti produce l'accompagnamento sonoro per l'amico.

"Gerwulf è il mio nome germanico da stregone della notte (Giroud sarebbe una trasformazione di Loup Garou) dell'epoca di Carlomagno". - Così si presenta Michel Giroud - poeta francese - non tralasciando di rivelarmi anche il suo vero nome cosmico: El Coyote. Per brevità mi dice che posso chiamarlo anche Zorro, perché questo nome rappresenta la sua volontà di lottatore.
Conosce Fabrizio Garghetti da  più di 40 anni, per l'esattezza mi dice che si sono conosciuti in questo medesimo posto nel 1974, quando lo spazio dove ci troviamo si chiamava Edizioni Multipla. Nel 1989, è poi diventato Mudima. El Coyote sta preparando un libro su Gino Di Maggio in tre lingue: italiano, francese e inglese, perché il mio nuovo amico è anche l'editore de: les presses du réel.
Michel è nato tra le montagne, il 14 marzo 1940; si definisce un "Pittore orale" e un sarto di tutti i generi, soprattutto dell'aria; suona più di 100 strumenti musicali e si sta preparando per un diploma di diacono a Roma, perché ha saputo che il Papa ha bisogno di almeno 1000 nuovi esorcisti per scacciare il diavolo dalla Chiesa e lui non vuole perdersi questa possibilità folle e utopistica.
Oltre a queste prime occupazioni, mi dice d'essere storico e teorico delle avanguardie artistiche (Dada, Fluxus e tutto il resto), unico in Francia. 
Nel 1959 è andato a Parigi per fare i suoi studi, poi è rimasto lì per 40 anni, conosce tutto il meccanismo della cultura francese, ha pranzato più volte con Jack Lang, l'ex ministro della Cultura, dal 1981 al 1986. Rientrato poi nelle Alpi, si prepara adesso a fondare un museo presso una delle due antiche case di pietra della sua famiglia.
Ha fondato il C.I.E. (Club Invisible Externet con Joël HubautCharles DreyfusRichard PiegzaJoachim Montessuis, Lionel Magal, Julien Blaine, Tibor Papp, Esther Ferrer, Yvan Étienne, Serge Pey, Jean-Paul Thibeau, Max Horde, Cyril Jarton...) per sorvegliare la CIA che a sua volta lo spia perché l'arte è un ambiente costantemente spiato dai servizi segreti americani. A Parigi negli anni 60-70 c'era L'American Centre che attraverso la CIA sorvegliava tutti gli americani presenti in Francia, Allen Ginsberg incluso. Michel sa queste cose perché era amico dei poeti americani. A Parigi, oltre a Ginsberg c'era Beau Rose che ha elaborato una concezione terribile della letteratura, dei testi illeggibili, confusi appositamente per non farli comprendere alla CIA. Non a caso gli Stati Uniti sono la nazione dove ci sono il maggior numero di servizi segreti, ma non dobbiamo illuderci, tutto il mondo è sorvegliato. Noi poeti-artisti - mi confida - diciamo che se tu sviluppi i 5 sensi esteriori ed i 5 sensi interiori, come il movimento che non è un senso tattile, il senso concettuale teorico, l'intuizione o immaginazione e l'emozione sei una persona completa. Prima della nascita siamo già fabbricati dall'emozione. Se hai sviluppato tutto questo sei già un essere umano e la CIA non ti può far niente.
Michel segue la filosofia Buddista-Tibetana e poiché il suo corpo è il suo tempio, non ha bisogno di recarsi in nessun monastero. E' un maratoneta delle montagne, ciclista e marciatore che percorre 15 ore di tragitto in alta montagna, oltre ad essere un canoista e kajakista esperto.
Ovviamente, è anche regista, ma  tutto questo - mi spiega - è normale, perché quando tu sviluppi tutti i sensi si apre un mondo davanti a te... E' un cineasta sperimentale, tradizionale e un documentarista. Dice tutte queste cose in modo convinto e aggiunge che non bisogna andare a cercare l'utopia troppo lontano perché l'utopia è ovunque, anche in mezzo a noi, in questo stesso momento. Non so come, ma mi ero già accorto, parlando poco prima con Garghetti, d'essere immerso nell'utopia di una serata euforica piena di relazioni umane e buon vino. 
Michel conosce tutti nell'ambiente artistico e in questa comunità mondiale ci sguazza come una rana salterina anche se non si riesco bene a capire se si prenda troppo o troppo poco sul serio. Ad ogni modo, l'energia non gli manca e mi accenna vari tipi di canti, le saitas dei gitani dell'Andalusia, il flamenco i canti buddisti-tibetani o le straordinarie droupades indù del XVI secolo. Inoltre fa suonare il suo corno preistorico del 40'000 avanti Cristo. 
Mi promette un rullo di carta con il testo che ha letto poco prima per Fabrizio, se mi arriverà lo pubblicherò in seguito. Con Fabrizio vuole preparare un film per ricordare l'amico e poeta Bernard Heidsieck, colui che ha inventato il metodo che loro applicano: la poesia sonora.
Su Montreux, mi dice che lì loro non hanno il diritto d'esistere, accedono solo coloro che fanno musica classica.
A questo punto gli chiedo cosa intendesse dire Garghetti quando dice che tutto è musicalità. La sua risposta è che Fabrizio ha ragione: "La gente non è stata abituata a sentire il visivo. O sentire il movimento. Se tu sviluppi i 5 sensi interiori non ci sono problemi, ma devi farlo quando hai dai 5 ai 7 anni, perché dopo ti fermano e ti dominano. E così diventi uno zombie dominato dal padrone".
Gerwulf vive tra le montagne intorno a Chambéry, a due ore e mezzo da Milano, ma mi dice che adesso verrà a tutti i vernissage di Gino, qui al Mudima. Si prepara una nuova stagione per l'arte moltiplicata con la fotografia, la serigrafia e la litografia, dall'ottobre 2017. Contro il mercato dell'arte.


Il "peintre orale" (termine del XV secolo che si sostituisce ad artista) Michel Giroud a.k.a. Gerwulf. Per gli amici: El Coyote.

El Coyote conclude il nostro incontro con queste parole: "Ça me fait chier le marché de l'art, parce que c'est que de l'argent!"

"Il mercato dell'arte mi fa cagare, perché è solo denaro!" Michel Giroud

Ultima perla de El Coyote: "Si on est chacun solitaire on est foutu, mais si on coordonne, comme ce soir c'est bon".

Nessun commento:

Posta un commento