martedì 13 dicembre 2016

I Gig Poster di Stefano Marzorati (Gimme Danger)

Gig poster di Jermaine Rogers per i Widespread Panic

La musica non poteva che essere un punto d'arrivo inevitabile perché per me, come per molti altri della mia generazione, l'impatto visivo delle copertine degli LP è stato molto forte e importante. SM


Stefano Marzorati con un gig poster dei Justice dello studio Decoder Ring Design.

Tony Graffio: Stefano chi sei?

Stefano Marzorati: Sono un giornalista pubblicista che ha un'esperienza di quasi 30 anni nel campo dell'editoria, in particolare quella a fumetti, crescendo e maturando presso la casa editrice di Sergio Bonelli, l’editore di Tex, Dylan Dog, Nathan Never, Martin Mystère e tanti altri personaggi.


New York City Blues: un albo di Mister No sceneggiato da Stefano Marzorati

TG: Infatti, qui ci troviamo abbastanza vicino agli uffici della Bonelli.

SM: Siamo in zona, poiché la redazione di Sergio Bonelli Editore si trova in via Buonarroti, che da qui dista nemmeno 500 metri. Tra l'altro questa è una zona ad alta densità di case editrici perché nell'edificio a fianco della mia abitazione ci sono anche le Edizioni San Paolo. Non è semplice dirti chi sono perché ho fatto svariate cose, anche se in questi 30 anni di lavoro mi sono occupato prevalentemente di ufficio stampa e di pubbliche relazioni, o relazioni esterne che dir si voglia, per conto di Bonelli. In ambito editoriale ho curato mostre a fini promozionali e, fino al 2015, ho organizzato la presenza della casa editrice in tutte le manifestazioni pubbliche. Nel 1987 ho inventato, insieme a Elisabetta Crespi, il Dylan Dog Horror Fest, un festival cinematografico sponsorizzato da Sergio Bonelli che, nel corso di quattro edizioni (l’ultima nel 1993) era diventato il più grande e importante festival internazionale dedicato al cinema horror/fantastico. In passato, inoltre, per diversi anni ho scritto, sempre per Bonelli, una trentina di sceneggiature per i personaggi della casa editrice e due libri dedicati alla musica, il “Dizionario dell’Horror Rock” (SugarCo, 1993) e “Autostrada per l'Inferno” (Sperling & Kupfer, 1995). L'anno scorso, nel giugno 2015, ho interrotto la mia pluridecennale collaborazione con Sergio Bonelli Editore scoprendo, ahimè, che a 56 anni le possibilità di ricollocarsi nel mondo del lavoro con lo stesso ruolo ricoperto per anni sono praticamente nulle. Ho sempre avuto la passione per la musica: l'ascolto e la suono, quindi sono partito da questa passione per “mettermi in proprio”, dando vita a un’attività di vendita di serigrafie d'autore, realizzate prevalentemente per i concerti di gruppi musicali, da quelli più celebri a quelli più “indie”.
Sono nato nel 1960 e sono cresciuto con il vinile, ho sempre amato le copertine dei dischi con i folder apribili, la grafica degli album di rock progressivo e underground. Amo l'estetica Punk dei primi anni '70, con i flyers promozionali realizzati con fotocopie e collage. Questa passione mi ha spinto, circa due anni fa, a riscoprire il piacere di ammirare le serigrafie. A questo proposito non mi piace parlare di “collezionismo”, anche se ormai dispongo di circa 600 pezzi, qualcuno anche raro. Queste serigrafie, indicate generalmente come Gig Posters riescono perfettamente a coniugare la creatività e la bellezza con l’esigenza di promuovere un evento. Sono arte e comunicazione che vanno a braccetto. Io ero rimasto un po' fermo alla scena di San Francisco degli anni '60, quella della psichedelia, quella di band come i Jefferson Airplane, i Grateful Dead e gli altri gruppi californiani che avevano segnato un punto d'inizio della Rock Poster Art. Ma ho scoperto fortunatamente che la Rock Poster Art ha continuato la sua avventura e ha vissuto nuove stagioni grazie al talento di autori come Frank Kozik, Chuck Sperry, Mike King, tanto per citarne alcuni. Si è assistito davvero, negli ultimi vent'anni, alla rinascita di una forma di espressione artistica che adesso conta su una scena molto ricca di talenti, non solo negli USA, ma anche in Europa e in altri paesi extraeuropei come il Brasile (Ravi Zupa) e l’Australia (qui sono cresciuti i talenti di autori come Ken taylor e Rhys Cooper) . Anche in Italia abbiamo un'ottima scena di autori veramente notevoli: a Torino, accanto all'ormai meritatamente celebre Collettivo Malleus segnalo anche il nome di Steuso; A Roma lavorano autori come Fabio Meschini, titolare di “ClockworkPictures”, e Sabrina Gabrielli (che si firma “mynameisbri”) un'altra autrice concentrata quasi esclusivamente sulla produzione di serigrafie per eventi musicali.

Gig poster di Fabio Meschini per il concerto milanese degli Swans

TG: Descrivimi meglio come si svolge questa realtà di serigrafie legate ad eventi musicali. Vado a un concerto e trovo dei pezzi da comprare e portarmi a casa come souvenir?

SM: Sì, anche se in Italia è abbastanza raro trovare serigrafie in vendita a un concerto. Io ho acquistato la mia prima serigrafia “ufficiale” a un concerto degli Swans, qui a Milano, un paio d’anni fa, e guarda caso era proprio firmata da Fabio Meschini. Quella è stata la prima e unica volta che ho trovato in vendita a un banchetto del merchandising una serigrafia legata all'evento, perché questa è un'usanza prettamente nord-americana, inglese, forse, e in parte tedesca. In Italia non è una pratica diffusa. Io acquisto le serigrafie direttamente sul web, sui siti dei singoli autori. Valuto l’immagine a video per la sua originalità, leggo le caratteristiche della serigrafia e poi decido. Mi piace sempre scoprire nomi nuovi e incoraggiare, acquistando i loro pezzi, gli autori emergenti.
Il meccanismo della produzione è abbastanza semplice: nel 90% dei casi è la band stessa, protagonista del concerto o del tour che commissiona all'artista che preferisce un'opera che commemori quell'evento. La serigrafia è regolarmente autorizzata dalla band e dal suo management e diventa parte integrante del merchandising.


Emek ha dedicato questo manifesto ad una mostra di Rock poster art in una galleria di New York 

TG: Si tratta di una celebrazione del concerto o di puro merchandising?

SM: Si tratta di un “ricordo” fisico del concerto, qualcosa che non puoi scaricare da internet, qualcosa che è molto meglio di una foto o di un video di bassa qualità rubato con il cellulare durante l’esibizione del gruppo (pratica deprecabile ormai diffusa in tutti gli ambiti). Viene stampato su supporto cartaceo, i materiali utilizzati sono tra i più vari, la grammatura e la qualità della carta cambiano di volta in volta. Di solito funziona così: se il management del gruppo commissiona, per dire, un centinaio di pezzi, 60 vengono gestiti dalla band per essere venduti la sera del concerto, i rimanenti 40 restano, invece, in carico all'autore, che ne dispone a suo piacimento. Le vende sul web, oppure quando partecipa a fiere specializzate o a mercati più “generalisti” (negli Stati Uniti questi eventi sono molto frequenti, da noi hanno cominciato ad apparire da qualche anno a questa parte).


Gimme Danger - 2 serigrafie degli Swans...

...Stampate in 60 pezzi e firmate da Anonymous

TG: Puoi citarmi qualche sito internazionale dove trovare Gig Poster?

SM: Ce ne sono un paio statunitensi che ogni settimana ti aggiornano sulle nuove produzioni: omgposters.com, gestito da Mitch Putnam che è uno dei massimi esperti del settore (ha di recente pubblicato un libro dedicato alla rock poster art) e insidetherockposterframe, un blog molto aggiornato sul quale trovare informazioni su nuove uscite, mostre ed eventi legati alla rock post art. Un sito storico come gigposters.com, una vera e propria Bibbia della scena della rock poster art, ha chiuso qualche mese fa. Conteneva un gigantesco archivio/database di tutti, o quasi, i poster prodotti negli ultimi trent’anni. E poi ci sono, naturalmente, i singoli siti gestiti direttamente dagli artisti. Molti di loro vendono anche le loro opere su siti e-commerce come etsy.com o bigcartel.com


Night of the Dead - Delicious Design League

TG: L'emozione di trovare una serigrafia a un concerto non è qualcosa che non ha paragoni con l'acquistare sul web?

SM: Forse... Ma anche il momento in cui, dopo settimane di attesa, ricevi il tubo spedito per posta con le serigrafie ordinate e ti prepari ad aprirlo è abbastanza emozionante.

TG: In realtà da noi è più conosciuta la realtà dei vinili e dei picture disc serigrafati in tiratura limitata. Sei appassionato anche di questo?

SM: Fortunatamente no. (Ride) Da poco sono passato forzatamente al digitale; fino a qualche anno fa avevo una discreta collezione di dischi e di cd che ho venduto recentemente. Ultimamente, ascolto meno musica di un tempo: preferisco suonare. E' un'emozione diversa.

TG: Cosa suoni?

SM: Suono il basso in una band punk-rock che si chiama Temporal Sluts ed esiste da più di 20 anni. Io sono entrato nella formazione 5 anni fa. Ci muoviamo nell'ambito dei club, italiani ma non solo. In parte ho realizzato il sogno di quando ero più giovane, quello di fare il musicista professionista. Sono soddisfatto.

TG: Che formazione hai avuto e che studi hai seguito?

SM: Ho un diploma di maturità scientifica, poi ho frequentato l'università, prima Medicina, poi Lettere e alla fine ho deciso che era il caso di mettermi a lavorare. Ho incontrato Sergio Bonelli in un’occasione che era legata più al cinema che al fumetto, perché per un paio d'anni ho curato l'ufficio stampa del Citizen Kane Club che all'epoca condivideva lo spazio in piazza Napoli della Comuna Baires ed è qui che conobbi Sergio. Quella per me è stata una bella avventura perché con Elisabetta Crespi, fondatrice del Cineclub, abbiamo portato in Italia personaggi come Richard Kern e molto cinema underground statunitense, ma non solo, che difficilmente sarebbe passato per gli ambiti più patinati di altre realtà milanesi come l’Anteo. Erano anni molto effervescenti e di grande curiosità.

TG: Come hai iniziato ad appassionarti e a seguire le arti visive?

SM: Non saprei, al liceo mi piaceva disegnare, ma pensando di non avere abbastanza talento non ho coltivato ulteriormente le mie scarse capacità artistiche. Amo molto la grafica e ritengo che questo amore derivi proprio dalla passione per la musica. Iniziando a comprare i dischi di vinile non riuscivo a separare l'aspetto musicale da quello grafico-visivo, come giustamente doveva e dovrebbe essere, secondo me.

TG: E ti piace la narrazione. Hai detto che hai fatto anche lo sceneggiatore. Che cosa hai scritto?

SM: Per un certo periodo sono riuscito a scrivere senza fatica una trentina di storie di Mister No e anche qualcuna di Zagor e Nathan Never. Ho smesso perché questa era un'attività part-time e non sentivo di avere una vera “vocazione” come sceneggiatore di fumetti. Lavoravo di giorno in redazione e la sera scrivevo le storie. A volte lavoravo anche di notte o nei week end, cosa che rendeva questo impegno abbastanza gravoso. Quando mi sono accorto che per scrivere quattro pagine cercavo di risolvere la situazione facendo ricorso a conversazioni lunghissime e tediosissime tra i personaggi, o a lunghe sequenze d'azione improbabili, ho capito che era il caso di fermarsi, di essere onesto non solo nei confronti del pubblico, ma anche di me stesso. Nessuno ha poi sentito la mia mancanza nella scena autoriale del fumetto... Lo stesso Sergio Bonelli con il quale ho sempre avuto un ottimo rapporto, non solo professionale, ma anche di amicizia, scherzando, ma neanche troppo, diceva che a me non piacevano i fumetti perché io ero un uomo di cinema, di musica e altro. Effettivamente, in parte, era così e l’ho anche dimostrato organizzando il Dylan Dog Horror Fest. Ho sempre avuto piena consapevolezza del tipo di prodotto che stavo maneggiando e ho sempre cercato di promuovere questi prodotti al meglio e con professionalità. Zagor, Tex e Mister No erano per me letture legate all'infanzia e il mio elemento “nostalgico” penso di averlo nutrito in altri campi: nella musica, per esempio.

TG: Vogliamo prendere i tuoi 5 dischi preferiti ed ascoltarli? A chi non rinunceresti mai?

SM: Questa è la classica domanda fatidica alla quale non posso risponderti. Se mi chiedi invece di citare un gruppo sentimentalmente per me importante ti dico i Bauhaus. Ho avuto anche la fortuna di vederli dal vivo per la prima volta in Italia, a pochi mesi dall'uscita di “In the Flat Field”. Ho grande rispetto anche per certi gruppi della scena hard rock anni ’70, in particolare i Blue Oyster Cult, portavoce di un discorso curatissimo sia dal punto di vista musicale che lirico e di immagine. Quando acquistavo musica in modo costante mi piaceva esplorare gli angoli più nascosti del rock, le band che magari erano riuscite a realizzare un solo album per poi sparire nel nulla. Per quanto riguarda gli ascolti rock, insomma, ho sempre avuto pochi pregiudizi e molta curiosità.

TG: I veri Bauhaus!

SM: Sì. E con loro, per un certo periodo, le band che hanno calcato i palchi di locali storici come l'Odissea 2001 o il Rolling Stone. Ho visto i Black Flag quell'unica volta che sono venuti in Italia all'Odissea 2001 di Milano nel 1983, insieme ai Minutemen; fu una serata parecchio agitata, però era divertente girarsi e vedere un ragazzo veneto con la cresta verde che bestemmiava in dialetto mentre tutt'intorno piovevano sassi. Sembrava che i punk di tutta Italia si fossero dati appuntamento lì! Per un lungo periodo ho frequentato i concerti dal vivo in modo piuttosto assiduo. Era un modo per conoscere il mondo, vivere nuove esperienze, fare nuove conoscenze, uscire per una sera dall’ambito provinciale nel quale era nato e cresciuto. Insomma un capitolo emozionante ed eccitante del mio personale romanzo di “formazione”. Ricordo un bellissimo concerto dei Gaznevada nella tournée di “Dressed to kill”, con i componenti del gruppo che si presentarono sul palco vestiti come il Michael Caine protagonista del film di De Palma. E poi, ancora, i Clash del tour di “Sandinista!” al Vigorelli di Milano, Siouxsie and the Banshees e Echo and The Bunnymen gratis in Piazza Vetra, i Talking Heads in azione nel famigerato scenario del parco di Redecesio tra il fumo di lacrimogeni e le cariche della polizia…Recentemente ho rivisto i miei amati Tuxedomoon, con in testa ancora il bellissimo ricordo di un loro concerto visto al Teatro Smeraldo nei primi anni '80. Ho frequentato molta musica in diversi ambiti: non disdegno il Jazz, mi piace e ho suonato il Blues.

TG: Il tuo bassista preferito invece?

SM: Non ne ho uno in particolare, ma ce ne sono diversi che ho ammirato e apprezzato, da Jack Bruce a Jaco Pastorius. Io riconosco di suonare d'istinto e di essere tecnicamente molto povero e “ignorante”. Sono un autodidatta che suona d'istinto. Ho imparato, come tanti altri, seguendo i giri di basso dei pezzi, ascoltandoli e rifacendoli poi a modo mio. Con i Temporal Sluts la musica è dura, violenta e veloce, piena di energia e mi sta bene così. In fondo sono un uomo tranquillo, sul palco riesco a tirar fuori un'altra personalità.


Daniel Tummolillo osserva con attenzione una splendida stampa del 2014 di Brian Ewing

TG: Adesso veniamo al dunque. Io sono arrivato da te tramite un amico comune, mi sono accorto che qui mi trovo nel paradiso dei GiG Poster...

SM: Più o meno sì... E comunque credo di essere tra i pochi, in Italia, a trattare questo genere di materiale, sia a livello commerciale che promozionale...

TG: Siccome non conosco questo ambiente e sono ignorante in materia di autori americani di poster serigrafici, ti chiedo di darmi la dritta giusta: quali sono i pezzi più belli e gli artisti più interessanti che hai messo in vendita?

SM: Sicuramente quelli di Emek che è un artista di origini israeliane che lavora negli USA da tempo. Ma non è il solo. Per me spiccano almeno un’altra ventina di nomi, tutti di alto livello ma con stili differenti. Per citarne qualcuno direi Chuck Sperry, Jermaine Rogers, Justin Hampton, Todd Slater e Jason Munn. Un discorso a parte meriterebbe Shepard Fairey, il creatore di Obey. Ormai è un autore affermato le cui produzioni serigrafiche, a pochi mesi dall'uscita, finiscono inevitabilmente in galleria, con quotazioni molto alte. Fairey produce almeno una serigrafia al mese (e spesso devolve parte del ricavato della vendita nella sponsorizzazione di eventi e organizzazioni politicamente e socialmente impegnate). Di solito la vendita viene annunciata sul suo sito qualche settimana prima. Viene indicato un giorno e un orario in cui si potrà acquistare una, e una sola, copia della serigrafia in questione. Per chi, come me, vive in Europa occorre tenere d’occhio le differenze di fuso orario e, all'avvicinarsi dell'ora designata, stare incollati davanti al computer per non perdere l’occasione, sperando che il collegamento regga. A volte sono stato fortunato, altre volte sono arrivato troppo tardi, ma fa parte del gioco.


Stampa di Shepard Fairey aka Obey omaggio a Joan Jett

TG: Dove s'è sviluppata quest'arte?

SM: San Francisco, la California ma anche Los Angeles, Chicago, Portland, Austin, parte della provincia americana. In Inghilterra Bristol e Londra, ma non solo. Attualmente esistono diverse “scene” e studi in Francia, Germania, Paesi Bassi, Austria, Spagna e, come ho già detto, Italia.
Con solo 70 dollari (generalmente il costo di una serigrafia più le spese di spedizione internazionali, i dazi doganali, l’Iva e quant’altro) puoi portarti a casa un pezzo d'arte d'appendere al muro. Si tratta di arte alla portata di tutte le tasche. Chiaramente ti deve piacere e non ne puoi parlare in termini d'investimento, a meno che tu non decida di acquistare sistematicamente tutta la produzione di Shepard Fairey. Allora, come ho già detto, tieni sempre d'occhio il suo sito, perché questo artista ha una produzione copiosa e costante. Le sue opere vengono vendute nel giro di mezz'ora visto l'interesse altissimo per questo autore. Molti acquistano per piacere personale, ma in altri casi ci sono gallerie che acquistano per rivendere. Le gallerie che si occupano di Gig-poster in genere sono abbastanza oneste e non hanno ricarichi eccessivi sui pezzi che trattano.


Gig Poster di Adam Pobiak, autore inglese, per Black Sabbath

TG: Esistono gallerie di questo tipo anche in Italia?

SM: No, anche se in un paio di occasioni ho stretto una collaborazione con la galleria Ono Arte Contemporanea di Bologna, organizzando alcune mostre a tema. In realtà mi sarebbe piaciuto aprire uno spazio dedicato alla rock poster art qui a Milano, per farci mostre, incontri e altro, ma purtroppo, almeno per il momento, questa operazione è impossibile. E’ la ragione per cui, oggi, ho deciso di aprire la mia casa al pubblico. E in futuro cercherò di ripetere questo appuntamento più spesso. Poi ci sono i mercati “vintage” sullo stile di quelli londinesi, che recentemente, a Milano ma non solo, hanno acquistato una certa notorietà. Ho partecipato, la scorsa primavera, a East Market, ma è stata, alla fine, una esperienza pessima e che non ripeterò. Nel weekend del 17 e 18 dicembre sarò invece al Wunder Market, presso il Base di Milano, in via Bergognone, insieme al mio amico Roberto di Metropolis Due, con i suoi vinili e CD. Mi auguro che, questa volta, vada meglio...

TG: Da motociclista, non posso non notare e apprezzare molte opere con soggetti di moto e motociclisti, ce ne sono molti sui muri del tuo appartamento, come mai li hai raccolti?


Iggy Pop visto da Lars Krause

SM: Non è perché io ami particolarmente le moto. Quelli che vedi sono pezzi che erano destinati a una mostra che si sarebbe dovuta tenere in una concessionaria Harley Davidson milanese. Sto ancora aspettando una risposta in merito. E capisco, a volte, la perplessità dei miei interlocutori, quando cerco di proporre una mostra di serigrafie. Di solito pensano, genericamente, a quei poster prodotti in serie che si vendevano nei negozi di dischi una ventina d’anni fa. Mi piace sempre mostrare i pezzi “dal vivo”, perché solo così la gente riesce a capire di quale prodotto sto parlando. Un'opera in edizione limitata, realizzata artigianalmente con molte ore di lavoro, unica nella sua bellezza, originale.

TG: Si esauriscono in fretta queste opere che hanno una tiratura tutto sommato abbastanza bassa?

SM: Nel caso degli autori più conosciuti e affermati direi di sì. Le tirature vanno dalle 50 alle 500 copie, e la quantità dipende dalla popolarità del gruppo. Una volta ho provato a contattare Lars Krause, un artista tedesco che apprezzo molto, per chiedergli una serigrafia per i Temporal Sluts. Lars mi ha suggerito di stampare non più di 40 copie, perché il gruppo non è conosciuto. E' stato un discorso molto chiaro e onesto. I Pearl Jam, uno dei gruppi più famosi e più interessati alla serigrafia, di solito tirano 500 copie per volta. L'anno scorso ad Amburgo hanno organizzato una mostra su tutta la loro produzione di Gig-poster dal 2000 al 2015. Anche altre band di un certo spessore come Swans, Melvins e Primus sono molto interessate alla serigrafia, tanto da commissionare intere serie di poster per i loro tour ad artisti diversi.

TG: Hai mai commissionato serigrafie ad autori internazionali?

SM: Mi piacerebbe, ma per il momento non ho motivo di farlo. Mi limito ad acquistare i pezzi già pronti.

TG: il fatto che col tempo le serigrafie diventino inevitabilmente introvabili finisce per alimentare un mercato del falso? O del duplicato?

SM: Sì e no. L'altro giorno, sulla pagina Facebook di Todd Slater, un nome che avevo dimenticato di segnalarti (ha lavorato per Iggy Pop, i Pearl Jam e altre band statunitensi), un suo fan segnalava che su un sito di e-commerce venivano venduti poster e tutta una serie di gadget riproducenti una serigrafia realizzata da Slater qualche anno fa per la band dei 311. Naturalmente il nome di Slater non era citato. A volte ti derubano. Ricordi l’episodio legato a Zara di qualche mese fa? Fortunatamente non succede spesso, e il web ti permette di scoprire abbastanza velocemente chi combina qualcosa di strano.

TG: Gli autori di Gig-poster si dedicano anche ad altri tipi di lavori o clientele?

SM: Ritengo di sì. Credo che per pagare l'affitto e le bollette molti autori lavorino anche per la pubblicità. Altri come Emek e Todd Slater sono concentrati sulla produzione di serigrafie, gig posters o art prints (le stampe artistiche). Ci sono vari modi per sfruttare il proprio talento, alcuni lo fanno allargando il discorso anche a oggetti di altra natura (t-shirts, stickers, quaderni per appunti).


Gary Panter per gli Screamers

TG Quali soggetti hanno più valore: i gig poster o le art prints?

SM: Dipende. Più facile che abbiano un valore collezionistico più elevato i gig posters, proprio perché legati a un evento particolare e irripetibile, quello del concerto. Comunque anche le stampe cosiddette artistiche possono raggiungere quotazioni interessanti, soprattutto quando vengono realizzate in occasione di mostre, singole o collettive che vengono organizzate dalle gallerie. Il poster realizzato da Gary Panter per la band punk degli Screamers nel 1977 è diventato una vera e propria icona, e recentemente è stato ristampato in edizioni di prestigio, a cura dello stesso autore, sempre a tiratura limitata, con un prezzo di vendita intorno ai 300 dollari.

High On Fire - Serigrafia di Justin Kamerer

TG: Bellissima questa serigrafia di una bambina con in mano un teschio di un animale.

SM: Questa è un'opera di Justin Kamerer, che si firma Angryblue, un autore americano che ho scoperto per caso, e che è appassionato di tematiche macabre e un po' morbose. A chi ama soggetti legati alla morte o teschi la serigrafia può riservare delle belle sorprese.

TG: E' in vendita?

SM: Sì, è già incorniciata e come tu sai, a volte, anche i corniciai si ritengono degli artisti, così poi per me diventa imbarazzante proporre certi lavori a prezzi esagerati perché, alla fine, il costo della cornice arriva a superare il costo dell'opera! Per dare alla mia attività una parvenza d'imprenditorialità dovrei vendere questo pezzo incorniciato almeno a 160 euro. Recentemente, però, ho scoperto le cornici Ribba di un grande magazzino svedese: sono dignitose e hanno un prezzo più che accettabile. Per il futuro credo che ricorrerò più spesso a questa soluzione, più economica sia per me che per l’eventuale acquirente. Tieni comunque presente che i pezzi che vedi incorniciati sono di solito destinati a mostre. La maggior parte dei pezzi del mio catalogo sono venuti senza cornice.

TG: Tu in genere ricerchi dei soggetti particolari o le serigrafie a più colori, nomi particolari o acquisisci di tutto?

SM: Non ho limitazioni: per esempio mi piace molto questa serigrafia di Leslie Herman, ma anche questa “Night of the Dead” (prodotta dallo studio Delicious Design League), collegata alle tematiche zombie, non è male. Non mi do delle regole vere e proprie, però mi fanno impazzire gli autori che utilizzano i colori metallici, soprattutto l'argento e l'oro. Oppure quelle realizzate con sette strati di colori diversi, con i giochi di trasparenze. Ho anche stampe offset fatte con le macchine per fotolitografia e ti rendi conto subito della differenza, al tatto la serigrafia è ruvida e in luce radente vedi i vari strati di colore sovrapporsi. Per ultimo un consiglio: il vetro non museale penalizza molto la valutazione dell'opera. Se non si sa da chi si compra o cosa si compra, meglio poter toccare la stampa con mano e osservare l'opera con un lentino.

Leslie Herman per gli Spoon

TG: Abbiamo dimenticato di dire qualcosa?

SM: Forse potremmo dire che anche in Australia ci sono un paio di artisti di spicco della Rock poster art che sono Ken Taylor e Rhys Cooper. 

Ken Taylor per i Sigur Ros

TG: Grazie mille a Stefano di Gimme Danger.

SM: Grazie a te!

Notizia
Comunico a coloro che sono interessati ad approfondire la conoscenza con Gimme Danger, con la Rock poster art ed a vedere le opere dal vivo che il giorno 11 febbraio 2017, alle ore 18, verrà inaugurata una mostra con le stampe della collezione di Stefano Marzorati, presso l'Associazione ArteGioia 107 in viale Melchiorre Gioia 107. Grazie per l'attenzione, Tony Graffio.

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