giovedì 26 maggio 2016

Quando l'architetto e l'artista diventano designer (I tessuti della MITA in mostra a Genova a Palazzo Ducale)

Eugenio Carmi - Senza Titolo 1954/55. Olio e tempera su cartoncino

Eugenio Carmi - Senza Titolo 1954/55. Olio e tempera su cartoncino

Specializzata nella produzione di tappeti, arazzi e tessuti, la MITA (Manifattura Italiana Tappeti Artistici) si avvalse della collaborazione di alcuni tra i più importanti architetti e artisti dell'epoca, tra i quali: Giò Ponti, Gustavo Pulitzer, Mario Labò, Tomaso Buzzi, Paolo Buffa, Emilio Lancia, Gigiotti Zanini, Luigi Vietti, Fortunato Depero, Francesco Di Cocco, Arturo Martini, Mario Sironi, Oscar e Fausto Saccorotti, Emanuele Rambaldi, Edoardo Alfieri, Aurelio Carminati, Eugenio Carmi, Flavio Costantini, Emanuele Luzzati, Leo Lionni, Gillo Dorfles, Enrico Paulucci, Arnaldo Pomodoro, Emilio Scanavino, Antonia Campi e Ettore Sottsass jr.


Alcuni design di tessuti esposti al Palazzo Ducale di Genova

Dettaglio di un tessuto di Eugenio Carmi (1929-2016)

La mostra è articolata in 6 parti: 1 La MITA 1926-1976; 2 La MITA in viaggio; 3 Mario Alberto Ponis. Imprenditore, inventore e collezionista; 4 I tappeti della MITA; 5 Itessuti della MITA; 6 La MITA in mostra. Queste sezioni ripercorrono l'intero arco di attività  della manifattura ed i molteplici interessi del suo fondatore che da abile imprenditore si contraddistinse per alcuni geniali brevetti. Tra essi saranno presentati quelli relativi alla tuta da volo ed ai giubbotti salvagente prodotti durante il periodo bellico e ad una piccola roulotte con apertura a cannocchiale presentata al 36° Salone dell'Automobile di Torino, nel 1954.


Qualche esempio del design degli artisti degli anni '30, a destra una divisa dell'aviazione di cui s'è parlato nel testo.

Un altro tessuto progettato da Eugenio Carmi, mi sono concentrato sulle sue creazione poiché egli rappresenta un esempio d'artista di cultura ebraica ed era il fratello della fotografa Lisetta Carmi

Ancora Eugenio Carmi

Eugenio Carmi

Negli anni precedenti il secondo conflitto mondiale, la MITA si specializzò nella produzione di tappeti e arazzi avvalendosi di architetti e artisti di fama mondiale. Fondamentale fu il sodalizio con Mario Labò che attraverso la DIANA (Decorazioni Industrie Artistiche Nuovi Arredamenti), fondata a Genova nel 1928, provvedeva alla commercializzazione dei tappeti prodotti dalla manifattura di Nervi, in molti casi disegnati dallo stesso Labò. Stretti furono anche i rapporti con gli architetti del '900 milanese, primo tra tutti Giò Ponti che, autore del disegno di diversi tappeti, promosse sulla rivista Domus l'attività della MITA, ma anche Paolo Buffa, Tomaso Buzzi, Emilio Lancia e Gigiotti Zanini.
Tra le collaborazioni artistiche bisogna segnalare quella con Fortunato Depero, testimoniata in mostra da alcuni suoi bozzetti, dalla corrispondenza intercorsa con l'imprenditore genovese e dalla copia del celebre libro "imbullonato" che l'artista trentino stampò nel 1927 e donò a Ponis con dedica autografa. Significativa fu anche il legame che si instaurò con Arturo Martini, autore di diversi arazzi prodotti a Nervi e presenti nella collezione di Ponis, di cui sono anche esposte opere in gesso e terracotta.
Dopo la guerra, la MITA ampliò la propria gamma di prodotti.
Con il graduale abbandono della tessitura di tappeti, la MITA si specializzò nella produzione di tessuti ed arazzi, studiati da Gustavo Pulitzer e Nino Zoncada, per le principali compagnie di navigazione, o per commissioni pubbliche, come nel caso dell'arazzo di Aldo Bosco realizzato tra il 1967 ed il 1968 per la sala riuniuni della nuova sede della RAI di Genova.
Verso la fine degli anni '50 si sperimentarono nuove ricerche artistiche con diverse edizioni di pannelli a tiratura limitata che stampati su canapa o su lino si presentavano come veri multipli d'autore.


Arturo Martini - L'inglesina 1929/30. Terracotta maiolicata e dipinta

MITA Giubbotto, pantaloni e salvagente per l'aeronautica militare

Dove Palazzo Ducale Loggia degli Abati Piazza Matteotti 9, Genova
Quando Dal 25 Marzo al 19 giugno 2016
Orari Dal martedì al venerdì: 15-19 Sabato e domenica: 10-19. Lunedì chiuso
Ingresso a pagamento: 5 euro. Biglietto congiunto con la mostra di Salgado: 12 euro


Dettaglio della firma di Eugenio Carmi

La MITA 1926-1976

La MITA – Manifattura Italiana Tappeti Artistici (acronimo che si trasformerà in seguito in Manifattura Italiana Tessuti Artistici) fu fondata nell’ottobre del 1926 da Mario Alberto Ponis “con lo scopo di utilizzare dei nuovi ritrovati meccanici nella fabbricazione dei tappeti classici annodati a mano”. Dopo un’iniziale fase produttiva dedicata alla realizzazione di tappeti con disegni e decori non originali d’ispirazione orientale (uno dei modelli più richiesto era definito Smirne), Ponis iniziò a stringere rapporti di collaborazione con artisti e architetti, sperimentando attraverso il loro contributo innovativi temi stilistici e iconografici. Al di là dei significativi contatti intrattenuti con importanti esponenti futuristi – documentati in mostra dai bozzetti di Fortunato Depero, ma attestati anche dal suo legame d’amicizia con Fedele Azari o dalla vendita di tappeti MITA a Filippo Tommaso Marinetti e a Giacomo Balla – fondamentali risultarono, negli anni tra le due guerre, le sue collaborazioni con gli architetti milanesi: non solo Gio Ponti, che spesso frequentò la manifattura di Nervi promuovendone l’attività sulle pagine di “Domus”, ma anche Tomaso Buzzi, Paolo Buffa, Emilio Lancia e Gigiotti Zanini. Decisivo, in tale ambito, fu pure il rapporto instauratosi, a cavallo tra gli anni venti e trenta, con l’architetto genovese Mario Labò e con la DIANA (Decorazioni Industrie Artistiche Nuovi Arredamenti); ma altrettanto rilevante fu l’incontro con lo scultore Arturo Martini, di cui Mario Alberto Ponis conservava diverse opere in gesso e terracotta nella sua collezione d’arte privata.

Dopo la guerra – periodo in cui la MITA fu impegnata nella fabbricazione di tute e accessori per l’aeronautica militare – la manifattura nerviese si aprì, attraverso nuove collaborazioni, ad una più ampia fase produttiva. Con il graduale abbandono della tessitura dei tappeti, la MITA si specializzò infatti nella produzione di tessuti e di arazzi, eseguiti in particolare per conto di compagnie di navigazione o su commissioni pubbliche, come nel caso dell’arazzo di Aldo Bosco, realizzato tra il 1967 e il 1968 per la sala riunioni della nuova sede RAI di Genova.

Verso la fine degli anni cinquanta Ponis, che lungo tutto il suo intenso percorso imprenditoriale non smise mai di sperimentare nuove strade di ricerca artistica, lanciò – grazie ai contratti stipulati in quest’epoca con artisti come Enrico Paulucci, Emanuele Rambaldi, Oscar Saccorotti, Emanuele Luzzati, Leo Lionni, Eugenio Carmi, Emilio Scanavino e Arnaldo Pomodoro – diverse edizioni di pannelli a tiratura limitata che, stampati su canapa e lino, si presentavano come veri e propri multipli d’autore. Alla metà degli anni sessanta la peculiare vocazione della manifattura a diversificare continuamente la propria produzione fu infine documentata dalla realizzazione, sugli stessi motivi decorativi dei tessuti, di pannelli laminati per navi, vetture ferroviarie e arredi civili.



Emanuele Luzzati

Tutte le opere, laddove non sia diversamente indicato, provengono dall’Archivio MITA – Nervi di M.A. Ponis, in comodato presso Wolfsoniana – Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Genova.


La MITA in viaggio

Nell’ambito dell’ampia e diversificata produzione tessile della MITA, un posto di assoluto rilievo, merita la collaborazione con le principali compagnie di navigazione italiane e straniere. I primi interventi in questo campo risalgono agli anni tra le due guerre, quando la manifattura di Nervi eseguì diversi modelli di tappeti per la Navigazione Generale Italiana e la Sitmar.

La svolta in tale contesto produttivo avvenne tuttavia nel dopoguerra, in concomitanza con l’inizio della lunga e intensa collaborazione con i due principali progettisti italiani di interni navali: Gustavo Pulitzer Finali e Giovanni “Nino” Zoncada che, tra il 1947 e il 1948, si erano entrambi trasferiti a Genova. La partecipazione della MITA ai loro allestimenti ha inizio all’epoca della ristrutturazione e del riallestimento, per conto dell’Italia Società di Navigazione, del Conte Biancamano (1949). Per questo transatlantico la manifattura di Ponis eseguì infatti, su disegno di Mario Sironi, il grande arazzo a filo lungo di lana collocato sulla parete di fondo della sala di soggiorno di prima classe, progettata da Pulitzer. La MITA realizzò successivamente, su progetto dell’architetto triestino, l’arazzo di Michael Rachlis per la sala di lettura di prima classe della turbonave Andrea Doria, partita per il suo viaggio inaugurale verso New York il 14 gennaio 1953 e tragicamente affondata nell’Atlantico il 26 luglio 1956. Un altro importante arazzo di Enrico Ciuti fu quindi eseguito, sempre per Pulitzer, per la sala di soggiorno di prima classe del transatlantico Cristoforo Colombo, varato nel 1953.

Attraverso Zoncada, la MITA contribuì invece, in maniera determinante, all’affermazione dello stile Costa, collaborando agli apparati decorativi e all’interior design delle principali unità della flotta genovese: oltre alle tende in mistolino Mosca 58 di Emanuele Luzzati per la motonave Anna C. (1948); ai tessuti d’arredo Rosemarie di Oscar Saccorotti e Ginevra di Lele Luzzati per la motonave Franca C. (1965) e Cordoba di Enrico Paulucci per la Federico C. (1961), bisogna qui ricordare i due grandi arazzi Composizione astratta di Paulucci e Flauto magico di Luzzati per la Eugenio C. (1965-1966). Nel 1968, un anno dopo il suo celebre allestimento scenico per l’opera di Rossini al Maggio Musicale Fiorentino, Luzzati realizzò anche l’arazzo La gazza ladra per la Carla C. L’artista genovese, come altri collaboratori della MITA, fu infine autore dei disegni per i foulard ricordo commissionati dalle compagnie di navigazione e consegnati alle signore al termine delle crociere. Tra essi si ricordano in particolare quelli per le motonavi spagnole Cabo San Roque e Cabo San Vicente della società Ybarra y Cia di Siviglia (1960), i cui interni furono nuovamente progettati da Pulitzer.



Fortunato Depero Numeri 1927 Bozzetto per tappeto



Fortunato Depero Numeri 1927 Bozzetto esecutivo per tappeto


Mario Alberto Ponis. Imprenditore, inventore e collezionista

Uomo dai molti interessi e dai numerosi talenti, Mario Alberto Ponis (Firenze 1893 – Genova 1970) non fu solo l’abile imprenditore della MITA ma, seguendo la tradizione familiare – il padre Crescentino, impiegato alle ferrovie, coltivò la passione per la meccanica e le invenzioni, tra cui un chirotipografo e un idrociclo -, mise a punto una serie di brevetti assai eterogenei.

Oltre a ideare i modelli dei telai che vennero utilizzati nella manifattura, nel 1954 progettò la roulotte Chiocciola, “vettura letto a rimorchio di auto con tetto abbassabile”, che nello stesso anno venne presentata al XXXVI Salone internazionale dell’automobile di Torino.

Entusiasmatosi per il volo aereo fin da piccolo, da quando, in una sera di giugno del 1908, con il padre aveva assistito, sulla vecchia piazza d’armi di Torino, alle acrobazie dell’aviatore francese Ferdinand Marie Léon Delagrange, nel 1914 Mario Alberto superò il corso per allievi ufficiali piloti di complemento e, come aviatore, fu impegnato su vari fronti durante il primo conflitto mondiale. Nella seconda metà degli anni trenta, memore di tali esperienze e sfruttando il bellicistico clima politico nazionale, avviò una collaborazione con l’Aeronautica militare italiana, per cui brevettò e fece produrre dalla MITA tute da volo riscaldate, paracadute, sacchi viveri d’emergenza, salvagenti speciali e, con l’aiuto di Luigi Vietti, un particolare “elmetto metallico munito di mezzi di protezione contro il freddo e il caldo e di mimetizzazione”, che fecero la sua fortuna economica.

La sua collezione personale di opere d’arte, ancora in parte presso gli eredi, testimonia i rapporti e le amicizie che egli instaurò durante la sua lunga attività imprenditoriale. Dipinti di Oscar Saccorotti, Emanuele Rambaldi, Enrico Paulucci, Emilio Scanavino, Emanuele Luzzati, che disegnarono i modelli per i tessuti della MITA nel secondo dopoguerra, si affiancano alle opere di artisti vicini a Mario Labò con cui Ponis aveva stretto un legame professionale piuttosto movimentato agli inizi della sua avventura. Fu per il tramite di Labò che Ponis entrò in contatto con Arturo Martini nella seconda metà degli anni venti e proprio a quel periodo risalgono il pannello in gesso La tempesta (1926 circa) e la terracotta Le bagnanti (1927) che venne poi messa in produzione dalla ILCA (Industria Ligure Ceramiche Artistiche) – fondata a Nervi da Labò nel 1928 – e di cui un esemplare fece a lungo parte della collezione di Arturo Ottolenghi, la cui moglie tedesca, Herta Wedekind, disegnò bozzetti per tappeti della MITA.

Nel 1940, quando Ponis decise il trasferimento della ditta in un immobile più ampio e funzionale, affidò l’incarico a Luigi C. Daneri, che, nel panorama genovese, era il portatore delle istanze più moderne e aggiornate. L’edifico in via Santa Maria Assunta a Nervi, ancora oggi esistente, rivela infatti da parte dell’architetto l’adesione ai dettami del razionalismo italiano e del funzionalismo internazionale: volumi netti e puliti; colori chiari e materiali d’avanguardia, come il vetrocemento; finestre a nastro che svuotano le pareti perimetrali e permettono alla luce di inondare gli spazi di lavoro degli operai.




I Tappeti di MITA



Tappeti e tessuti MITA


I tappeti della MITA


La Manifattura Italiana Tappeti Artistici venne aperta nell’ottobre del 1926 nei locali di via Campostano 3 a Genova Nervi. L’obiettivo di Ponis era chiaro fin dall’inizio: avviare una produzione meccanizzata dei tappeti annodati a mano per “… portarne così il prezzo di costo ad un indice ben più basso di quello sinora imposto dalle altre lavorazioni o dall’importazione, pur conseguendo, come ben precisato nel nome e seguito nelle direttive, un intento vivamente artistico”, come egli stesso scrisse il 2 dicembre 1927 al Comitato piccole industrie della Provincia di Genova. In quel momento l’azienda disponeva di sette telai utilizzati da altrettante operaie ma, già nel marzo successivo, Ponis la trasformò in società anonima, raddoppiando il capitale sociale e facendovi entrare alcuni soci “per acquisire maggiore impulso ed aumentare la produzione”.
I primi manufatti della MITA furono tappeti “orientali” di tipo tradizionale ma ben presto Ponis, fiutando la domanda del mercato, decise di affiancare a tale produzione anche modelli “moderni”. Fu precoce il suo rapporto di collaborazione con il futurista Fortunato Depero che, con la moglie Rosetta Amadori, aveva aperto nel 1919 a Rovereto la sua Casa d’Arte, da cui uscirono anche i famosi arazzi in tarsie di panno colorato, alcuni dei quali furono presentati con successo alla Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi del 1925 e alla XV Biennale veneziana dell’anno successivo. Il legame con Depero è confermato dai bozzetti per tappeti esposti in questa sezione e da alcune testimonianze della corrispondenza epistolare tra loro intercorsa, ma anche dalla copia del celebre libro “imbullonato” che l’artista trentino stampò nel 1927 e donò a Ponis con dedica autografa.
Per uno come Ponis che voleva rinnovare l’arte del tappeto era inevitabile entrare in contatto a Genova con l’architetto Mario Labò, impegnato in quegli anni in un interessante tentativo di ammodernamento della produzione locale nell’ambito delle arti decorative, come dimostra l’apertura della DIANA (Decorazioni Industrie Artistiche Nuovi Arredamenti) e della ILCA (Industria Ligure Ceramiche Artistiche), entrambe costituite nel 1928. Fu la MITA, non a caso, ad eseguire alcuni dei tappeti che Labò, attraverso la DIANA, presentò alla IV Triennale d’arte decorativa e industriale moderna di Monza del 1930. Deve risalire alla fine del decennio anche il contatto con Gio Ponti: ne nacque un sodalizio artistico fondamentale per gli sviluppi futuri della MITA e pure una sincera amicizia che si protrasse ben oltre la collaborazione professionale, come testimoniano la corrispondenza e i molti biglietti di auguri ancora presso gli eredi Ponis. L’architetto milanese non solo creò disegni e modelli decorativi per i tappeti della MITA, ma promosse la produzione della manifattura nerviese dalle pagine della rivista “Domus” che aveva fondato nel 1928. Inoltre fu Ponti il tramite di Ponis con gli altri architetti del Novecento milanese: Paolo Buffa, Tomaso Buzzi, Emilio Lancia, Gigiotti Zanini. Fu invece Labò il collegamento con Arturo Martini che, sempre sul finire degli anni venti, eseguì alcuni disegni per i prodotti della MITA, di cui rimangono nell’archivio i bozzetti esecutivi.

Giò Pomodoro - Stromboli


Eugenio Carmi 1957


Emilio Scanavino- Civiltà 1957. Stampa serigrafica su canapa.


Eugenio Carmi - Senza Titolo 1957 Tecnica mista su carta di riso incollata su cartoncino







Franca Luccardi - Chefoo


Emilio Scanavino - Mauthausen 1957 Stampa serigrafica su canapa


Enrico Paulucci delle Rocole - Paraggi 1958 circa Stampa serigrafica su cotone


Dettaglio di Paraggi





I tessuti della MITA


Terminata la fase di riconversione produttiva che aveva contraddistinto il periodo bellico, la MITA sin dal primo dopoguerra riprese la propria attività nello stabilimento di Nervi, integrando la fabbricazione di tappeti di lana annodata con quella di arazzi e tessuti. In questa nuova fase operativa Ponis mirò ben presto ad ampliare la cerchia delle proprie relazioni professionali, ma allo stesso tempo mantenne vive alcune collaborazioni già avviate negli anni tra le due guerre (come quelle con Emanuele Rambaldi e i fratelli Oscar e Fausto Saccorotti), oltre a rinsaldare il suo stretto sodalizio con Ponti e il gruppo di architetti e designer che gravitavano all’epoca intorno alla rivista “Domus”: si pensi ad esempio alla svizzera Corina Steinrisser, autrice del disegno per le tende di un appartamento milanese progettato nel 1953 da Alberto Rosselli, o al triestino Giorgio Host Ivessich che nel medesimo anno curò a Santa Margherita l’interior design delle camere del Grand Hotel Miramare e del bar Barracuda, utilizzando tessuti della MITA, realizzati su suo disegno e di Mario Alberto Ponis.

In questi anni gli arredi di un altro locale alla moda furono contrassegnati dal marchio MITA: le poltroncine e i divanetti del ristorante La Gritta di Portofino furono infatti rivestiti con il tessuto Ormeggio di Enrico Paulucci, autore anche, nella stessa epoca, di diversi arazzi per la manifattura genovese e protagonista alla fine degli anni cinquanta – insieme a Carmi, Luzzati, Rambaldi, Saccorotti e Scanavino – di una nuova linea di produzione di pannelli artistici, che fu esposta a Genova, Firenze e Caracas.

Con grande intuito artistico Ponis scelse di collaborare con gli esponenti delle più innovative tendenze espressive del periodo: da un lato instaurò infatti un solido legame con Eugenio Carmi (art director dell’Italsider e tra i principali animatori della Galleria del Deposito di Boccadasse) e con il gruppo di artisti che orbitava intorno allo studio di grafica genovese Firma (Flavio Costantini, Dario Bernazzoli, Lele Luzzati, Marco Biassoni e sua moglie Franca Luccardi); dall’altro intercettò le più sperimentali tendenze linguistiche allora emergenti. L’astrazione geometrica e concretista di Gillo Dorfles e Rocco Borella – affiancata dalle riprese neocubiste di Edoardo Alfieri e dal realismo esistenziale di Aurelio Caminati – si intrecciò quindi nella produzione della MITA, a cavallo degli anni cinquanta e sessanta, con le ricerche segniche di matrice informale di Emilio Scanavino e dei fratelli Gio e Arnaldo Pomodoro.

Le tensioni espressive del contemporaneo dibattito artistico furono dunque puntualmente documentate da un variegato mosaico di collaborazioni e contatti, di cui si trova riscontro, all’interno del complesso percorso artistico della manifattura di Ponis, nell’intensa attività espositiva e nelle importanti commissioni pubbliche e private nel campo dell’interior design e della decorazione di interni.









La MITA in mostra

Durante la sua attività durata cinquant’anni, numerose furono le mostre di livello nazionale e internazionale cui la MITA prese parte, come attestano anche i diplomi conservati nell’archivio.

Sebbene non testimoniato dalle fonti documentarie d’epoca, in occasione della IV Triennale di Monza del 1930 furono tessuti da Ponis i tappeti esposti negli ambienti presentati dalla DIANA, il laboratorio genovese di arti decorative fondato da Mario Labò due anni prima: nella Sala da pranzo e nel Salotto da signora, progettati rispettivamente dallo stesso Labò e da Oscar Saccorotti. Uscirono dai telai della MITA anche i tappeti che, alla medesima rassegna monzese, arredavano lo Studio della ditta Pennati di Cesano Maderno, ordinata dagli architetti Paolo Buffa e Antonio Cassi Ramelli, e la Sala da soggiorno dalla ditta Meroni e Fossati di Lissone, ordinata dall’architetto Vittorio Cabiati, che, nel catalogo ufficiale, compaiono entrambi come prodotti dalla DIANA. Si può quindi ipotizzare che, nei primi anni di attività della manifattura, la collaborazione tra Labò e Ponis avesse assunto i caratteri del rapporto tra ideatore ed esecutore, anche se la situazione pare evolversi assai velocemente, poiché risalgono ai primissimi anni trenta gli articoli di “Domus” in cui vengono citati esplicitamente la MITA e Ponis. Sono stati inoltre rintracciati nell’archivio il bozzetto per il tappeto I Lottatori che il pittore palermitano Alberto Bevilacqua ideò per la Sala degli atleti, sempre alla Triennale del 1930, così come i disegni di Francesco Di Cocco, qui esposti nella sezione I tappeti della MITA, mostrano evidenti analogie linguistiche e compositive con l’arazzo I leoni di mare che l’artista romano presentò alla medesima rassegna, come confermato da Lidia Morelli nel suo articolo comparso nel numero di gennaio del 1931 di “La casa bella”.

Negli anni Trenta le partecipazioni della MITA alle Triennali milanesi si susseguirono con regolarità. La manifattura nerviese ritornò nel Palazzo dell’Arte di Giovanni Muzio nel 1933, nel 1936 e nel 1940, l’ultima edizione prima che scoppiasse il secondo conflitto mondiale. Sempre in quel decennio la MITA intervenne anche alle esposizioni universali di Bruxelles del 1935 e di Parigi del 1937, aggiudicandosi in entrambi i casi la medaglia d’argento.

Finita la guerra, l’azienda di Ponis riprese a essere presente a Milano: partecipò alla prima Triennale del dopoguerra, quella del 1947, che ospitò anche il Concorso di disegni per tappeti della MITA cui parteciparono, tra gli altri, Antonia Campi, Ettore Sottsass Jr. e Lyda Levi, per proseguire con le edizioni del 1951 e del 1954. In quell’occasione espose il grande arazzo La favola di Luzzati, che ritornò successivamente all’edizione del 1973, quando Ponis era già morto e dell’attività della ditta si occupava la moglie, Teresa Maddalena Pascocci, da sempre insostituibile collaboratrice del marito.




Emanuele Lombardi - Pesci nel Giornale 1931


Si ringraziano i curatori della mostra Matteo Fochessati e Gianni Franzone e la Fondazione per la Cultura del Palazzo Ducale di Genova.


L'ingresso della mostra


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