lunedì 11 aprile 2016

Le nuove imperdibili interviste di Tony Graffio

Fotografia eseguita con un telefonino e rielaborata in Photoshop

Da un blog (che brutta parola, chiamiamolo pure diario virtuale, oppure  diario online se proprio non potete fare a meno degli inglesismi) nato prevalentemente per raccogliere immagini pubbliche di una città in trasformazione e riflessioni personali, sono passato a collezionare le opere, le vite e le storie di personaggi, più o meno conosciuti, che hanno qualcosa da dire sulla visione del mondo e sulla sua rappresentazione attraverso il segno artistico che si manifesta con le più diverse forme di espressione dei linguaggi individuali. Talvolta ben conosciuti e sperimentati, ma altre volte più innovativi o d'avanguardia.
Da qualcosa che poteva avere un interesse documentaristico, utile forse solo a me stesso per scandire i ritmi del tempo che passa tramite l'osservazione dei muri della mia città, ho capito che era fondamentale avere un incontro con gli artisti e con coloro che hanno da proporre nuovi modi d'intervenire su forma e materia, con tecniche da sviluppare e portare a conoscenza del pubblico ed esperienze interessanti che, nel caso degli artisti che hanno vissuto più a lungo, diventano parte stessa della nostra storia e del nostro passato.
L'arte visiva ha mille sfaccettature che ho deciso di visitare in ogni sua forma ed espressione, cercando di non trascurare nulla. Molti di coloro che entrano in contatto con me contestano il fatto che io non mi dedichi sufficientemente alle avanguardie e che abbia troppa passione per il genere figurativo, o per correnti artistiche considerate vecchie e superate, se non semi-defunte. C'è chi dice che io privilegi troppo la tecnica nei confronti del concetto che essa vuole esprimere. A queste critiche, io vorrei rispondere dicendo che ognuno ha i propri interessi e la propria visione dell'arte che per me non è solo un processo ideativo, ma un metodo produttivo. Non mi sento di sminuire ciò che molti considerano poco rilevante, in quanto viene considerato artigianato anziché arte. Per me, le capacità tecniche sono altrettanto importanti di quelle creative, se permettono di realizzare opere di indiscusso valore estetico o se prevedono l'impiego di una capacità manuale o intellettuale che altri non riescono a manifestare.
Questo discorso potrebbe dilungarsi ancora molto, ma non è l'oggetto di quello che volevo comunicare in questa pagina.
A volte, bisogna abbandonarsi a quello che ci capita con facilità ed a me ultimamente è capitato di fare incontri molto interessanti con gli artisti che avevo sulla lista dei personaggi che volevo intervistare. Non so bene neppure io come tutto stia avvenendo, ma se pensiamo che all'inizio non avevo nessun contatto particolare ed in breve tempo sono riuscito a raggiungere autori di lavori molto speciali, non posso che dichiararmi piuttosto soddisfatto di ciò che sto facendo, nella speranza che anche chi legga questo mio diario sia d'accordo con me.
Sull'opportunità o meno di proseguire in questo modo, in realtà ho qualche indecisione, poiché non riesco bene a capire come viene vista e vissuta questa scelta dai frequentatori di "Frammenti di Cultura". Non mi sono posto un fine ultimo, se non quello di parlare di argomenti che possano essere condivisi da altre persone con i miei stessi interessi. O simili.
Forse, la rete potrebbe non essere il supporto giusto per diffondere certe informazioni in quanto tutto poi finisce per confondersi in un marasma di parole, immagini e pensieri che probabilmente non vengono veramente apprezzati fino in fondo, o letti con la necessaria attenzione e completezza. In questo modo temo che si finisca con l'appiattire le idee e precludere occasioni di ulteriori sviluppi. Mi piace pensare d'offrire un servizio utile e alla portata di tutti, ma non nego che mi aspettavo una maggiore partecipazione ed interattività da parte di chi entra in contatto con quanto scrivo.
Non sono alla ricerca di personaggi di richiamo, ma di diffondere le storie di chi ha veramente qualcosa da dire. Ho incontrato abbastanza casualmente, nel senso che pur avendolo nell'elenco dei miei interlocutori preferiti, non ho programmato nessun appuntamento con lui e lui è stato molto cortese ad accogliere la mia richiesta per un'intervista improvvisa. Paolo Gioli, per me, è un "mostro sacro" della creatività, dell'arte, della fotografia e del cinema d'avanguardia, eppure mi sono accorto che non è poi così conosciuto come meriterebbe di essere. Spero che quanto mi preparo a raccontare su di lui possa colpire la fantasia di chi non lo conosce abbastanza e stimolare una sua conoscenza più approfondita, come artista e come individuo, poiché per me, questi due aspetti della persona non possono essere presi separatamente.
Oltre a Paolo Gioli, in questi giorni ho avuto modo d'incontrare il fotoreporter Giorgio Lotti, il medaglista Luigi Teruggi, il serigrafo Daniel Tumolillo, il fotografo Gianni Berengo Gardin, la "mamma" di Topo Gigio: Maria Perego, il tecnico del telecinema Giuseppe Di Carlo, il meccanico di precisione Arturo Rebora, il gallerista Giovanni Battista Martini, il collezionista Paolo Vampa ed altri ancora. Tutti mi hanno raccontato cose molto belle che spero di proporvi a breve su queste pagine. Si tratta di una specie d'effetto a catena che finisce col coinvolgere sempre più persone che più o meno casualmente incontro e affidano a me il piacere di narrare in modo indipendente e senza filtri le loro vicende. Questa situazione mi lusinga, anche perché pochissime persone mi hanno rifiutato un incontro o un'intervista, ma mi sottrae parecchio tempo ai miei affari personali e finisce per farmi trascurare degli impegni, talvolta anche spiacevoli, che tuttavia richiedono un mio intervento.
Dico questo perché, da una parte mi dispiacerebbe porre fine a certe mie sortite a caccia di nuovi argomenti e personaggi, ma dall'altra mi trovo inevitabilmente in arretrato nel fornirvi nuove storie poiché posso contare quasi esclusivamente sulle mie uniche forze e risorse. Vorrei affrontare trasferte in vari luoghi dove sono stato invitato a visitare mostre, o a conoscere artisti, ma sia per la mancanza di tempo, che di collaboratori o di fondi economici, mi trovo costretto a rinunciare ad occasioni molto allettanti.
Una storia che vorrei poter affrontare è quella di Pordenone Montanari, ma tramite la sua curatrice, in passato ho avuto una risposta negativa. Per me, è fondamentale poter incontrare gli artisti personalmente dal vivo, perché solo in questo modo posso rendermi conto dell'attendibilità o meno di certe questioni e capire meglio il loro carattere.
Detto questo, spero che vogliate comprendere la situazione che si è creata e che abbiate la pazienza di attendere che porti a compimento la mia missione di inondare il web con nuove storie. Non mi piace fare troppa auto-promozione e proprio a questo proposito vorrei sapere da tutti voi cosa ne pensate di questo progetto: vale la pena di continuare?
Su diversi social network ho potuto appurare che coloro che scrivono le proprie storie originali, anche se per me si tratta di documentarismo, non  sempre sono ben visti, io ho proposto il mio sito anche su Facebook, su consiglio/richiesta di qualche amico/a, ma la cosa non mi ha pienamente convinto, né soddisfatto, non mi interessa avere un'estrema diffusione dei miei scritti, quanto invece raggiungere le persone realmente interessate al mio modo di fare divulgazione/documentazione.
Attendo consigli, commenti e aiuti di qualsiasi tipo. TG



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