giovedì 12 novembre 2015

Giulio Giorello: Tra arte e scienza ci può essere simpatia

Giulio Giorello, filosofo 70 anni
Fotografia di Tony Graffio elaborata con Photoshop

Ho incontrato Giulio Giorello che, molto gentilmente, ha risposto ad alcune domande che possono interessare i lettori di Frammenti di Cultura.
Più che un'intervista si è trattato di un piacevole dialogo con un grande personaggio che ha accettato di farmi conoscere meglio il suo pensiero attraverso i suoi gusti estetici ed i suoi interessi in campo artistico.
Riporto di seguito quanto mi ricordo è stato detto che è soltanto una minima parte dell'intero discorso affrontato.

Come prima cosa, ho voluto sapere dal professor Giorello se anche i filosofi si interessano di fotografia e lui mi ha confermato che la fotografia gli piace molto e che un tempo prendeva le sue immagini fotografiche con una vecchia Voitglander a soffietto che gli ha dato molte soddisfazioni e che ancora adesso si chiede che fine abbia fatto. 
Quando Giorello conobbe Ferdinando Scianna, con il quale ha collaborato più volte in occasione di mostre, incontri scientifici e culturali, forse intimidito dai risultati ottenuti dal reporter siciliano, il filosofo mi confessa d'aver preferito smettere di fotografare, anche se personalmente dubito che questa possa essere la ragione principale che abbia allontanato Giulio Giorello dalla fotografia. 
La fotografia è una disciplina talmente popolare che tutti praticano, senza per questo dover raggiungere le vette dell'arte o dell'informazione, ma può essere che chi già spicca in qualche campo ambisca a raggiungere i massimi risultati in ogni settore.
E' comunque stato divertente vedere questo personaggio interessarsi alla mia piccola fotocamera digitale che ha scambiato per una macchina fotografica a pellicola.

Amedeo Modigliani Nu couché 1917, opera venduta all'asta da un collezionista milanese per 170,4 milioni di dollari

Proprio in questi giorni, due artisti italiani: Amedeo Modigliani e Lucio Fontana hanno sbancato due importanti aste riuscendo a raggiungere quotazioni mai viste prima.
Nu couché è diventata la seconda opera d'arte più costosa, dopo Nafea Faa Ipoipo di Paul Gauguin, venduta per 300 milioni di dollari all'inizio del 2015.
Questi fatti non sono sfuggiti a Giorello, al quale ho voluto chiedere un parere, anche alla luce della sua passione per l'arte.

Concetto spaziale, la fine di Dio, venduto ieri per 29 milioni di dollari a New York

Più precisamente, gli ho chiesto se pensa che sia etico che il mercato dell'arte raggiunga queste quotazioni; la risposta del filosofo non ha nascosto un sorriso, come per sottolineare che egli non si sarebbe lasciato intrappolare dalla provocazione della mia domanda. Egli mi ha risposto dicendomi che non si sente di giustificare questi comportamenti, anche se li comprende, riconoscendo che indubbiamente la donna dipinta da Modigliani è di una bellezza sconvolgente e questo rende plausibile che si possano commettere delle follie, presi dalla passione per l'arte e per la bellezza. 
Bisogna comunque fare attenzione a non mettere limiti al mercato per evitare che poi ci siano delle derive totalitarie a livello politico, un po' come accadde in Russia nel secolo scorso.
Sempre riferendomi all'arte, ho chiesto a Giorello se questa disciplina avvicina l'uomo a Dio ed egli mi ha detto che certamente l'arte è una degli interessi che può avvicinare l'uomo a Dio, anzi è uno dei modi migliori per riflettere sul divino, insieme allo studio delle strutture del cosmo e della gravità.
Nell'arte egli vede una potente componente religiosa e per capire ciò basti pensare a quello che viene rappresentato dall'arte indiana, o a quella dei popoli primitivi, come gli Yoruba, degli animisti, dai quali i woodooisti caraibici raccolsero l'eredità espressiva.

Arte Yoruba

Infine, ho chiesto al filosofo se ultimamente egli avesse visto qualche mostra interessante che ci potesse consigliare.
Mi ha risposto subito, senza indugi, dicendomi che circa un mese fa era stato a Bergamo in occasione del Festival della Scienza, dove aveva avuto occasione di vedere una bellissima mostra su Kazimir Malevič, un artista suprematista russo vissuto tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX che è un po' l'equivalente in pittura di ciò che è stato Vladimir Majakowskij, o Sergej Alexandrivič Jesenin in poesia.

Un quadro che ha molto colpito Giorello per la sua espressività e semplicità:  Cavalleria rossa di Kazimir Malevič

Malevich sarà in mostra a Bergamo fino al 17 gennaio 2016, alla GAMeC, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, ma sembra che a breve questa mostra potrebbe arrivare anche a Milano.
Tra arte e scienza scienza ci può essere simpatia, sempre che la scienza migliore incontri l'arte migliore.
A questo proposito, Giorello mi ha citato Paul Dirac, premio Nobel per la la fisica nel 1933 che il filosofo milanese conobbe personalmente nel 1975 a Varenna: <Una teoria, o un'equazione per essere vera dev'essere bella>.  
Poi, abbiamo parlato un po' di politica e ci siamo trovati d'accordo su come i leader mondiali spesso agiscano in modo errato, a causa proprio di una loro formazione filosofica lacunosa, o di una una fuorviante visione religiosa e culturale del mondo che in certi casi finisce addirittura per coprirli di ridicolo e qui, purtroppo, non ci sarebbe nemmeno bisogno di fare dei nomi perché l'operato dei capi di stato dei più grandi blocchi di potere e responsabili dei percorsi intrapresi, a livello strategico, è sotto gli occhi di tutti.
A scanso d'equivoci, è comunque meglio esprimersi apertamente: Obama, leggi Machiavelli!  TG




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