giovedì 29 ottobre 2015

Una chiesa per gli operai della Bovisa

Un'icona cattolica del XX secolo
In questi giorni ricorre l'ottantesimo anniversario della consacrazione della chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio in Bovisa, avvenuta il 27 e 28 novembre 1935.
Alla sinistra dell'Altare Maggiore di questa chiesa di periferia, compare un affresco molto interessante e piuttosto insolito che testimonia come anche il cattolicesimo abbia vissuto e beneficiato dello sviluppo industriale del primo 1900. In questo affresco, di cui non sono riuscito a risalire al nome dell'autore, si vede il Cardinal Ferrari consegnare con le proprie mani la nuova chiesa al nuovo Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster: è simbolicamente anche una transizione per la diocesi milanese. Sullo sfondo, compaiono uomini al lavoro (sulla sinistra) e perfino il futuro Papa Paolo VI, a destra. Troviamo anche una donna inginocchiata davanti a Giovanni Maria Montini, quattro giovani novizi o seminaristi, mentre per ultimo vediamo un sacerdote che crediamo possa essere Don Alessandro Santambrogio, il primo parroco di Santa Maria del Buonconsiglio. Alle spalle di tutti questi personaggi, riconosciamo le fabbriche della zona che hanno contribuito, con il loro apporto economico, alla costruzione della chiesa.
La chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio ha più di 100 anni: la Parrocchia della Bovisa è stata eretta canonicamente e giuridicamente il giorno 24 dicembre 1912; fu disegnata dall'architetto ingegnere sacerdote Spirito Chiappetta, in purissimo stile gotico lombardo.

Ricordiamo i sacerdoti che hanno preso servizio presso la Chiesa 
di Santa Maria del Buon Consiglio in Bovisa:
Don Alessandro Santambrogio (primo parroco) dal 1914 al 1948
Don Alfieri Giuseppe (coadiutore) dal 1914 al 1916
Don Egidio Trezzi (coadiutore) dal 1924 al 1949 (secondo parroco) dal 1949 al 1962
Don Zubani Franco (nominato cappellano della Bovisa nel 1926)
Don Egidio Vergani (coadiutore) dal 1946 al 1964
Don Giuseppe Triulzi (coadiutore) dal 1951 al 1971
Don Mario Casari (coadiutore) dal 1955 al 1966
Don Antonio Malberti (terzo parroco) dal 1963 al 1973
Don Enrico Bianchini (coadiutore) dal 1964 al 1969
Don Virginio Colmegna (coadiutore) dal 1969 al 1976
Don Bruno Baraggia (quarto parroco) dal 1974 al 2006
Don Marco Gelli (quinto parroco) dal 2006 al 2014
Don Renato Bacchetta In data 9 settembre 2014 viene nominato, per nove anni, Responsabile della Comunità Pastorale “Gesù Buon Pastore” composta delle Parrocchie di S. Maria del Buon Consiglio e Santi Giovanni e Paolo

Bovisa la chiesa degli operai
L'affresco che riporta sullo sfondo alcune fabbriche della Bovisa; sono riconoscibili la Sirio, la Montecatini e la Broggi.
Fotografia effettuata con Nikon F5 con Nikkor 85mm f 2 e pellicola Rollei RCN 640
esposizione: 1/20 sec. f2 a mano libera.

Bovisa, cuore industriale della Milano operaia per circa 90 anni
Fino al 1873, la Bovisa era un piccolo borgo agricolo alle porte di Milano, fu grazie alla sua posizione facilmente raggiungibile dalle ferrovie che permetteva un facile trasporto delle merci verso la Svizzera e la Germania che nel 1882 Giuseppe Candiani trasferì la sua industria chimica in questa zona. Negli anni successivi altre industrie s'insediarono in questo territorio e la popolazione della Bovisa crebbe velocemente.
La "prima parrocchiale" della Bovisa, edificata dai Padri Barnabiti nel 1724 fu edificata in via Varé 15 e dedicata alla SS. Maria Aracoeli. Venne fatta demolire da Don Antonio Malberti alla fine degli 1960.

Tra gli insigni benefattori del tempio dedicato a Santa Maria del Buon Consiglio, sito in via Ercole Ricottti, 10 troviamo le ditte Sirio, Smeriglio, Amideria Italiana, Broggi, Origoni e Piatti
Fotografia effettuata con Nikon F5 con Nikkor 85mm f 2 e pellicola Rollei RCN 640
esposizione: 1/25 sec. f2 a mano libera.

Un testimone degli anni dell'industrializzazione e della fede degli operai
Peppino D.F., nato nelle campagne di Trani nel 1923 da una famiglia di agricoltori, si trasferisce a Milano nel 1937. Trova un lavoro in un bar di via Varesina, poiché, essendo la sua famiglia legata alla coltivazione delle uve ad alla produzione del vino, ritiene di poter essere d'aiuto nella vendita di questo prodotto a Milano. Egli non ha una particolare simpatia per gli ambienti poco illuminati e fumosi della fabbrica, però è incuriosito dalla vita che ferve attorno alla zona industriale della Bovisa e si reca spesso da queste parti, come altre persone che riconoscono in queste strutture l'espressione del progresso di quei tempi. 
Peppino torna al suo paese per un breve periodo, poi si reca a Seriate, vicino a Bergamo per lavoro. Da Seriate, Peppino parte per effettuare il servizio militare durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dopo la guerra Peppino torna a Milano e nel 1956 si sposa con una ragazza che viveva in Bovisa, sarà Don Egidio Trezzi ad unirli in matrimonio nella chiesa in cui, dopo essere andato in pensione, negli anni 1980, Peppino si occuperà della Sacrestia, fino ai nostri giorni. Fu don Bruno Baraggia a chiedergli di dare un aiuto in chiesa più di 30 anni fa.
Il nuovo parroco è arrivato in questa chiesa solo lo scorso anno perciò è Peppino che avendo conosciuto la vita parrocchiale e del quartiere, fino dai tempi di Don Trezzi è il testimone anziano più attivo di questa comunità.
Tra i tanti ricordi del passato, Peppino mi racconta di due fatti particolari accaduti negli anni 1970.
Nel 1970, pochi giorni dopo aver comprato un'automobile nuova, si trova alle prese con una brutta sorpresa: dalla ciminiera della Montecatini esce una fumata particolarmente corrosiva che stende su ogni cosa una sostanza acida che rovina la vernice a molte autovetture parcheggiate nei dintorni della fabbrica.
La Montecatini, dopo le proteste degli abitanti, prende un accordo con un carrozziere del quartiere per far lucidare, a spese dell'industria chimica che ha provocato il problema, la vernice degli automezzi danneggiati.
Un'altra  testimonianza arriva da una signora di 77 anni che ha lavorato alla Broggi per diversi anni e che abitava proprio di fronte alla Montecatini; lei mi ha confermato questo fatto, dicendomi che abbastanza regolarmente i panni che stendeva fuori dalle sue finestre venivano corrosi, fino ad avere dei buchi sulla superficie dei tessuti.
S'è parlato molto dell'inquinamento causato da queste ditte che probabilmente è stata una delle concause della delocalizzazione e della chiusura dell'industria della zona negli anni 1970, ma coloro che sono arrivati in là negli anni, come i signori che ho incontrato, negano gli effetti negativi sulla salute di certe sostanze immesse nell'aria dalle industrie chimiche dell'epoca. Anzi, in queste persone permane il ricordo nostalgico di una Milano popolosa, attiva e ricca, dove, tutto sommato, la vita era più gioiosa d'adesso, il commercio più florido e la gente più "normale".
L'altro episodio ricordato da Peppino riguarda gli scioperi e le proteste degli operai degli anni 1970 che arrivarono persino ad occupare l'oratorio della chiesa. Fu Don Antonio Maria Malberti a vivere i difficili anni della contestazione, soffrendo al punto di ammalarsi e da essere indotto a dare le dimissioni da parroco.

Chiesa Santa Maria del Buon Consiglio
Peppino D.F. 92 anni, sagrestano
Fotografia effettuata con Nikon F5 con Nikkor 85mm f 2 e pellicola Rollei RCN 640
esposizione: 1/40 sec. f2 a mano libera.

Note
C'è ancora qualcosa che non mi convince nella storia dell'affresco del Cardinale Schuster con lo sfondo delle fabbriche, oltre a non conoscere il nome dell'autore, non sono riuscito a sapere neppure l'anno in cui è stata realizzata quest'opera, perché da quanto scritto nel libro di Don Bruno Baraggia: Storia di una chiesa, S. Maria del Buon Consiglio in Bovisa (pubblicato nel 1985 per commemorare i 50 anni della consacrazione della chiesa di via Ricotti), si citano le date di tre bombardamenti che hanno causato danni alla chiesa: 24 ottobre 1942; 14 e 15 febbraio 1943 e 8-16 agosto 1943. Nel tempo, sono seguiti vari lavori di ristrutturazione che hanno modificato anche gli altari lignei, ma non viene mai citato l'affresco delle fabbriche che forse per il clero non è mai stato motivo d'orgoglio.

Aggiornamento del 3 dicembre 2015

Ho voluto ritornare sull'altare maggiore per ri-fotografare l'affresco con una fotocamera digitale, più che altro perché l'illuminazione della chiesa mi aveva fatto entrare della luce in macchina che non mi piaceva. Ho portato con me un flash elettronico e poi ho corretto un po' anche la prospettiva e le linee cadenti in post-produzione, lo scatto è stato ancora fatto a mano libera perché non volevo dare fastidio a nessuno con l'uso del cavalletto, anche se al mattino presto, quando sono arrivato, la chiesa era quasi vuota.
Adesso l'immagine è un po' più godibile ed anche i dettagli sono più chiari e privi di grana, tutto sommato la fotografia digitale non è poi così male, anche se l'immagine chimica sembra dare più vita ai personaggi.


Gli operai cattolici della Bovisa
 Scatto effettuato con Nikon D3300, Zoom AF-S Nikkor 18-105mm f 3,5-5,6G ED alla focale di 30mm + Flash National PE-3057
Esposizione: Iso 800; 1/100 sec. f 8

Mi piace molto lo sfondo di quest'opera in cui si vede la chiesa di fronte alle fabbriche.
Solo in Irlanda del Nord, a Derry, mi era capitato di frequentare una chiesa cattolica che aveva il portone proprio di fronte alle fabbriche che producevano vetri per la St. Gobain e faceva uno strano effetto uscire dalla chiesa e vedere la fabbrica. Dava un po' da pensare, quasi che la vita si riducesse tutto al lavoro e a quei momenti importanti come il battesimo, la comunione, il matrimonio, la nascita dei figli e la morte, tappe principali della nostra esistenza che vengono scandite da cerimonie religiose.

Oggi, davanti all'affresco era acceso solo un quarzetto che non dava eccessivamente fastidio, anche se qualche lama di luce arrivava ugualmente in macchina, mentre quando ho scattato con la pellicola non ho potuto evitare la luce dei quarzetti che illuminavano l'altare dove si posiziona il prete per celebrare la messa.

Putin in Bovisa
 Dettaglio dell'affresco, in primo piano il Cardinale Schuster, sulla destra in secondo piano Giovanni Battista Montini con gli abiti vescovili.
Scatto effettuato con Nikon D3300, Zoom AF-S Nikkor 18-105mm f 3,5-5,6G ED alla focale di 85mm + Flash National PE-3057
Esposizione: Iso 800; 1/100 sec. f 8


Curiosità
Non trovate anche voi che il Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster con le mani giunte assomigli a Putin?
Vladimir Putin, ultimo difensore della cristianità, recentemente, dopo l'attacco terroristico di Parigi al Bataclan, ha stabilito che in Russia è vietato offendere il senso religioso di chiunque. Ve lo sareste mai aspettato da un ex agente del KGB?


Tutti i diritti riservati - Tony Graffio



5 commenti:

  1. Gli ecclesiastici rappresentati nell'affresco sono il Cardinal Ferrari a sinistra, il cardinal Schuster a destra e in secondo piano, con gli abiti vescovile, Giovanni Battista Montini, allora vescovo ausiliare della città, poi arcivescovo e quindi Papa Paolo Vi.

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  2. Prima di terminare il suo mandato come parroco, don Bruno Baraggia fece affrescare l'abside da un tale pittore ARZUFFI che, se non ho capito male,potrebbe essere figlio di quello'altro che produsse i dipinti originali.
    Però non sono affatto disposto a giurarla, questa affermazione.

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  3. Riguardo le zaffate tossiche che ogni tanto soffiavano dalla Montedison, mia mamma ricorda il disappunto di suo padre, che aveva l'orto poco distante, in via Morghen. Quando arrivava la soffiata sfortunata, a mio nonno ingiallivano le piantine, fino a doverle buttare via.

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  4. Proprio ieri Peppino ci ha lasciato,la tua foto è spettacolare!

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  5. Montini appare nel quadro con i paramenti da cardinale. È stato arcivescovo di Milano dal 55 al 63 quando è diventato papà, ma cardinale è diventato nel 58,qundi il quadro è stato fatto in questo arco di tpo, dal 58 al 63. Montini non è mai stato ausiliare di Milano in quanto in precedenza era Sostituto di Stato di papa Pacelli Pio dodicesimo.

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