domenica 25 ottobre 2015

Un giorno tutti avremo almeno un clone


Dopo la scansione, il clone virtuale di Tony Graffio è pronto in pochi secondi

L'antefatto

Girando per i corridoi del Photoshow, ho visto un paio di persone che parlavano con grande interesse intorno ad un gruppo di statuine colorate che sembravano soldatini giganti. Mi sembrava un discorso un po' surreale, così, come spesso mi capita di fare, mi sono fermato in mezzo a loro ad ascoltarli, senza alcun ritegno, per cercare di cogliere il senso del loro dialogo.
Sentendo le parole "ritratto", "3D" e "scansione", sono stato folgorato all'istante ed ho capito di trovarmi di fronte ad un lembo di futuro fatto di uno strano armadio, di un computer e di molta fiducia nella novità appena arrivata in un'azienda di Pordenone.
Ho trovato persone molto disponibili a spiegarmi ed a mostrare ciò che già oggi essi sono in grado di fare, per la prima volta in Italia.
Individuo un giovane al computer che mi propone di farmi scansionare per poi realizzare una mia copia a dimensioni ridotte.
Ovviamente, accetto per capire meglio le fasi del procedimento, anche perché mi trovo davanti ad un tipo di scanner mai visto ed ad un nuovo tipo di stampa.
Henry Bonamigo, artista grafico, esperto di software 3D, mi spiega il funzionamento dello scanner 3D in uso alla Unicolor per la cattura dei dati che serviranno poi a riprodurre la mia immagine con una stampante digitale di ultimissima generazione, capace di modellare una statuina a colori con le mie sembianze.

Le statuine vengono stampate in due altezze: cm 20 e cm 15

Tony Graffio intervista 2 responsabili di Unicolor S.p.a.

TG: Che cos'è questo Clone Scan 3D?

HB: Un grande scanner 3D che permette di fare la scansione del corpo intero che ha l'intento poi di rendere possibile la stampa di una statuina ad immagine del soggetto, in 3D

TG: Come è fatta la scansione? Che sistema si usa? E come avviene in pratica?

HB: La procedura di scansione 3D avviene con l'utilizzo di tecnologia ad infrarossi, senza emissioni di radiazioni dannose per la salute. Vengono riprese anche delle fotografie digitali che servono ad applicare la texture, al modello 3D ricavato.
La scansione dura soltanto una quindicina di secondi ed è fondamentale che il soggetto, durante questo tempo, resti ben fermo durante la ripresa, altrimenti potrebbe essere necessario ripetere questa operazione.
Date le piccole dimensioni della statuetta che si produce in fase di stampa 3D alcuni dettagli del soggetto possono scomparire. Il nero, il bianco ed i colori troppo riflettenti potrebbero rendere complicata la scansione e di conseguenza anche la successiva riproduzione della statuetta.
Riprodurre gli occhiali potrebbe essere un problema che porta ad avere un risultato non fedele all'originale.
La posizione del soggetto durante la scansione dovrà essere comoda, in modo da non determinare movimenti indesiderati. E' meglio evitare di indossare tacchi alti perché questo fatto potrebbe indebolire l'appoggio e la stabilità della statuetta.

TG: Qual è il programma che si occupa di elaborare tutti i dati?

HB: Clone Scan 3D è associato allo scanner 3D.

TG: Credi che in futuro non ci faremo più i ritratti fotografici, ma soltanto le statuine in 3D?

HB: Assolutamente sì, siamo di fronte all'evoluzione della fotografia ed alla nascita della fotografia tridimensionale.

TG: Voi da quanto tempo siete pronti con questa nuova tecnologia?

HB: Da un mese, quindi siamo molto giovani sul mercato.

TG: Voi siete il distributore unico per l'Italia di questo prodotto?

HB: Siamo il distributore di questo scanner nel settore fotografico.

TG: Cosa bisogna fare per ottenere queste statuine? Bisognerà acquistare tutto il macchinario necessario? O verrà dato in affitto?

HB: Bisognerà comprare lo scanner, il pc, il software e tutto il pacchetto completo. Per ora non è previsto il noleggio.

TG: Qual'è il tuo ruolo in azienda?

HB: Io sono il grafico modellatore.

TG: Quante persone lavorano in azienda? E dove si trova?

HB: 75 persone. Ad Azzano Decimo

TG: Qual'era la vostra attività prima di fare stampa 3D?

HB: Stampavamo fotografie di tutti i formati, in vari supporti.

TG: Come vi è venuto in mente di darvi a questa attività?

HB: L'evoluzione naturale della fotografia è di trasportarla dal 2D al 3D.

TG: Dove avete trovato questo sistema?

HB: Non lo so, sarà stato qualche genio dell'azienda. Non sono stato io.

TG: Siamo sicuri che dentro lo scanner non girino radiazioni strane?

HB: Sì, sì è tutto certificato. Può essere utilizzato anche dalle donne incinte, ci sono solo raggi infrarossi.

TG: Al limite scalda un po'? O neanche quello?

HB: Neanche quello.

TG: Che studi hai fatto per operare su questa macchina?

HB: Sono autodidatta. Sono un grafico 3D smanettone, come quasi tutti quelli che fanno questi lavori.

TG: In commercio ci sono già dei programmi simili a questo che magari ti hanno aiutato a far funzionare il tutto?

HB: Ci sono tantissimi programmi 3D, per esempio, Zee Brush, Mudbox ed altri di scultura digitale.

TG: Voi fate anche ritocchi, in caso che si formino delle imperfezioni?

HB: Assolutamente sì, facciamo della post-produzione.

TG: Attualmente, ci sono le parti riflettenti che possono dare dei problemi nella riproduzione, ma forse a breve si riusciranno a risolvere con nuovi sistemi?

HB: Può essere, magari anche no... Speriamo di no.

TG: Di che materiale è fatta la statuina?

HB: Le nostre statuine sono fatte di un polimero in polvere simile al gesso. Si tratta di una via di mezzo tra la plastica e la polvere di silicato. Il prodotto finale risulta fragile come la porcellana, pertanto va trattato con cura. Una lunga esposizione al sole può sbiadire i colori. Inoltre, la statuina non dev'essere conservata in ambienti umidi, né trattata con prodotti chimici.

TG: La cosa che mi stupisce di più è vedere una stampa 3D a colori, com'è stato possibile?

HB: Adesso esistono stampanti eccezionali, a differenza di quelle che stampano a filo, di certi materiali plastici, del pla, dell'abs. Le macchine più vecchie hanno minore definizione ed un solo colore di stampa.
Noi adesso disponiamo di un sistema super-tecnologico.

Dopo aver ringraziato Henry chiedo qualche delucidazione anche a Michele Miazzo Responsabile della divisione 3D di Unicolor.

TG: Dottor Miazzo, il vostro grafico mi ha convinto, voglio abbandonare la fotografia 2D ed abbracciare la nuova evoluzione della fotografia 3D, voglio comprare tutto, quanto mi costa in soldoni questa operazione?

MM: Beh, il listino dello scanner è sui 39'000 euro.

TG: E la stampante?

MM: Orientativamente la stampante è sui 70-80'000 euro, il software modellatore è qualcosa a parte, poi ci vuole il computer...

TG: Grosso modo, per mettere in piedi il mio studio 3D quanto spendo?

MM: Bisogna vedere come vanno le trattative commerciali... Noi non siamo distributori delle stampanti, ma nel settore fotografico distribuiamo lo scanner, questo è importante specificarlo.

TG: Complessivamente, con circa 120'000 euro riesco a cavarmela?

MM: Direi di sì, con una cifra del genere si riesce a mettere insieme qualcosa d'importante.

TG: Chi tra voi, ha scoperto questa possibilità di aprire un nuovo mercato che probabilmente non andrà a sostituire quello tradizionale, ma ad affiancarglisi?

MM: Beh io vengo da un'esperienza lavorativa in Kodak, purtroppo ho dovuto lasciare quell'azienda per i cambiamenti di mercato e di abitudini che ben conosciamo. Andando un po' in giro per l'Europa ho avuto modo di vedere alcuni negozi che crescevano, pur non avendo a che fare con il settore fotografico, così ho pensato che era meglio che noi che eravamo già abituati a trattare le immagini avremmo dovuto prendere in mano queste nuove tecnologie. Ne ho parlato con un operatore del settore tra i più importanti in Italia, lui ha voluto credere in me ed è così che ha messo in piedi una divisione 3D, partendo in questa nuova avventura, convinti che questa sarà il futuro, in ogni caso.

TG: Grazie.

La cabina di scansione

Le mie impressioni

Ho percepito molto entusiasmo nello stand di Unicolor, specialmente tra gli addetti ai lavori che, giustamente, si sentono dei pionieri.
Mi sarebbe piaciuto realizzare il mio piccolo clone, così mi sono sottoposto alla scansione del mio corpo, tanto avrò del tempo per decidere sul da farsi, Unicolor conserverà il mio file per un po' di tempo, nel frattempo, dovrebbe spedirmi il numero di ordine/file via posta elettronica.
Entrare nella cabina di scansione mi ha fatto un certo effetto, è un po' come entrare in una piccola officina dove c'è un ponte di sollevamento per automobili, ma al tempo stesso ricorda anche l'interno di una macchina per la TAC ed una growing tent per la coltivazione di canapa indiana.
Dopo essermi messo sulla pedana in una posizione rilassata, mi viene detto d non muovermi. Subito dopo, parte la scansione e si vedono i sensori scendere dall'alto per mezzo di barre meccaniche.

Alcuni sensori su un braccio meccanico

Non so spiegare il perché, ma mi sembrava anche d'essere in un ascensore che dondolasse leggermente, sentivo le gambe muoversi dolcemente, quasi a piegarsi. Non soffro di claustrofobia né di altri disturbi psicologici, ma avevo l'impressione di sentire qualcosa che mi scansionasse anche i pensieri nella testa, quasi ci fosse un dito dentro il mio cervello per scavare meglio all'interno.
Evidentemente, mi sono abbandonato troppo all'immaginazione, o all'emozione di essere uno tra i primi soggetti ripresi in questo modo.
Solo una persona alla volta può essere scansionata, ma dopo di me è arrivato un uomo con il figlio piccolo in braccio, i tecnici di Unicolor erano anch'essi curiosi di vedere se la cosa era fattibile o meno, tutto serve a fare esperienza in un campo ancora poco conosciuto.
Certo, se un tempo i nostri bisnonni si sentivano rapire l'anima da un gruppo di lenti montate davanti ad una scatola di legno, adesso anche noi possiamo pure avere le nostre strane sensazioni.
Un tempo la scatola ci duplicava la nostra immagine bidimensionale, adesso la scatola ci ospita addirittura al suo interno per analizzarci ancora più profondamente.
L'offerta di Unicolor per il Photoshow è anche economicamente interessante, la scansione è gratuita, mentre la stampa (viene fatta a Pordenone perché la stampante è collocata in quella città) di un clone piccolo (cm 15) viene offerta a 98 euro anziché 140; mentre quella grande (20 cm) è offerta a 140 euro, anziché a 200.
Tutto sommato, scegliere di farsi stampare il file potrebbe rivelarsi anche un investimento; forse questi materiali usati per la stampa verranno presto sostituiti con qualcosa di migliore; forse diventeranno una rarità nel corso di qualche decennio; forse possedere un piccolo clone stampato nel 2015 un giorno sarà come mostrare un daguerrotipo ereditato, o acquistato in qualche mercatino 30 anni fa. Chissà...
Personalmente, non sono rimasto tanto impressionato dalla consistenza di questo gesso-plastico, né dalla resa dei dettagli, ma comprendo che siamo veramente agli inizi di una nuova tecnologia che sicuramente diventerà molto popolare e diffusa.
Ciò che mi ha colpito invece è la rassomiglianza all'originale conferita dalla stampa a colori.
Non vorrei addentrarmi in discorsi esoterici, ma guardare queste statuine è strano, non è come stare di fronte a delle bambole o a dei giocattoli, è più come avere a che fare con dei cloni svuotati della scintilla vitale, o dell'anima, se preferite.

I cloni erano posti sotto un cubo di plexiglass che potrebbe interferire con la definizione dell'immagine

Non voglio influenzarvi ulteriormente con le mie riflessioni molto personali, credo che ognuno dovrebbe provare l'esperienza di ritrovarsi di fronte ad un piccolo se stesso, perché è qualcosa di diverso dal guardarsi allo specchio, dal vedersi ritratti su un foglio di carta, o dal ritrovarsi all'interno di un video.
Siamo effettivamente alla presenza di qualcosa di nuovo che farà parte delle nostre vite, ed ancor di più, in quelle dei nostri discendenti. Questo fatto mi fa sentire anche un po' storicizzato, o superato perché comprendo che chi arriverà dopo di noi avrà modo di vedere tantissime cose nuove e sorprendenti. Tony Graffio

Curiosità
Sony stava studiando un sistema che potesse produrre sculture di creta, gesso, o non si sa bene quale materiale, già nel 1970. Da quello che si legge in un vecchio trafiletto di un mensile di grandissima diffusione del settore fotografico, questa sembrerebbe una cosa fattibile con i mezzi dell'epoca, ma evidentemente il ruolo di computer e scanner digitale non è poi così trascurabile.
L'argomento comunque mi intriga, prossimamente andrò a vedere una cava di marmo dove un amico mi ha detto ci sono in funzione macchinari molto sofisticati che hanno sostituito gli scalpellini. Spero che anche questa non sia una bufala...

Fotosculture. Da un trafiletto pubblicato su Fotografare del maggio 1970


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