domenica 7 giugno 2015

Istvan Mizerak, un grande fotografo da riscoprire

Istvan Mizerak (1942-1998)

Esistono fotografi sconosciuti, fotografi da scoprire, fotografi da rivalutare e fotografi da conoscere meglio.
L'Ungheria ha sempre dato i natali a fotografi, cineoperatori e registi con una visione molto particolare della realtà, capace di imporre un'estetica che ha avuto modo d'essere apprezzata ad ogni livello, facendo scuola sia in Europa che in America.
Istvan Mizerak è stato un serio professionista che ha operato con impegno e dedizione in un paese che durante l'occupazione sovietica non ha avuto grandi scambi culturali con l'occidente. Solo adesso, abbiamo modo di conoscere un autore, a distanza di circa 40 anni da quando furono scattate, e stampate le sue immagini private che con una straordinaria naturalezza raccontano la vita quotidiana di quel periodo, in Ungheria.
Fin da bambino, Mizerak si sente attratto dalla fotografia e per questo, a undici anni, baratta la collanina d'oro ricevuta in dono dai genitori in occasione del suo battesimo con la macchina fotografica di un compagno di classe. Da quel momento, da solo, inizia ad apprendere le regole della tecnica fotografica ed ad appassionarsi sempre più a questo linguaggio per immagini.
Lo scorso aprile, a Milano, ho incontrato le due figlie del fotografo ungherese che hanno dato vita ad una fondazione che ha lo scopo di far conoscere l'opera di Istvan Mizerak al di fuori dei confini dell'Ungheria e di rivalutarne la figura artistica anche nel loro paese d'origine.
Istvan Mizerak ha lavorato come fotoreporter, dal 1968, per l'agenzia di stampa ungherese, la MTI, ma al tempo stesso portava avanti una ricerca creativa personale che esulava dai temi promossi dal regime politico che gestiva il potere nel suo paese. Ha partecipato a molti concorsi fotografici e fu proprio grazie ad un piazzamento al secondo posto, in una di queste competizioni nazionali che ebbe modo di mettersi in evidenza ed iniziare la sua attività professionale alle dipendenze dell'acciaieria di Ozd, come fotografo di protocollo, ovvero di colui che doveva documentare per immagini i vari eventi della vita comunista all'interno dell'attività produttiva della fabbrica.
Se è vero che durante il periodo del cosiddetto socialismo reale esisteva la tendenza a rendere eroiche le figure degli operai che si trovavano a lavorare in fonderia in condizioni estremamente dure e disagevoli; si pensi solo al calore estremo dell'ambiente in cui gli uomini si muovevano, Mizerak ha cercato di dare un volto umano a queste persone, mostrandone gli aspetti quotidiani più normali, sottolineando l'orgoglio di uomini che si trovavano a svolgere un lavoro di squadra non facile.
Il valore che si attribuisce alle immagine di Mizerak sta nell'aver colto momenti universali al di fuori del loro tempo: il sorriso per la gioia di ciò che si è fatto, o la sofferenza presente negli occhi di persone semplici non va oltre la rappresentazione di una parte umana di un lavoro veramente pesante svolto in condizioni avverse, anche per il fatto che l'acciaio fonde a 1830 gradi e tutto l'ambiente in cui ci si muove è incandescente.

“Le fotografie conservano tempi e luoghi: condensano tutte le sfumature dei momenti in cui vengono catturate. Tuttavia, come un barattolo non può dire di più del proprio contenuto che l'immagine della sua etichetta, la fotografia non rivela il suo significato ad un rapido sguardo: dovete dedicarle tempo per decifrarla, perché sveli il suo significato profondo.
Le fotografie di Istvan Mizerak non sono semolici impressioni di un periodo storico di un paese o di una città, ma sono l'estratto di un'epoca determinata con le sue atmosfere e sentimenti.” Kàroly Kincses storico della fotografia, fondatore del Museo della Fotografia Ungherese

Istvan Mizerak non era soltanto un fotoreporter, ma un artista che ha viaggiato nei paesi del blocco comunista; conosceva tutte le lingue slave ed era uno dei pochi fotogiornalisti che, oltre ad illustrare i suoi articoli con le immagini fotografiche, scriveva di suo pugno i testi scritti che venivano pubblicati dai vari giornali dei quell'epoca.
Ha avuto una vita intensa; ha avuto al suo fianco una ragazza giapponese che per un certo periodo ha vissuto con lui in Ungheria, ma questa relazione non fu vista di buon occhio dal partito socialista ungherese che ha accusato questa donna di spionaggio, fino a riuscire a cacciarla dal paese e Mizerak, a quel punto, è stato anche punito dal partito.
Mizerak si rendeva conto che oltre la cortina di ferro c'era un'altra vita e capiva bene cosa avrebbe potuto diventare lavorando in un sistema sociale diverso da quello in cui egli viveva e lavorava, ma lui pur sentendosi molto legato alla sua terra, non ha voluto eccedere nel compiacere il sistema politico del suo tempo, accontentandosi di fare ciò che faceva, senza enfasi e senza diventare una figura preminente della cultura magiara di quel periodo.
La fotografia non era vista come un lavoro intellettuale, ma quasi di tipo fisico e per questo, sembra che il regime non ostacolasse l'opera estetica/artistica di Mizerak che comunque rimase sullo sfondo di quello che era la sua occupazione principale in campo giornalistico/propagandistico.
L'opera proposta adesso da Zsazsi e Gabriella Mizerak non rappresenta una vera cultura underground, come noi potremmo pensare, anzi ciò che noi ora possiamo vedere è difficilmente definibile perché fa parte di una ricerca fotografica personale dell'artista che ufficialmente non esisteva. Si tratta di una specie di ritrovamento che arricchisce la storia di un periodo in cui le immagini prodotte dovevano essere approvate da un sistema di promozione ideologico che controllava ogni cosa in maniera molto attenta.
Dopo gli anni 1990, c'è stato un certo interesse per capire effettivamente come stavano le cose dietro la cortina di ferro e l'opera di Mizerak sembra interpretare a meraviglia proprio il compito di descrivere la vera vita quotidiana in un paese del blocco sovietico, durante l'epoca dell'occupazione militare e politica dei paesi dell'Est Europa. Molte “riscoperte” effettuate prima della presentazione delle ricerche fotografiche di Mizerak, non erano altro che la riesumazione delle immagini ufficiali del partito e perciò non devono essere considerate altro che delle immagini manipolate, sia come rappresentazioni fotografiche che come estetica del realismo da un'ideologia totalitaria.
Le eredi di Istvan Mizerak, invece, ripresentano l'opera personale del padre come la visione genuina di un uomo che, indipendentemente da quello che era la volontà politica dell'epoca, operava in maniera autonoma e sincera.
Zsazsi e Gabriella Mizerak stanno cercando di proporre ai vari musei occidentali, ed in particolare in Italia, una mostra che possa raccontare l'opera del padre e dell'Ungheria in modo diverso da quella nazione che poteva mostrare al mondo soltanto un suo aspetto ufficiale preconfezionato.
Nella storia della fotografia ungherese ci sono stati grandi personaggi che hanno contribuito con la loro opera ad arricchire la diffusione di quest'arte in tutto il mondo e che sono stati dei pionieri del reportage di guerra.
Szathmáry Pap Károly (1812-1887) è da considerarsi il primo fotoreporter di guerra, in quanto egli documentò fotograficamente la guerra di Crimea (1853-1856) portandosi al seguito sul fronte della battaglia un vagone ferroviario appositamente attrezzato per lo sviluppo delle lastre all collodio umido.
Szathmáry portò la sua opera all'Esposizione Universale di Parigi del 1855.
Tra i più importanti fotografi ungheresi potremmo ricordare anche Robert Capa, André Kertész, László Moholy-Nagy e tantissimi altri.
Il ruolo dell'Ungheria nella fotografia è paragonabile a quello che ha fatto il genio italiano in altri campi artistici, come la pittura nel rinascimento o la musica, nello stesso periodo storico.
L'archivio di Istvan Mizerak è andato parzialmente distrutto durante un incendio, quando il fotografo ungherese era ancora in vita, questo artista era molto avanti per l'epoca, oltre alle fotografie di una grande sensibilità ed ironia, egli realizzava fotomontaggi, solarizzazioni, proiezioni audiovisive in multivisione e sperimentava nuovi linguaggi, fin dagli inizi degli anni 1970. Realizzò anche dei documentari filmati in 35mm.
Nonostante la sua grande creatività, Mizerak si sentiva anche abbastanza frustrato per non essere riconosciuto come avrebbe voluto essere, a causa della sua non appartenenza al partito socialista ungherese, ma si trattava di una scelta personale che lo portava a volersi tenere lontano da un'ideologia politica nella quale egli non si riconosceva.
Mizerak ha utilizzato tanto Hasselblad, Mamiya per il medio formato e Canon per il piccolo formato.
Le sue immagini sono molto espressive e raccontano in maniera molto chiara la storia del suo paese, attualmente Kàroly Kincses sta ancora selezionando del materiale dall'archivio Mizerak per presentare la storia di questo importante artista in un libro che è molto atteso in Ungheria. Tony Graffio

Commento ad alcune immagini di Istvan Mizerak
A Milano, sono state esposte 15 fotografie che precedentemente facevano parte di una mostra retrospettiva, sull'artista ungherese, presentate al Museo Nazionale Ungherese di Budapest nel 2011.
Le fotografie sono state scattate tra il 1968 ed il 1981.
Qui sono riunite alcune descrizioni delle immagini che mi sono parse più significative.

Prima del grande momento (1968)

Mizerak aveva una grande passione per la fotografia fin dall'età di 11 anni, ma fino alla fine degli anni '60 restò un fotoamatore, in quanto egli non aveva ancora avuto modo l'occasione di trasformare questa sua abilità artistica in un lavoro remunerato. Istvan era anche un bravo ballerino di tip-tap, aveva una bella voce e la passione per il teatro, ambiente che frequentò con assiduità nella prima fase della sua vita e dal quale trasse anche i suoi primi guadagni in qualità di attore.
In questa immagine, attrici e ballerine si stanno preparando ad entrare in scena.

Istvan Mizerak
Suora (1976)

Durante il periodo comunista, in Ungheria era vietato pregare, ma le chiese erano aperte e tutti coloro che frequentavano i luoghi di culto venivano schedati e spiati. Questa immagine è stata scattata in Polonia.

Istvan Mizerak
Alluvione (1979)

Un'immagine drammatica ed allo stesso tempo ironica. Durante la fase di sgombro della propria casa invasa dalle acque di un fiume, un uomo sembra non avere altro pensiero che quello di salvare una pianta in un vaso, quale uno dei suoi beni più preziosi.

Istvan Mizerak
Sete (1978)

Un bambino rom molto magro si disseta ad una fontana, notiamo che indossa una vecchia camicia dei pionieri comunisti che probabilmente gli dev'essere stata consegnata da molto tempo e fa parte di uno dei pochi capi d'abbigliamento in suo possesso.

Istvan Mizerak
Disperso sul fronte italiano (1972)

Il vecchio ritratto di un parente, morto durante la prima guerra mondiale, è contornato da tutta una serie di immagini più recenti intorno al suo volto: la vita per questa famiglia è andata avanti: c'è chi s'è sposato, chi è nato, chi continua ad aspettare il suo ritorno, ma il giovane soldato partito per la guerra un giorno prima di compiere i suoi 18 anni, fa sempre parte della famiglia del fotografo e non verrà mai dimenticato.
Anche a distanza di 100 anni, nonostante la carta della fotografia stia rovinandosi, questo ragazzo è sempre la figura centrale intorno alla quale la famiglia cresce e s'ingrandisce.

Istvan Mizerak
Carro d'acqua (1978)

In Ungheria d'estate fa molto caldo, un tempo, ad intervalli regolari un'autobotte avanzava per le strade delle città spruzzando acqua per rinfrescare i ragazzini che attendevano con gioia questo momento.
Sullo sfondo si vedono i genitori di questi bambini che osservano la scena seduti in un bar.

Istvan Mizerak
Geometria (1968)

Istvan Mizerak produsse moltissime fotografie per l'industria del ferro e dell'acciao, lasciandosi anche affascinare dalla realtà di questo ambiente molto duro. Ne sono scaturite immagini poetiche che tuttavia non concedono nulla all'esaltazione di una falsa mitologia proletaria, ma rispecchiano la realtà delle condizioni in cui si lavorava.

Istvan Mizerak
La maniglia (1972)

La bambina di 5 anni ripresa nella fotografia istantanea scattata con una Hasselblad 6X6 è una nipotina del fotografo che s'accinge ad afferrare la maniglia di un portone gigantesco della chiesa di Ozd. Istvan ha colto un momento molto dinamico e divertente, oltretutto la bambina aveva le mutande bucate. Si tratta di un'immagine che ha partecipato a molti concorsi vincendo molti premi. Il movimento dei capelli, la gonna sollevata, il corpo allineato in verticale, la luce è giusta: è impossibile non apprezzare questa fotografia.

Istvan Mizerak
Moby Dick (1976)

Un'altra fotografia scattata in Polonia e molto ironica dove una donna grassa adagiata su una panchina viene ripresa davanti ai manifesti di uno spettacolo che narra della balena di Melville.

La culla dell'umanità (1977)
Ho tenuto per ultima quest'immagine molto simbolica che è anche la mia preferita, di questa serie di scatti, e descrive l'intera vita delle persone che vivano in una città industriale ed erano accompagnati dalla nascita alla morte dall'incombente presenza delle acciaierie e dalla fatica di guadagnarsi da vivere.
Si tratta di un fotomontaggio originale, molto ben fatto dall'autore, in cui la culla abbandonata in un tratto di un fiume si fonde alla perfezione con il paesaggio quasi infernale in cui domina la fabbrica, luogo primario dell'esistenza di coloro che sono nati in questa parte dell'Ungheria settentrionale.


Alcuni fotomontaggi sono stati rifatti, ma non hanno portato agli stessi risultati ottenuti da Mizerak, pertanto non vengono riproposti in alcuna forma al pubblico.

Istvan Mizerak
La culla dell'umanità - Istvan Mizerak


Le fotografie delle quali si parla nel testo e altre immagini dell'artista ungherese sono visionabili su questa pagina del sito web voluto dalla Fondazione Mizerak.
Si ringraziano Gabriella e Zsazsi Mizerak per l'intervista e per aver fornito il materiale iconografico relativo all'archivio di Istvan Mizerak che illustra questa pagina del blog di Tony Graffio.

2 commenti:

  1. Una vera scoperta !!!! grazie Tony Graffio

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  2. Grazie a te per frequentare il mio blog, cerco d'offrire al mio pubblico qualcosa d'interessante fuori dai soliti canali d'informazione. TG

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