mercoledì 24 dicembre 2014

Art in box

Ultimamente, sono andato a vedere vari tipi d'espressione artistica che vi ho presentato sulle pagine di graffitiamilanoblogspot.it (Graffiti a Milano, la Milano di Tony Graffio. Diventato poi Frammenti di Cultura.), anche oggi, Vigilia di Natale, sono andato a conoscere un giovane maestro in una disciplina particolare che sta scomparendo.
Il laboratorio dove lavorano Luciano e suo padre Filiberto è nella vecchia Milano, in Alzaia del Naviglio Grande al numero 46, dentro un cortile dove si penserebbe di trovare di tutto ed infatti questa piccola officina sembra quasi essere una dépendance della grande fabbrica di giocattoli di Babbo Natale. Giocattoli per adulti, in questo caso.

La bottega del fundeghé (droghiere) e de l'ortolan, in una casa di ringhiera della vecchia Milano

L'Art in box è un'attività che dovrebbe essere una valorizzazione del room box, ovvero la riproduzione di un ambiente in scatola, come veniva inteso in Inghilterra.
Si tratta di un opera un po' concettuale ed artistica fatta con pittura e ritagli vari, tipo la composizione fatta in una scatola di sardine con immagini del 1900.

Luciano Bartoli mi racconta la sua esperienza di miniaturista

L'Art in box si basa sul riciclo e sul riutilizzo di materiali di vario tipo recuperati nel corso degli anni per garantirsi un magazzino sufficiente ad affrontare un po' tutti i generi di soggetti che possono essere richiesti dai clienti.
Filiberto e Luciano Bartoli eseguono miniature di ambienti riprodotti in scala, a seconda delle esigenze di chi chiede queste realizzazioni.
Queste ricostruzioni di ambienti reali o fantasiosi vengono generalmente riprodotti partendo da immagini fotografiche, su commissione.
Per esempio, il Museo della Rasatura della famiglia Lorenzi (via Montenapoleone, 18) aveva richiesto un negozio di barbiere partendo da un ambiente italiano per poi arrivare alla riproduzione di un barber shop di New York.
Filiberto è un insegnante di educazione artistica in pensione che ogni tanto si prendeva delle divagazioni anche in applicazioni tecniche e da sempre ha avuto capacità di pittore. Ha iniziato questa attività di nicchia agli inizi degli anni 1980.
Filiberto ha perciò lasciato i pennelli ed ha iniziato ad imitare la Taste.
Tutto è iniziato con un signore che voleva un souvenir di una casa di ringhiera, ma il risultato ottenuto con la prima scatola fu talmente riuscito bene che ne vennero richieste altre due dalla stessa persona, e da lì è nata l'attività.
Essendo il figlio di un artista impegnato in questo lavoro, ero quasi sempre con lui  e giocando ho iniziato anche io ad occuparmi di queste cose, adesso siamo presenti nel mondo delle miniature da circa 30 anni.

Biergarten nelle ultime fasi di lavorazione

In questo mestiere tutto parte da una fotografia.
I clienti sono persone che hanno spesso a che fare con il modellismo, mentre coloro che ricercano il souvenir vogliono il “quadretto emozionale” di un particolare nostalgico, tipo le case di ringhiera.
Si tratta un po' di un'operazione legata ai ricordi, magari coloro che ci hanno vissuto nell'infanzia vogliono una riproduzione che li aiuti a ricordare un periodo felice della loro vita, mentre i giovani che nelle case di ringhiera non ci hanno mai abitato, non sentono quest'attrazione e pensano a circondarsi di qualcosa di diverso che ricordi loro altre cose, o che esalti situazioni a loro care.
E' sempre richiesta una personalizzazione che parta da elementi della vita del cliente (fotografie, oggetti personali luoghi, ma solitamente immagini).
Ad un medico è stato riprodotto un ambulatorio professionale di un medico della mutua a cui è stata aggiunta la locandina del film di Sordi, (era un individuo che aveva anche una certa propensione alle belle donne).
I clienti sono maniacali sotto l'aspetto del dettaglio e capita sovente che abbiano dei dubbi su certi oggetti o manifestino alcune perplessità per la riproduzione della scala e la sua precisione.
Non mi ritengo un modellista, ma un artigiano dell'emozione.
La ricerca dei materiali è importante, adesso non ci dedichiamo più molto tempo perché abbiamo già tutto, siamo saturi di piccola oggettistica ed in più abbiamo anche stampi al silicone per replicarli.
Tempo fa, abbiamo fatto dei bei garage con pannelli degli attrezzi attingendo materiali dai giocattoli.
L'ultima trovata è ricavare certi elementi dalla bigiotteria, questo incontro ha portato all'utilizzo di manigliette per borse o copri interruttori d'ottone luccicante.

Giocattoli di tutti i tipi e di tutte le epoche

Ogni oggetto sembra essere prezioso ed avere una storia importante

Luciano continua a raccontarmi in cosa consiste il suo lavoro e cosa ha capito in questi anni di esperienza.
"Nel lavoro non la tiro per le lunghe, mediamente ci metto 2-3 settimane per realizzare una miniatura.
Se fai attendere troppo i clienti finisce che s'innamorano di qualcos'altro.
Noi dobbiamo fornire emozioni immediate, o il cliente perde l'amore per ciò che desidera... Si tratta di beni emozionali.
I costi dipendono dalle dimensioni, per un 38x45 cm ci vogliono circa 250 euro.
Se avessimo fatto pagare le nostre scatole per il tempo realmente impiegato a realizzarli non saremmo riusciti a vendere niente, così abbiamo deciso di valutarli secondo le dimensioni.
I quadretti nelle quali abbiamo inserito le Harley costano circa 150 euro.
Le ho fatte per Novegro dove per un paio d'anni, avevo preso uno spazio lì per portare un po' delle mie opere e cercare di venderle e capire anche cosa voleva il pubblico.
Non sempre particolareggiando un lavoro si ottiene l'effetto desiderato, anzi spesso facendo così il quadretto sembra un giocattolo.
I miei lavori sono abbastanza fuori scala per essere artistici.
Il gusto per la scelta e la composizione fanno quasi tutto, è in questo modo che si crea qualcosa di diverso.
Qual'è la differenza tra me ed un pittore?
Un pittore usa solo i pennelli, poi subentra il bagaglio culturale. 
C'è chi chiede se lavori ad olio o ad acrilico, ma quello che conta è il contenuto e ciò che realizzi.
"Al Garghet" ci ha comprato parecchie opere, chi volesse vederle potrebbe recarsi in questo ristorante tipico a mangiare, si trova in via Salvanesco 36, a Milano.
Le miniature arredano e tengono anche compagnia.
Filiberto adesso ha scoperto i giochi folk e ci si dedica cercando di migliorarli.
Dopo 30 anni di Mastro Geppetto qualcosa di strano succede, c'è chi cerca di dar vita ai burattini e chi cerca l'evasione ripercorrendo i sentieri del passato in un'epoca digitale come quella che stiamo vivendo, sembra tutto senza senso, ma la gente ha sempre bisogno di sogni.
Questa è una passione che ti fa perdere la testa.
Filiberto è stato il mio maestro, ma lui s'è inventato quasi tutto da solo, chiaramente devi sempre stare attento a quello che ti accade intorno e cercare d'imparare il più possibile da chiunque.
Forse anch'io dopo tanto tempo tra queste piccole case ed oggetti sto dando qualche segno di pazzia, infatti ultimamente mi dimentico perfino di firmare le opere.
Come mi sento in mezzo a tutta questa polvere? Quale polvere?
Che cos'è la deformazione professionale? Mio padre è stato in Brasile a trovare mio zio ed ha comprato materiali per case di bambole molto belli, in Italia non si usano più. Credo che per altri 30 anni avremo materiale a sufficienza per continuare l'attività senza problemi.
Se abbiamo clienti affezionati? Un cliente che veniva qui ogni 2 anni da Jakarta era proprietario di un concessionario Mercedes e voleva delle situazioni da garage in scala 1/12, 1/18 o 1/36.
Per la scala, io oramai vado ad occhio, utilizzo il buon senso, un tavolo dev'essere più basso di un tavolo e così via, bisogna far in modo che le cose non stonino tra di loro, senza essere maniacali.
Richieste strane? Non assistiamo a richieste particolari per i materiali da utilizzare quanto sugli oggetti da inserire nell'ambiente inscatolato.
Spesso ci richiedono con precisione quali oggetti utilizzare e dove inserirli, qualche cliente vuole che la miniatura riproduca fedelmente la propria casa o il proprio luogo di lavoro sistemando esattamente gli oggetti dove sono collocati nelle loro abitazioni.
La nostra pazzia, forse deriva più dall'assecondare il cliente che dal lavorare con oggetti di piccole dimensioni.
Siamo a tutti gli effetti degli scenografi.
Abbiamo avuto a che fare con la pubblicità e con la fotografia, lavorando con Giovanni Gastel.
Un paio di volte abbiamo fatto dei presepi abbastanza grandi per la parrocchia del quartiere Santa Maria delle Grazie ai Navigli, realizzando una natività galleggiante sull'acqua del naviglio. Adesso sembra che non ci siano soldi per l'arte, così non l'abbiamo più fatto.
L'investimento principale consiste nel mettersi in casa tanto materiale facendo molto magazzino, abbiamo quantitativi tali di chiodi impressionanti e viti rare da far invidia ai ferramenta più forniti.
Il valore è tuttavia solo estetico, non sta nei materiali che si utilizzano, come qualcuno potrebbe pensare.
Tu sai che il tuo lavoro potrebbe avere un valore inestimabile, quindi non quantificabile e per questo potresti chiedere qualsiasi cifra per le tue opere, ma se lo facessi, quasi sicuramente queste rimarrebbero invendute, quindi si cerca di non considerare le ore effettivamente lavorate, ma si decide di attribuire al tutto un prezzo accessibile al cliente.
Si tratta comunque di un investimento emotivo.
Un tempo sui navigli venivano a cercare l'opera artistica, adesso invece si vuol trovare il souvenir. Non ci sono quasi più studi artistici, ma botteghe.
Prima entravano dei committenti, adesso dei clienti.
I clienti? Non so come mi trovano i miei clienti, probabilmente sono gli oggetti che li portano qua.
Alla fiera di Novegro avevo esposto le vespe che sono riuscito a vendere bene, tornando a casa a mani vuote, perché avevo a che fare con un pubblico di appassionati. L'anno dopo ho portato le Harley, ma non ho riscosso lo stesso successo perché la gente ricerca il prodotto italiano.
E' più romantico avere la committenza.
Tuttavia l'oggetto non fa la comprensione di ciò che si richiede.

Se ho concorrenti? No, stanno morendo quasi tutti.

Un consiglio? Il clima generale dell'ambientazione funziona meglio della ricercatezza del dettaglio; non state a perdervi nell'eccessiva fedeltà dei particolari o non ne uscite più, rischiando anche d'uccidere l'atmosfera e la magia dell'opera." 

Una parte del laboratorio

Fotografie e intervista di Tony Graffio

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