sabato 31 maggio 2014

La casa del volontariato

L'uso di graffiti e murales colorati, oltre ad essere una necessità insita da sempre nell'animo umano che cerca d'esprimere le proprie passioni e raccontare la propria storia, è diventato anche una forma di comunicazione alla quale in molti attingono per veicolare messaggi commerciali in maniera più amichevole, in modo da presentare prodotti che sembrino essere proposti da industrie più vicine alla gente.
Expo 2015, ci viene detto da chi lo sta organizzando, dovrebbe essere un evento che promuove l'economia locale e nazionale, offrendo nuove possibilità d'impiego ai giovani, ma recentemente stanno comparendo un po' ovunque richieste, da parte delle istituzioni pubbliche, per reclutare volontari non pagati che si occupino di tutte quelle mansioni che sono indispensabili per accogliere i visitatori e indirizzarli nelle strutture espositive, di svago e d'accoglienza presenti sui territori interessati dalla manifestazione semestrale in programma per l'anno prossimo a Milano e dintorni.
All'inizio di via Melchiorre Gioia, c'è uno dei primi palazzi che venne costruito al di fuori della cerchia dei Bastioni. Questo edificio, in stato d'abbandono dal 2001 è di proprietà del Comune che pensa di farlo diventare la nuova casa del volontariato milanese, sede anche del quartier generale di coordinamento dei volontari di Expo 2015.
Visto l'imminenza dell'Esposizione Universale, può essere che l'interno sia già stato completamente ristrutturato e pronto a ricevere il personale volontario, ma dall'esterno, l'unico intervento effettivamente visibile e riscontrabile è proprio un graffito che ci rimanda al sito dei volontari del Comune: www.voce.milano.it dove è visibile il progetto della ristrutturazione.

Pista ciclabile e graffito.

Andrea Bertoletti, Berto191, è un ragazzo di 23 anni della provincia di Milano che appassionandosi al mondo Hip-Hop ha poi intrapreso la strada dello studio della grafica e del disegno murale, è tra gli autori di un graffito semplice e frizzante di stampo ecologista.

La pubblicità è l'anima del commercio.

Skià
Anche Skià, come Berto 191, ha decorato i corridoi sotterranei della Stazione Garibaldi nel 2012.

Mele policrome.

Kaio Pinto.


La casa del volontariato
Per Zed, i muri sono la pelle della città, da tatuare a secondo delle superfici che incontra.

La firma di Skià.

La firma di Zed.


Un totale, preso dalla parte opposta della strada, di una parte della nuova casa del volontariato.


venerdì 30 maggio 2014

Omino anonimo

Non so dire gran che di questo strano stencil di un omino/robot-zoomorfo, tranne che l'ho trovato stampato sul muro del cavalcavia Bacula; sembra avere una ferita al braccio sinistro e l'ombelico rattoppato.
Il disegno raggruppa più elementi che potrebbero ricordare lo stile di Bros.

Omino incapsulato in una tuta dalle grandi fessure in corrispondenza degli occhi

Fotocamera JVC GC FM1; immagine elaborata con filtro Poster Edge per aumentarne la visibilità ed il contrasto.

Mobbing

Via Mac Mahon, in tempi di crisi, anche i vermi di Rouge subiscono il mobbing.
Una simpatica visione in tre tempi che ci fa capire il significato di questa parola ormai sulla bocca di tutti.

MOB

 BIN

G

Mobbing 1,2,3

Fotocamera: JVC GC FM1
Nota: a causa della forte luce non sono riuscito a vedere bene il visore e le inquadrature non sono tra le migliori, questo è il limite delle "camerine" che hanno solo un visore a lcd sul retro. Queste camerine sono ottime per gli appunti visivi: mi piace comunque utilizzare anche questi mezzi per poi poter fare dei raffronti.

Armonia Urbana

Mi è piaciuto questo font utilizzato da Sonor, così come mi ha incuriosito il messaggio positivo di questa scritta che ogni volta che passo per via Losanna, a destra di B.Q., non posso far a meno di notare.

Armonia Urbana

Sonor

Fotografie riprese con JVC GC FN1 e rielaborate in PS con filtro Poster Edge

martedì 27 maggio 2014

Cosa penso della Fujifilm X100s

Questa fotocamera è sul mercato già da più di un anno, in aggiornamento di un modello molto simile al quale è stato sostituito principalmente il sensore e sono state riviste alcune funzioni e comandi che adesso sono molto più pratici ed immediati.
La macchina fotografica in osservazione è di per sé molto interessante poiché è l'unico prodotto sul mercato che si propone come uno strumento fotografico di qualità in una categoria di prodotti in cui molti sembrano voler dimenticare che il fine unico della loro esistenza e della loro progettazione sia la ripresa di buone immagini. Senza poi considerare che la soddisfazione del cliente passa attraverso il buon rapporto con un oggetto che sia robusto, leggero, maneggevole, tascabile, gradevole al tatto ed alla vista.
A me interessava provare un apparecchio fotografico "tuttofare", di questo tipo, capace di soddisfare esigenze professionali e che montasse un'ottica fissa di qualità perché, purtroppo, di questi tempi molti produttori offrono più di quello che sia effettivamente necessario, a discapito di qualità ottica e luminosità delle lenti. 
Fujifilm è un grande marchio giapponese che si distingue per aver sempre avuto idee molto interessanti in campo fotografico e per aver realizzato prodotti di grande qualità in ogni fascia di mercato, basti pensare che nel 1998 presentò una fotocamera di titanio, innovativa, molto bella e particolare come la Fujifilm TX1, meglio conosciuta come Hasselblad XPan. Io purtroppo non ho questo modello di fotocamera, ma l'anno scorso ho acquistato un'altra meraviglia della Fuji: la GS 645 Professional, una macchina di medio formato che utilizza sia pellicola 120 che 220, della quale forse dovrei parlare in futuro prossimo venturo.
Chi predilige la fotografia in luce ambiente, in interni o di notte non può in alcun modo non avere a sua disposizione una fotocamera che monti un'ottica luminosa o super-luminosa: la Fujifilm X100S dispone di un obiettivo sufficientemente luminoso (f 2) e talmente di buona qualità che si possono evitare di fare tutte quelle correzioni in Photoshop che normalmente sono un obbligo su quei file ottenuti da fotocamere che montano zoom di dubbia qualità e scarsa luminosità.
Anche i jpeg ottenuti con questa fotocamera potrebbero essere tranquillamente utilizzati, nel caso non ci fosse il tempo di poter migliorare in post-produzione gli scatti.


Io ero alla ricerca di una fotocamera da avere sempre con me, sia per motivi di praticità che di qualità di risultati e posso dire d'essermi trovato molto bene con la Fujifilm X100S, tanto da averne preso in considerazione l'acquisto.
Ho potuto utilizzare questa mirrorless molto particolare, grazie alla cortesia della responsabile dell'Ufficio Stampa di Fujifilm Italia, che mi ha messo a disposizione un'esemplare della X100S per il tempo necessario per poter capire quasi ogni segreto di questo modello di fotocamera.
Il mirino ibrido elettronico/ottico è una soluzione molto interessante e utile che è stata fin'ora adottata soltanto da Fujifilm. Il fatto di non doversi affidare totalmente al pannello sul retro della fotocamera è ovviamente un grosso vantaggio, io per parecchio tempo ho trovato molto soddisfacente il mirino elettronico a livello dell'occhio, ma poi, quando ho provato anche il mirino ottico con le proiezioni dei riferimenti elettronici, mi sono trovato ugualmente molto bene, avendo in più la sensazione di un minore affaticamento dell'occhio e un'immagine più reale alla quale affidarmi.
Il mirino ottico della X100S non è un semplice mirino galileiano, ma un mirino galileiano inverso, ovvero a schema ottico invertito rispetto al telescopio di Galileo. Per ottenere una maggiore luminosità la lente concava è stata posizionata dalla parte dell'oggetto da riprendere, mentre la lente convessa è posizionata dalla parte dove si appoggia l'occhio per effettuare l'osservazione del soggetto. Questo tipo di schema ottico è adatto ad una visione grandangolare che corrisponde alla scelta fatta da Fujifilm anche per la dotazione dell'ottica fotografica.
Come si può intuire dopo questo discorso, la parte relativa ai mirini della X100 S occupa una parte importante nella scelta di un apparecchio di questo tipo e fa aumentare anche il costo finale del prodotto.
A conferma della qualità di questi mirini al livello dell'occhio, posso dire d'aver utilizzato lo schermo LCD da 2,8 pollici quasi esclusivamente per rivedere gli scatti effettuati.

Il fondello della X100S, come la X100 ha una strana disposizione delle viti di fissaggio.


L'altro elemento rivoluzionario di questa fotocamera è il sensore X-trans, anch'esso ad uso esclusivo degli apparecchi fotografici di casa Fujifilm.
Fujifilm sostiene che la qualità delle immagini ottenute con questo tipo di sensore è talmente elevata che i prodotti che montano tali sensori, pur essendo in formato APSC, possono essere paragonati a prodotti concorrenti che montano sensori di formato 24X36.
Purtroppo, io non ho modo di fare un raffronto scientifico tra questi tipi di sensori, ma posso dire che sicuramente i sensori X-Trans hanno una resa di nitidezza superiore ai normali sensori con filtro a schema di Bayer, il fatto poi che la definizione sia limitata a 16 Megapixel riduce un po' la possibilità d'effettuare raffronti reali, ma io ho potuto riscontrare, soprattutto nelle immagini salvate in B/N, una differenza piuttosto evidente.
Ammetto di non avere una grande comprensione per il formato APSC, però se fossi Fujifilm produrrei un sensore X-Trans di formato 24X36 per dire che la qualità del mio prodotto è quasi paragonabile al medio formato, ma questa secondo me sarebbe soltanto una manovra pubblicitaria, perché in qualsiasi caso la dimensione del sensore ha una notevole importanza, non solo a livello di definizione, ma anche di sensibilità, poiché da un sensore più grande si ottengono pixel più grandi che catturano più luce e certamente sono in grado d'avere una resa cromatica migliore.
Da prove che ho eseguito personalmente, posso dire che il fastidioso effetto moiré, al quale un sensore normale toglie il filtro passa basso non è un problema che venga proposto ai sensori X-Trans e già questa è una buona notizia.
Personalmente, ritengo che 16 MP di definizione non siano poi tantissimi per un uso professionale e probabilmente è per questo motivo che sono curioso di attendere circa un altro anno e vedere come sarà l'erede della X100S, perché dover affrontare spese, tutto sommato non da poco, ogni 2 anni, mi  sembra un po' esagerato e pertanto preferisco utilizzare la mia fotocamera, anch'essa da 16 MP, aspettando di capire cosa uscirà di nuovo l'anno prossimo. Ma questo è il problema di tutti i prodotti elettronici che hanno a che vedere con computer, o altre forme di processori di dati.
Su questo blog ho esposto varie immagini scattate con la Fujifilm X100S, mi rendo conto che non sia tanto facile valutare delle differenze sullo schermo di un computer che mediamente è un 15-17 pollici, ma posso dire d'essere rimasto piuttosto soddisfatto dei risultati ottenuti, della facilità d'utilizzo e della velocità della Fujifilm X100S, ma ci sono anche dei punti che andrebbero migliorati.
Come forse ho già avuto modo di dire in precedenza in un post che confrontava la X100S con la X100 per capire se la capostipite di questo modello fosse una fotocamera che potesse ancora farsi valere, la messa a fuoco tramite la ghiera elettronica non è il massimo della precisione e quando si presenta la necessità d'effettuare una messa a fuoco manuale, come per esempio nel caso di una scena poco luminosa, dove la messa a fuoco automatica non riesce ad essere precisa, si rischia di aver problemi di messa a fuoco anche utilizzando la ghiera manuale.
Ho sempre usato la messa a fuoco automatica che funziona quasi sempre abbastanza bene su un punto fisso, mentre non sono riuscito ad ottenere buoni risultati per seguire soggetti in movimento con la messa a fuoco in modalità AF-C (messa a fuoco continua).
Un altro limite, per me è l'assenza della possibilità di registrare dei timelapse, opzione che non dovrebbe mancare su una fotocamera di un certo pregio e di un costo oltre i 1000 euro. 
Un'altra cosa che mi ha lasciato piuttosto perplesso sono il tipo di file Raw Raf scelti da Fujifilm. Certo, ogni produttore può scegliere di inventarsi i suoi codec, le proprie compressioni e quant'altro, ma sarebbe il caso che si lavorasse in maniera collettiva ad uno standard omogeneo, o perlomeno che si scegliesse d'offrire una doppia opzione di Raw, quelli proprietari e perché no, i DNG che offrono la sicurezza di poter essere aperti anche in futuro (per lo meno fino a che Adobe ci sarà), o con software non proprio di ultima generazione.
Già il fatto che un prodotto medio non duri più di 2 anni non può rendere i consumatori particolarmente contenti, figuriamoci poi se ci dovessero essere sorprese con la gestione dei file...
Io ho riscontrato un problema abbastanza fastidioso, ma non sono il solo, con la mia collezione di prodotti CS5; se convertivo i file Raf in DNG mi si presentavano poi strane retinature che rendevano l'immagine non proponibile. Fujifilm mi ha risposto d'essere a conoscenza di questo fatto, ma la cosa non li preoccupava più di tanto poiché scaricavano ogni responsabilità su Adobe. Io non ho particolari simpatie per Adobe, specie dopo le loro ultime scelte commerciali e sto quindi pensando di passare a Capture One Pro, anche in previsione di adottare un diverso prodotto da ripresa.
Tutto sommato, la mia esperienza con la Fujifilm X100S è stata molto positiva, soprattutto avendo l'esigenza d'avere una fotocamera di qualità sempre a portata di mano, ma mi rimangono dei dubbi abbastanza importanti per tutto quello che è la gestione dei file ed il rapido tramonto di prodotti digitali che sembrano avere una pericolosa obsolescenza programmata ad arte. 
Accolgo in maniera positiva il sensore X-Trans e mi auguro che presto anche altri produttori di sensori studino qualcosa di nuovo, perché i classici sensori CMOS con filtro passa basso su schema a filtro di Bayer non vorrei vederli più montati su nessun tipo di fotocamera. Tony Graffio


Tutti i diritti riservati

lunedì 26 maggio 2014

Milan Street Hi-Story 3a parte (Risultato finale)

Domenica 25 maggio, si è conclusa la valorizzazione di un muro di proprietà della Basilica di San Lorenzo Maggiore. Hanno contribuito al compimento di questa interessante operazione culturale noti "Street artist" italiani di grande talento. 
Dopo avervi presentato le fasi di lavorazione delle prime 2 giornate, è finalmente arrivato il momento di vedere il risultato finale che non è esente da sorprese.

Il Sant'Ambrogio di Neve apre il racconto murale per immagini, voluto da Don Augusto Casolo,  siamo intorno alla fine del IV secolo.

L'Attila, disegnato da Acme 107 ci ricorda che il "Flagello di Dio" giunse a Milano verso la metà del V secolo per insediarsi per qualche tempo a Palazzo Reale e da qui stabilire la propria supremazia su Roma.

Questo disegno molto classico non sfigurerebbe all'interno della Basilica.
La luce che illumina l'orecchio destro di Ambrogio lascia un certo alone dietro la testa, si tratta di un segno ben preciso di come il Vescovo di Milano sia stato prescelto dal Signore.

Attila lasciò Milano nel 452 per motivi che non sono del tutto chiari, forse preferiva dedicarsi alla guerra piuttosto che dare vita ad una nuova società, certo che la cosa non gli portò nulla di buono, visto che morì in maniera molto strana, forse avvelenato, circa sei mesi dopo, nel 453 in Pannonia.

Il muro di via Pio IV, angolo Corso di Porta Ticinese diventerà sicuramente un'attrazione importante per gli appassionati di graffiti, ma anche per tutti i cittadini che amano Milano.

Una delle sorprese che vi avevo preannunciato è il fatto che il personaggio disegnato da Encs non è Papa Pio IV, bensì Carlomagno.

Un'altra interessante sorpresa ci viene dal Leonardo da Vinci di Mr. Blob che sembra addirittura aver inventato la bomboletta spray, solo che a quel tempo le preziose bombolette erano riutilizzabili e costruite di legno.

Interpretazione fantastica di un combattimento tra l'aquila degli Sforza e il biscione dei Visconti per simboleggiare un importante cambiamento nel Ducato di Milano del XV secolo che vedrà un nuovo signore della casata degli Sforza al potere.
Alessandro Gatti, Gatto Nero, ha avuto qualche ripensamento sull'uso dei colori durante le giornate del "Milan Street Hi-Story", una rappresentazione di Milano tra passato, presente e futuro,  ma l'effetto finale è sicuramente ben riuscito.

Cheone ha disegnato Alessandro Manzoni e la sua penna e così siamo già arrivati alla fine del XIX secolo.

Altra sorpresa, un piccolo salto temporale vede il Giuseppe Verdi di Luca Zammarchi sfilare sul mural prima di Napoleone.

Giuseppe Verdi visto da vicino.

Due guerre accostate tra loro, vedono Napoleone Bonaparte a Milano e dei soldati moderni non meglio identificati che stazionano proprio in prossimità delle Colonne di San Lorenzo.

Il Napoleone di Gianbattista Leoni.

Kasy 23 ha voluto dare alla scena da lui disegnata un'impronta un po' surrealista, simboleggiando la caduta dei capi delle forze del male nella seconda guerra mondiale con il re nero degli scacchi.

Ancora una sorpresa, la "Madonna dei Writers", di Max Gatto, accoglie il tappino delle bombolette spray come un dono di Dio.

Dettaglio del tappino e della scritta realizzata da Gep, come tutte le scritte realizzate in questo mural.

Le sorprese non sono ancora finite. Sembra che 750 ml. non si sia presentato in tempo per terminare la sua rosa rossa (visibile sul post relativo alla giornata di sabato 24 maggio), così il mural è stato completato con un ringraziamento al parroco, mecenate dell'opera.

E vi ringrazio anch'io per aver seguito fin qui questo piccolo reportage in 3 parti della manifestazione coordinata da Jacopo Verdesca e Andrea Casillo. Tony Graffio





Blu al Pac

Il 5 aprile 2007 a Milano, presso il Padiglione d'Arte Contemporanea, ci fu un'importante mostra sui graffiti: "Street Art, Sweet Art", voluta fortemente da Vittorio Sgarbi, all'epoca assessore alla cultura del Comune di Milano. Oggi, sulla facciata d'ingresso del PAC rimane una bella opera di Blu ed Ericailcane di grande valore simbolico, artistico e storico.

Ble e Ericaeilcane al PAC
L'ingresso del PAC

Lato destro della facciata

Blu e Ericaeilcane Pac Milano
Lato sinistro della facciata

Cocaina
Bambino chinato su ciotola piena di polvere bianca e adulto con fascia $$ sul braccio che aspira polvere con cannuccia nel naso e contemporaneamente evacua stesso prodotto che riempie altra ciotola

Cocaina Ble e Ericaeilcane
Maiale con braccio umano in bocca e uomo che raccoglie polvere bianca dall'ano dello stesso animale per infilarsela nel naso

La realizzazione di queste immagini non mi ha particolarmente soddisfatto, anche se sono state scattate velocemente, senza cavalletto, come spesso mi capita di fare durante le mie sortite quasi quotidiane. Per ottenere buoni risultati non si può prescindere da una giusta illuminazione che, in esterni, significa poter disporre di luce solare con un'incidenza favorevole, in modo che i dettagli ed i colori risultino ben distinguibili.
Quest'opera è molto critica verso l'attuale società umana e meriterebbe un degno approfondimento per la lettura completa della simbologia espressa degli autori, pertanto penso che potrei ritornare in questo sito per ottenere una buona riproduzione fotografica, all'altezza dell'importanza di questo mural, prima che possa deteriorarsi o venir coperto da nuovi strati di colore.
L'idea sarebbe quella di utilizzare un vecchio dorso Betterlight che potrei farmi prestare da un amico e commentare anche la resa di questo fantastico prodotto che rischia di scomparire anch'esso dal novero degli strumenti fotografici ancora in produzione (limitata) ed in uso. Tony Graffio

Aggiornamento del 20 dicembre 2018
Effettivamente le condizioni del mural stanno deteriorandosi, ma per lo meno, l'opera di Blu e di Erica e il Cane è ancora lì.






Fotografie scattate con Nikon F5, Nikon AiS 35mm f2 e Fujifilm Fujicolor C200.



domenica 25 maggio 2014

La Storia di Milano sui muri della Basilica di San Lorenzo (Sabato)

Seconda giornata del "Milan Street History".
Il bel tempo prosegue e permette agli street artist di continuare il proprio lavoro nel migliore dei modi, il gruppo è molto affiatato ed i passanti si fermano volentieri, adesso che si riescono a scorgere meglio i disegni sui muri.

Questo totale mostra l'insieme dell'ambientazione, un muro di circa 40 metri che partendo dal Sant'Ambrogio di Neve ci racconta dei fatti e dei personaggi principali che hanno arricchito la storia di Milano.

Accanto all'Attila di Acme 107, oggi assente, spicca il bellissimo ritratto di Aurelius Ambrosius colto in un'espressione molto intensa che ci trasmette devozione ed autorità.

Mr Blob è forse attualmente il personaggio che in Italia interpreta meglio il ruolo dell'artista di graffiti, in  quanto il suo stile personale è al tempo stesso molto ironico e molto curato, riuscendo a ben collocarsi in ogni scena che lo ospita.

 Il padre nostro in latino scritto a caratteri color oro da Gep.


Gep, Giuseppe Caserta, sta terminando di scrivere le parole del coro del Nabucco di Verdi, il "Va, pensiero" che, sulla pergamena, fa da sfondo al ritratto immaginario del maestro emiliano che ha dato lustro al teatro La Scala di Milano e fu sostenitore ai moti del risorgimento italiano.
Luca mi ha detto che è stato abbastanza complicato trovare una bella immagine di Giuseppe Verdi dalla quale prendere spunto per il ritratto, così, come spesso gli capita, Luca ha composto una specie di collage con Photoshop prendendo la testa da una copia di un ritratto ad olio e le parti del corpo da 2 diverse immagini. Zammarchi ha infine fotografato la sua stessa mano che ha poi aggiunto al tutto. 


Giambattista Leoni, assente venerdì, è rimasto un po' più indietro con la realizzazione del suo Napoleone Bonaparte che in sella ad un cavallo entra a Milano. Sullo sfondo apparirà l'Arco della Pace di Luigi Cagnola.

La Madonna di Max Gatto, s'appresta ad accogliere qualcosa di sensazionale come un dono del cielo, non posso ancora dirvi di cosa si tratta, ma dopo che questa apparizione comparirà nel mural, se non lo capirete da soli vi dirò cosa rappresenta.

Gatto Nero, fratello gemello di Max Gatto, prosegue a preparare una battaglia tra l'aquila degli Sforza e il biscione dei Visconti che poi sarà acquisito nello scudo come nuovo stemma della casata.


Sotto la targa della via Pio IV, Encs (nome ispirato al poliedrico attore americano Tom Hanks), sta dipingendo proprio il primo Papa milanese: Giovanni Angelo Medici di Garignano, zio di San Carlo Borromeo.
Nell'angolo in basso a destra della fotografia, si vede un graffito di una Madonna disegnato sul portone di una casa di Corso di Porta Ticinese che sembra essere l'oggetto dell'interesse dello sguardo di Pio IV.

Neve adesso è intento a dipingere il bastone pastorale di Ambrogio.

Sono riuscito a cogliere Neve in un breve istante in cui ha uno sguardo ieratico, ogni grande artista è mosso da pensieri e sentimenti molto profondi...

Su una delle porte di via Pio IV, Gep appone le firme degli artisti che hanno dato vita alla storica iniziativa voluta da Don Augusto Casolo.


Mr. Blob calca la scena della Street Art da circa 3 anni, ma è facilmente prevedibile che avrà una lunga carriera davanti a lui.

Alex Carsana, sulla scala, dà una mano a Kasy 23 per realizzare la parte più alta della rappresentazione delle Colonne di San Lorenzo.

Alla destra del Verdi di Luca Zammarchi, fa bella mostra di sé un altro personaggio milanese molto importante: Alessandro Manzoni disegnato da Cheone.

Sabato tutti passano di qua, Corso di Porta Ticinese e le Colonne di San Lorenzo sono da tantissimo tempo un luogo di ritrovo della movida milanese.


Anche Encs, ha aggiunto alla sua opera una soluzione divertente che vede Papa Pio IV impugnare una bottiglia di birra, proprio a sottolineare il carattere di svago che nel tempo ha assunto questo quartiere.

Ultimi ritocchi alle scritte di Gep, il lavoro di Luca è stato il primo ad essere stato terminato.

Sulla superficie butterata dello zoccolo del muro, scrivere e disegnare crea qualche problema, ma Gep riesce comunque a fare un buon lavoro.

Mario Leuci, conosciuto anche come 750 ml., è un esperto di cultura chopper ed uno dei più bravi airbrush artist al mondo, ha vissuto 5 anni in California, attualmente lavora per il Circus Studio.
Mario si è aggiunto alla manifestazione all'ultimo momento, pertanto si è dovuto accontentare di una  porzione non molto grande da dipingere. Ha scelto di rappresentare una rosa che, oltre ad essere un simbolo di elevazione spirituale è anche il simbolo dell'amore, un ottimo auspicio per la conclusione di questo mural che vede la città di Milano proiettato verso un futuro di pace e speranza.

Neve, ritratto davanti alla sua opera quasi completata, mi ha raccontato che ultimamente gli è arrivata una proposta molto interessante da un Emiro della penisola Araba che vorrebbe fargli realizzare un'immagine di un falcone di 40 metri su un grande palazzo; sarebbe un lavoro molto importante che richiederebbe anche grandi inserti in lamina d'oro.
Terminato il bastone pastorale d'Ambrogio, si può notare come la mano destra assuma una posizione un po' nervosa nel chiudersi intorno al vincastro, come a dirci che il Vescovo di Milano fosse un uomo molto fermo che non esitasse a fare uso della forza contro chi non seguisse la sua parola.
E' bello analizzare le immagini ed i simboli contenuti nelle opere di veri artisti perché c'è chi ha un modo ironico di raccontare le cose e chi le mostra in un modo non esplicito, ma comprensibile a chi sa cosa deve guardare.


Anche la seconda giornata di Milan Street History sta giungendo alla conclusione.

Don Augusto Casolo, il committente del grande mural, tra un Gatto e Jacopo Verdesca, coordinatore dell'evento.
Don Augusto Casolo, il committente del grande mural, tra un Gatto e Jacopo Verdesca, coordinatore dell'evento.


Per chi invece è curioso di sapere cosa c'è all'interno della Basilica di San Lorenzo Maggiore riporto qualche affresco del XIII, XIV e del XVI secolo.

Su un pilastro c'è una Madonna con Bambino ed una rappresentazione di Sant'Elena, madre dell'Imperatore Costantino, che sostiene una croce di legno. Opere di pittori lombardi.

Sotto l'intonaco, alla fine del XIX secolo è stato trovato un affresco raffigurante "L'ultima cena" di Leonardo da Vinci, questo affresco risalente al XVI secolo è stato attribuito ad Antonio della Corona. 

Fotografie e testo: Tony Graffio