martedì 1 aprile 2014

Fujifilm X100s e Fujifilm X100 due strumenti simili ma diversi che segnano una tappa importante verso il ritorno ad una fotografia più umana

La vita di una fotocamera digitale ha una durata che va dai 36 ai 24 mesi, ma a volte anche meno, non per problemi di usura o di guasti, ma per un continuo rinnovamento tecnologico che rende difficile ad un fotografo mediamente esigente non voler disporre delle ultime novità che gli consentono di esprimersi con mezzi che permettono d'ottenere delle immagini più definite, con meno disturbi e sempre più accurate.
Aggiungendo poi qualche nuova soluzione tecnica per effettuare migliori riprese video, timelapse, o riprese dalla gamma dinamica più ampia, come si fa a non considerare il penultimo modello di fotocamera acquistato già obsoleto?  
Nel 2010 Fujifilm aveva messo sul mercato una fotocamera molto bella e interessante che oltre ad essere ben costruita e di buona qualità era anche solida e rivoluzionaria per l'introduzione di un sistema di visione dell'inquadratura molto pratico ed intelligente. 
Nel 2013 Fujifilm ha rivisto un prodotto molto ben riuscito e richiesto, migliorandolo, senza stravolgerne la filosofia, cosa che ha portato ad una fotocamera ancora più desiderabile che può dare grandi soddisfazioni anche a fotografi non particolarmente esperti.
La X100 e la X 100s sono due fotocamere che si assomigliano moltissimo esteticamente e che portano quasi lo stesso nome, ma in realtà la X100s ha ben poco in comune con la X100 ed i 3 anni che separano l'uscita sul mercato di questi due prodotti sembrano perfino pochi, se si pensa che hanno portato alla progettazione di un sensore che stravolge la logica del filtro di Bayer e  che rappresenta una delle novità tecnologiche più interessanti degli ultimi anni in questo settore.
Un'operazione commerciale come quella fatta da Fujifilm è qualcosa di veramente coraggioso ed efficace, è una mossa che  allo stesso tempo riesce ad evocare il fascino di un oggetto classico, costruito in metallo, e dal design estremamente pulito con scelte tecniche innovative cui nessun altro ha pensato di attuare.
Disporre di una fotocamera che si avvale di un ottica fissa di qualità con all'interno un otturatore centrale molto preciso e incredibilmente veloce che, oltretutto, ha il vantaggio d'essere assolutamente discreto e silenzioso, conferisce alla X100/X100s un ulteriore valore aggiunto per le riprese di street photography ed in tutte le occasioni in cui il fotografo vuole passare inosservato e lasciare a chi lo circonda il dubbio su cosa egli stia effettivamente facendo. Questo prodotto, allo stesso tempo, riesce ad evocare e far coesistere scelte sorprendentemente moderne e controcorrente, come il sensore X-trans senza filtro passa basso ed il mirino di stile galileiano integrato da tecnologia elettronica che permette d'usare la fotocamera all'altezza dell'occhio come fosse una Leica M3, ma anche di scegliere tra l'immagine elettronica ed un'immagine ottica con sovraimpressi i dati utili alla ripresa ed alla messa a fuoco.
Ultimamente, mi è capitato di provare le fotocamere Leica M digitali e devo dire che traguardando il soggetto da riprendere attraverso il pur luminosissimo telemetro ottico della casa tedesca, non disporre di una soluzione elettronica che riportasse la visione ad un sistema più vicino ai sistemi digitali utilizzati da questo tipo di fotografia, era in effetti un po' strano avere una visione di tipo ottico per poi andare a registrare un'immagine elettronica. Un conto è provare a visualizzare il risultato di una fotografia che si svilupperà con i bagni chimici di un laboratorio, aiutandosi con mezzi ottici, un conto è vedere immediatamente come sarà il risultato di quello che si sta formando sul sensore elettronico della nostra fotocamera digitale, per mezzo di un visore a lcd o simili, dove visione e risultato usano mezzi analoghi, pur presentandolo in dimensioni molto diverse. Ad ogni modo, il sistema di messa a fuoco manuale con telemetro tradizionale di Leica è sicuramente molto affascinante e capace di riportarci con la mente agli anni più belli della fotografia di reportage, ma non si può certo dire che questa azione  sia molto rapida, anche perché la fotografia digitale non perdona gli errori di messa a fuoco.
La X100 prima e soprattutto la X100s dopo, sono dei prodotti anomali, unici nel loro genere, al punto d'aver avuto un ottimo successo di vendite e da essere stati molto ben ricevuti dall'ambiente degli appassionati di fotografia che amano la sostanza e dai fotografi professionisti che scelgono una fotocamera tuttofare da avere sempre in tasca.
Secondo me, orientarsi su questo tipo di prodotto ha una sua logica che va al di là del vorrei, ma non posso permettermi una Leica, perché pur ricordando quel genere di fotocamera a telemetro, le macchine fotografiche di Fujifilm sono una reinterpretazione in chiave moderna e personale di un modo veloce di fare fotografia in strada, o tra la gente. Fotocamera capostipite di una categoria di mirrorless che, tra qualche tempo, potrebbe diventare un classico.

Fujifilm X100S, un passo avanti alla X100

Il mondo della fotografia digitale ci ha abituato a disporre di strumenti sempre più piccoli e leggeri capaci di fornirci buoni risultati con estrema facilità.
Quello che un tempo era fattibile solo con una fotocamera miniaturizzata per agenti segreti, oggi è ottenibile con qualsiasi compattina che ha magari un sensore da soli 2/3' o di misure inferiori, sensori perfino più piccoli del formato mm 8x11, delle famose Minox Made in Riga.
Il risultato oggi può anche essere migliore a quello che si riusciva a stampare dal piccolissimo formato, ma bisogna essere disposti a scendere a tutta una serie di compromessi che i vecchi fotografi difficilmente accettano.
Scegliendo una fotocamera un pochino meno miniaturizzata e con un sensore di dimensioni quasi standard, come la X100/X100s si torna a padroneggiare un tipo di fotografia che viene praticata con uno strumento di precisione anziché con un giocattolo. Il feeling con lo strumento che ci permette di esprimere i nostri sogni creativi e fissare in immagini i nostri ricordi ha la sua indiscutibile importanza.
Il rapporto tra l'oggetto capace di tradurre i nostri pensieri più reconditi in immagini da mostrare al mondo intero non può ridursi ad impugnare una scatoletta di plastica che si scolorisce e si consuma perdendo ogni giorno di più le proprie magiche caratteristiche. L'oggetto che può concretizzare le nostre potenzialità creative o che conserva ciò che per noi ha un valore affettivo che va oltre al concetto di denaro non può essere un aggeggio di poco conto, ma dev'essere esso stesso un oggetto speciale che ha intrinsecamente un suo valore non trascurabile.
La curiosità suscitata da Miroslav Tichy ed il fascino delle sue stupende immagini sfuocate, ottenute con scatole di cartone, lenti di plastica e pellicola scaduta è qualcosa di unico che fa dell'imperfezione e dell'approssimazione uno stile ricercato e poetico, ma non è una situazione normalmente auspicabile, è un'eccezione, il risultato di anni di ricerca di un grande artista e di uno stile di vita completamente anticonvenzionale.
Non si tratta nemmeno di rimarchiare una reflex dozzinale con un nome di prestigio per venderlo a 10 volte il suo costo e far credere all'acquirente di disporre di un oggetto d'élite. Non bisogna barare, bensì offrire dei contenuti ed un involucro adeguato ad accompagnare il fotografo lungo il cammino dei propri sogni e delle proprie ambizioni. Di questi tempi per vendere e soddisfare la clientela bisogna saper piazzare sul mercato un prodotto di qualità ed allo stesso tempo proporre  l'archetipo di un oggetto che non ha una funzione accessoria, ma primaria. Non si parla di una pietra sul fuoco utile ad uno scopo pragmatico come potrebbe essere il tostare il pane, né di un attrezzo superfluo per gingillare l'operatore, ma di poter offrire all'utilizzatore uno strumento speciale, capace di creare opere (d'ingegno) potenzialmente immortali. Già parecchi produttori di materiale fotografico hanno intercettato questo desiderio di disporre di un feticcio elegante e funzionale, senza però capire pienamente il punto della questione. Non tutto è riconducibile a voler suggerire un effetto nostalgia presentando reflex costosissime dai contenuti mediocri con l'aspetto, i materiali e le ghiere degli anni 1980; bisogna saper progettare qualcosa di nuovo e funzionale, come ha fatto Fujifilm, senza dimenticare di mettere poi in produzione una merce effettivamente valida. La qualità deve esserci sia a livello tecnologico che a livello meccanico e non può essere confezionata in forme improbabili: forse per questo mettere in vendita fotocamere come la X100s è diventata un'impresa più unica che rara.
Perché una fotocamera che viene caricata con la pellicola è un gioiello di meccanica di precisione, di ottica e di design, mentre una fotocamera digitale assomiglia più ad un elettrodomestico dalle forme irrazionali anziché a qualcosa che ci dia piacere anche al tatto ed alla vista?
Normalmente, il problema è quello che la fotografia digitale è per certi versi molto più vicina al mondo dei computer che a quello della pellicola, così come produrre computer d'alluminio o di titanio è considerato uno spreco, perché comunque vadano le cose, la durata d'utilizzo di questi prodotti è talmente breve da non giustificare l'impiego di materiali pregiati. Alla stessa stregua trovare chi produce una buona fotocamera con una buona ottica fissa sta diventando un'impresa da Guinness dei Primati, ma alla fine anche i produttori di dorsi di medio formato stanno capendo che una cosa sono le plastiche speciali, ma ben altro sono le leghe d'alluminio di tipo aeronautico, materiali questi ultimi che si stanno giustamente affermando su questi prodotti estremamente costosi
La qualità ha un costo, però perseguendo questa via si può evitare di ritrovarsi con ottiche piene di distorsioni o senza la ghiera dei diaframmi, perché tanto poi i software rielaborano le immagini per correggere i difetti della ripresa, o tenteranno di correggere il disturbo presente in quei file ottenuti scattando a 3200 Iso e diaframma 4,5 che ormai sta diventando l'apertura normalmente adottata dagli zoom delle macchine fotografiche digitali.
La fotografia pura sta quasi scomparendo perché i mezzi fotografici sono cambiati, si vanno via via informatizzando, ormai si fotografa più col telefonino ed il tablet che con la macchina fotografica, mentre chi vuole avere un rapporto più artistico con questo mezzo torna a rivolgersi alla pellicola di medio e grande formato.
Nonostante io mi renda conto dei continui progressi della fotografia digitale, devo dire che non mi sento ancora soddisfatto dei risultati che si possono ottenere con questi mezzi, la poca profondità di fuoco, la poca profondità dell'immagine che rende i volumi troppo piatti e poco contrastati, l'eccessiva regolarità dei pixel ottenuti tramite dei sensori imperfetti, il ricorso continuo a tecniche d'interpolazione sono per me dei limiti che costringono l'immagine ad un risultato troppo artefatto e poco realistico; la visione del sensore digitale è troppo lontana dalla visione dell'occhio umano, tutto appare uscito da un mondo robotizzato anziché dalla mente e dai sogni dell'uomo. 
Anche in questo caso, forse la soluzione sarebbe quella di proporre sensori di grandi dimensioni, magari aggiornabili o sostituibili, costruendo sistemi fotografici modulari, un po' come fa già da tempo Red nel campo della cinematografia digitale, in modo da non avere prodotti "usa e getta", ma strumenti ben costruiti dal ciclo di vita più lungo e dal valore commerciale più durevole. 
Quello che invece apprezzo molto della fotografia digitale è la possibilità di fotografare a bassi livelli di luminosità ambientale, anche qui ad intervalli di tempo regolari aumenta la sensibilità nativa del sensore che ci permette d'ottenere scatti sempre migliori con illuminazione sempre minore.
Ovviamente, anche la X100s risponde a questa logica ed incrementa la propria sensibilità rispetto alla X100.


Nuovi comandi e menu più razionali

Considero il sensore X-trans di Fujifilm come una prova della volontà di far evolvere l'elemento elettronico fotosensibile in uno strumento capace di trasformare l'immagine analogica in un segnale digitale che sia a sua volta facilmente modificabile in una forma di rappresentazione realistica della realtà, ma con un'anima pseudo-umana, o in qualche modo più vicina alla sensibilità dell'uomo e delle forme di vita biologica, più che alla fredda rappresentazione matematica di un algoritmo.

So che può essere una visione un po' animistica del mondo reale, ma ottenere l'annerimento di elementi fotosensibili disposti in maniera casuale all'interno di gelatina animale ricavata dalle ossa di ovini appositamente allevati a questa finalità ha qualcosa di rituale che rende il processo fotochimico più vicino al mondo dell'uomo, ai suoi problemi ed alla sua biochimica.
Volendo entrare un poco più nello specifico delle due fotocamere di cui avevo pensato di parlare in questa pagina, senza voler ripetere cose già dette da tempo da altri, posso affermare che tra la X100s e la X100 c'è quasi un abisso, Fujifilm dichiara che il sensore X-trans produce immagini di qualità comparabile ad un sensore 24X36, io non mi sento di sostenere questa teoria, però devo ammettere che questo tipo di sensore è sicuramente migliore a quelli utilizzati normalmente sulle altre fotocamere di formato APS - C, anche se non capisco perché Fujifilm non abbia ancora scelto di presentare anche un modello che incorpori un sensore di dimensioni standard 24X36.


Mirino ibrido e sensore X-trans le due innovazioni delle Fujifilm X100/X100s

Sulla calotta superiore della X100 e della X100s sono state incise le novità introdotte da questi due modelli di "mirrorless a telemetro", cosa ci riserverà in futuro, il prossimo modello della serie X100? Io penso che sicuramente verrà ritoccata la risoluzione del sensore, così come la sua sensibilità nativa. Altri possibili miglioramenti dovrebbero riguardare la funzione di messa a fuoco continua che a mio giudizio non è particolarmente efficace. Un'altra caratteristica che non dovrebbe mancare da una fotocamera di prestigio è la possibilità di effettuare riprese in timelapse per mezzo di un sistema ad intervallometro incorporato.
Un altro elemento da rivedere potrebbe essere la messa a fuoco manuale che soprattutto con illuminazione scarsa rende la ripresa fotografica molto approssimativa perché anziché sopperire ai deficit della messa a fuoco automatica, introduce nuove difficoltà nel gestire le distanze con precisione.

Davanti all'asilo d'infanzia - X100
Iso 200 1/750 sec f 8

Davanti all'asilo d'infanzia - X100s
Iso 200 1/420 sec. f 8 lettura esposimetrica spot

Per i due scatti di Margot di fronte all'asilo d'infanzia Secondo Mona di Somma Lombardo (Va), ho impostato entrambe le fotocamere sull'automatismo a priorità di diaframmi ed ho ottenuto due immagini molto simili, ma esposte in modo leggermente diverso, cosa che rende difficile valutare esattamente la resa cromatica che è leggermente più satura per la X100. Per questi scatti sono partito dai file Raf che ho sviluppato col software (Raw File Converter), fornitomi da Fujifilm, senza apportare alcuna modifica.

Coriandoli - X100
Iso 200 1/1200 sec. f 8

La tana del topo -X100s
Iso 200 1/450 sec. f 8 lettura spot

Queste due immagini non sono comparabili tra loro se non per valutare la dinamica di contrasto che sotto il sole di mezzogiorno, in una giornata dal cielo terso, è molto buona.

Guardare lontano - X100
Iso 200 1/400 sec. f 8

Prima della partenza - X100s
Iso 200 1/850 sec. f 5,6 lettura media

In buone condizioni di luce la Fujifilm X100 si comporta molto bene, ma quando l'illuminazione inizia a scarseggiare, iniziano a vedersi i limiti del sensore più vecchio che non può neppure competere con l'X-trans per definizione, sensibilità, purezza del dettaglio e per aver eliminato l'indesiderato effetto moiré.

Margot e rimorchio X100
Iso 200 1/320 sec. f 7,1

Margot e rimorchio X100s
200 Iso 1/480 sec. f 5,6

Nel confronto tra queste due immagini il comportamento della X100 è abbastanza simile a quello della X100s; nell'ingrandimento al 200% la X100s in realtà aumenta maggiormente la dimensione dell'immagine perché ha più pixel.

X100 dettaglio 200%

X100s dettaglio 200%

Queste mie prove vogliono poter offrire delle immagini da confrontare e dalle quali ognuno possa trarre un suo parere personale, io ho potuto osservare vari scatti per farmi un'idea di ciò che affermo, ma per evitare di inondare questo sito di fotografie ho cercato di pubblicare qualche immagine gradevole che non renda questo blog troppo tecnico e pesante.
Le mie conclusioni personali sono che è preferibile avere a disposizione la Fujifilm X100s, sia per una migliore qualità d'immagine, maggiore sensibilità, sia perché la fotocamera più recente dispone di comandi e menu molto più razionali e di un'operatività più semplice ed efficace. Per me, è importante disporre di una fotocamera capace di poter lavorare in ambienti interni ed in situazioni notturne, per cui la X100s potrebbe soddisfare meglio le mie esigenze di ripresa, ma per chi fotografa prevalentemente in ambienti esterni, in luce diurna, una X100 usata potrebbe rivelarsi un'ottima scelta ad un costo ragionevole.
Naturalmente, è sempre meglio effettuare gli aggiornamenti di firmware disponibili online, spesso un piccolo cambiamento nel software è in grado di eliminare difetti anche piuttosto seri e dare nuova vita alla nostra fotocamera digitale. Tony Graffio







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