lunedì 3 giugno 2013

via Francesco Ferruccio

Stop scie chimiche

Fino a qualche anno fa sembrava una cosa impossibile e fantascientifica, oggi è un argomento di discussione molto attuale e popolare. Io ricordo chiaramente che quando ero piccolo osservavo le scie degli aeroplani che si dissolvevano nell'aria nel cielo, mentre adesso permangono nell'aria, inspiegabilmente, per molto tempo e creano delle vere e proprie reti che si intersecano tra loro dopo il passaggio di più aviogetti. Questa questione è uno dei segreti dei governi globali sulla quale vorremmo venisse fatta chiarezza una volta per tutte. 
Troppe azioni sperimentali ed in grado di danneggiare le popolazioni vengono eseguite all'insaputa della gente per scopi che evidentemente si preferisce non divulgare. E' comunque importante che ci sia una sempre maggiore presa di coscienza dell'effettiva azione di irrorazione di sostanze chimiche in grado di agire sul clima, sui tessuti e  sui nuclei delle cellule delle forme biologiche e forse capaci di alterarne la struttura della matrice genetica 

Mad Joker

Sul ponte sopra le Ferrovie Nord un allegro Joker saluta i passanti con un sorriso molto aperto, ha un aria da furbetto, probabilmente ha combinato qualche strano scherzo ed è stato colto sul fatto.

Formica gigante

Questo formicone è qua da molto tempo, troppo tempo, sarebbe ora che i disinfestatori trovino per lui una collocazione più adatta alle nefaste azioni che ha combinato ed all'innata capacità che questa ingorda specie ha di razziare tutto ciò che trova.

La via Ferrucci è una via non molto lunga, non mi sembra il caso di fornire coordinate di latitudine e longitudine per trovare il posto preciso dove vedere questi disegni.
Fotografie scattate oggi alle ore 16 con Pentax K-01 e Super Takumar 28mm f 3.5


Cosa ho capito della fotografia digitale
parte seconda

Riprendo un discorso iniziato lo scorso 13 maggio per dire cose, forse, abbastanza ovvie, ma per me è importante esprimere le mie idee in modo personale, per capire se queste idee sono soltanto mie, o possono essere d'aiuto ad altri per comprendere meglio un mezzo d'espressione e di registrazione dell'immagine, tutto sommato, abbastanza nuovo.
Per poter usufruire a pieno dei vantaggi della fotografia digitale è fondamentale registrare i file in formato Raw. Ritengo che, a differenza della fotografia chimica, nella fotografia digitale esistano dei nuovi parametri, o strumenti, da valutare attentamente che sono in grado di influenzare il risultato finale dell'immagine ottenuta. La ricerca della  massima definizione non è il fattore più importante per ottenere buone fotografie, ma è chiaro che strumenti in grado di offrire immagini super-definite, sicuramente sono strumenti tecnicamente e tecnologicamente validi che dispongono anche di altre soluzioni aggiornate, capaci di produrre risultati migliori. Bisognerebbe però distinguere anche se si vogliono ottenere immagini molto dettagliate o buoni risultati con poca luce.
Nella fotografia digitale si può scegliere se si vogliono ottenere immagini in modo veloce, oppure in modo preciso. Se si ha la necessità di scattare raffiche di svariati fotogrammi al secondo diventa difficile poter fare questa cosa in Raw, ma in tutti gli altri casi è meglio scattare in Raw, anche se questa scelta comporta la necessità di avere un maggiore capienza nelle schede di memoria a parità degli scatti effettuati in formato Jpeg.
Io ho impiegato diverso tempo a capire cosa effettivamente significasse la parola Raw e probabilmente valutavo che il vantaggio principale della fotografia digitale stesse proprio nella rapidità di ripresa e di utilizzo anzi che nella possibilità di rielaborazione dei dati di acquisizione. Per chi è nato in un mondo analogico, è più facile capire che per vedere un'immagine, questa si deve formare al contrario, direttamente su una superficie solida, che vedere un processo ottico-elettrico nel quale un'immagine ottica si trasforma in un segnale elettrico che va poi registrato e compresso in vari modi. Quello che complica ulteriormente le cose è il fatto che non esiste un solo tipo di Raw, ma differenti tipi, a seconda di chi ne sia proprietario ed in più, anche all'interno della stessa marca, possono esistere differenti tipi di compressione. A questo punto, una buona norma è quella di sviluppare il Raw con un software fornito dal produttore del marchio dell'apparecchio fotografico usato.
Insomma, esistono molte variabili e per semplificare un po' la cosa, potremmo dire di registrare sempre in Raw, aprire questi file e svilupparli preferibilmente con il software proprietario del marchio di apparecchiatura fotografica utilizzato e poi salvare il file in Jpeg per l'utilizzo finale, oppure, se si desideri rilavorare il file con Photoshop, salvare un file Tiff e ripartire dal Tiff per la rielaborazione dei dati che daranno poi come risultato finale un jpeg. Questa sarebbe una buona prassi da tenere por ottenere risultati migliori in condizioni estreme di luce o di elaborazioni particolarmente complicate. Chiedendo un po' n giro a chi è più esperto di me, ho capito che non esiste un metodo standard di lavoro, ma che ognuno applica un po' quello che crede sia il migliore, esiste anche un po' di confusione dovuta al fatto che tra chi produce apparati di ripresa, chi produce i software, chi produce i computer, chi produce le stampanti e via di seguito, non mi pare esista la migliore armonia del mondo. Ognuno tende a privilegiare i propri prodotti e inventa parametri che magari utilizzati al di fuori di un certo ambiente non comportano alcun vantaggio, ma solo più fattori da tenere d'occhio e che per di più possono non essere troppo compatibili tra loro.
Tutto questo discorso per dire: cercate di standardizzare un po' quello che non è standard e non fatevi abbindolare da chi promette cose che non servono a nulla se non a complicare i parametri. Ad ogni modo, la fotografia moderna avviene molto più in post produzione che in fase di ripresa; mentre una volta la fotografia era una prova chiara e lampante di un determinato evento, oggetto o fenomeno, adesso la rielaborazione dell'immagine complica maggiormente la percezione della realtà pur offrendone una riproduzione forse più precisa.
Può sembrare che il discorso prenda una piega un po' filosofica o esoterica, ma secondo me la principale differenza tra la fotografia analogica e la fotografia digitale è da attribuirsi a come vengono registrati i punti che formano le immagini, più  che alle differenti tecnologie in ballo. Una volta, le fotografie erano costituite da grani d'argento su un mezzo di supporto formato di gelatina animale; oggi ci sono i pixel elettronici che hanno tutti la stessa forma. Casualità contro ordine. Per quanto lo sviluppo di grani d'argento avvenisse in modo abbastanza imprevedibile, a seconda della loro posizione nella gelatina, della quantità di luce incidente, a questi corpuscoli ed a reazioni chimiche successive, l'immagine che si otteneva era meno precisa, ma più naturale. Un mosaico di piccoli quadretti aventi tutti la stessa forma e dimensione, ma che cambiano il loro aspetto per solo colore ed intensità luminosa riproduce un mondo forse più ordinato, ma proprio per questo meno credibile.

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